domenica,Dicembre 22 2024

Debito rifiuti, il Comune attacca la Regione: «Ha fatto male i calcoli»

L’amministrazione di Vibo solleva tutte le falle del conto presentato dalla Cittadella sul conguaglio che potrebbe determinare un altro dissesto per la città

Debito rifiuti, il Comune attacca la Regione: «Ha fatto male i calcoli»
Maria Teresa Nardo e Maria Limardo

Il Comune di Vibo Valentia affonda a piene mani nella giurisprudenza, nella logica ed anche in un pizzico di orgoglio per opporsi alle bollette salate (e tardive) con cui la Regione Calabria ha chiesto il pagamento di 1 milione e 128mila euro per conguagli sulle annualità 2016 e 2017 relative ai rifiuti. Lo fa con una lettera firmata dall’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo e dal dirigente competente Domenico Scuglia e indirizzata all’assessorato all’Ambiente, al dipartimento Bilancio ed ai revisori dei conti della Regione, oltre che all’Anci Calabria.

Innanzitutto viene precisato che la comunicazione (risalente al 12 luglio 2019) «è da definirsi tardiva ai fini del rispetto della norma in materia tariffaria e contabile. Tali costi, infatti, tenuto conto della tardiva quantificazione e comunicazione, difficilmente potevano essere inseriti da parte del Comune nei piani economico-finanziari del servizio e quindi incidere sulle tariffe Tari a garanzia della copertura del totale costo del servizio». Una situazione che, unita ad altre modifiche normative, «ha comportato che i costi relativi all’anno 2016 e 2017 potevano essere inseriti nei piani economico-finanziari dell’esercizio successivo, da approvare preventivamente al bilancio di previsione di riferimento o entro luglio in fase di salvaguardia», quindi nel 2018.

La comunicazione della Regione, invece, «è avvenuta in data successiva all’approvazione del medesimo bilancio e oltre l’esercizio successivo. Ciò ha, pertanto, determinato il formarsi di un debito fuori bilancio, da finanziarie con entrate proprie diverse da entrate riferite al servizio», e che come tale deve essere finanziato massimo nei tre esercizi successivi. A poco servirebbero, dunque, le “concessioni” della Regione che avrebbe detto ai Comuni di accettare un pagamento in dieci “comode” rate annuali.

Ma c’è di più. La Nardo e Scuglia sollevano dubbi anche sul lavoro della Regione in fase di programmazione: «L’adeguamento tariffario praticato da parte della Regione a consuntivo, seppur previsto da legge regionale, è di una tale portata che farebbe pensare ad un grave errore di previsione delle tariffe da parte della Regione in fase preventiva, e quindi, ad un mancato rispetto dei principi contabili di programmazione delle entrate e delle spese regionali».

Quanto alle annualità 2018 e 2019, per le quali la Regione aveva preannunciato che erano in fase di calcolo i relativi conguagli, il Comune oggi chiede «di avere tutte le informazioni necessarie al fine di prevedere gli effetti sui bilanci 2020/2022 in fase di approvazione e con termine ultimo entro aprile 2020».

Sulla rateizzazione in dieci anni, questa «si pone in contrasto con l’orientamento della Corte costituzionale che ha evidenziato l’incostituzionalità di diverse disposizioni normative che prevedono la dilatazione in archi temporali piuttosto lunghi di debiti o ripiani di disavanzo, ben oltre il ciclo ordinario dei bilanci, in quanto determinanti ricadute negative in termini di equità intergenerazionale», ed in questo caso vengono citate ben quattro sentenze della Corte costituzionale negli ultimi quattro anni.

Onde evitare poi che venga approvato un piano finanziario illegittimo, che renderebbe illegittime anche le tariffe (in tal senso i Tribunali amministrativi hanno accolto diversi ricorsi dei contribuenti in tutta Italia), «appare quanto mai opportuno, sotto il profilo prima ancora logico che giuridico – prosegue la lettera – procedere all’articolazione, quantificazione ed approvazione delle voci di costo del Piano finanziario e del documento stesso».

La lettera dell’amministrazione si chiude con una serie di “violazioni” cui sarebbe andata incontro la Regione nel definire i conguagli tariffari, che contrasterebbero con: le norme costituzionali e il principio di equità intergenerazionale; il principio normativo dell’integrale copertura dei costi di servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti; le norme contabili di finanziamento e riconoscimento dei debiti fuori bilancio. La palla passa ora alla Regione, o più verosimilmente ad un tribunale amministrativo…

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