Guerra delle tessere nel Pd, Puccio e Riserbato fanno i pompieri
Per i membri “super partes” della commissione provinciale di garanzia nessuna anomalia nel percorso di avvicinamento al congresso, si è solo di fronte ad «un’ingiustificata campagna di aggressione mediatica».
Intervengono per «fare chiarezza e ristabilire la verità sugli episodi menzionati dalla stampa», definendo «inaccettabile la messa in discussione dell’onestà e della trasparenza degli organi dirigenti del Pd di Vibo». E sul banco degli imputati finisce, genericamente, la stampa, unica colpevole, rea di aver messo in atto «un’ingiustificata campagna di aggressione mediatica».
A parlare sono Giovanni Puccio e Donato Riserbato, rispettivamente responsabili dell’organizzazione del Pd a livello regionale e nazionale, ma soprattutto componenti della commissione provinciale di garanzia incaricata di traghettare il partito verso il congresso e composta, inoltre, dal segretario uscente Michele Mirabello, da Benito Monteleone (in quota Censore) e da Giuseppe Disì (in quota De Nisi). Le “illazioni”, ben note, sarebbero quelle relative alla denuncia, peraltro documentata, di cui si è fatto latore Giuseppe Disì, quindi un membro dello stesso comitato.
«Tessere solo agli “amici” e iscrizioni gonfiate», congresso Pd a rischio
Per i due esponenti democrat “super partes”, ciò che si vuol fare a Vibo è ben lontano dalle polemiche di questi giorni. Il congresso è visto infatti come «una grande opportunità che il gruppo dirigente vuol vivere come momento di riflessione e approfondimento politico e di crescita». Stridono con questo intendimento, pertanto, «le aspre polemiche e le illazioni apparse sui quotidiani locali in questi ultimi giorni» che «impongono, tuttavia, un intervento che faccia chiarezza e ristabilisca la verità». La suddetta verità, per Puccio e Riserbato, è riassumibile come segue: «la consegna delle tessere ai naturali e legittimi destinatari, vale a dire i segretari di circolo, è avvenuta, in una fase iniziale, senza la presenza fisica di tutti i componenti della commissione per il congresso, e non è ancora terminata». Dunque una piena conferma di quanto detto da Disì, elemento che, comunque, secondo gli stessi dirigenti, «non può in alcun modo giustificare la campagna di aggressione mediatica apparsa sulla stampa».
La stessa stampa, che avrebbe operato «fantasiose ricostruzioni sulla distribuzione delle tessere» dando sfogo «ad una precisa volontà di destabilizzare un percorso che fino ad oggi si è svolto nella condivisione democratica e nel rispetto totale delle regole e che porterà il Pd ad essere ancora una volta il partito di governo nei territori della provincia».
Guerra delle tessere nel Pd, la pratica in mano a Riserbato
E sarebbe inoltre «risibile, oltre che singolare, definire “dopato” un tesseramento non ancora iniziato. Non è pertanto accettabile mettere in discussione l’onestà e la trasparenza degli organi dirigenti del Pd di Vibo che hanno consentito, insieme al partito regionale e nazionale di individuare e agevolare un percorso unitario e democratico che porterà alla elezione del nuovo segretario provinciale». Serve «responsabilità» a dispetto di «schermaglie tattiche e frasi offensive che distolgono i gruppi dirigenti da quelli che sono i problemi reali dei cittadini e del partito». E anche «chi pensa di trarre vantaggio da un’accentuazione polemica» è avvisato: «rischia di fare danno a se stesso e al Pd e di rimanere fuori da un percorso virtuoso che ha l’obiettivo consolidare i gruppi dirigenti e rilanciare una forte iniziativa politica».