Vibo, il buco nero dei conti e la politica che gioca a nascondino
Il Comune autorizza l’uso di fondi vincolati per spesa corrente, il sindaco lancia l’allarme e i leader dei partiti non si fanno vedere da tempo
Flaiano direbbe che la situazione è grave ma non è seria. Grave lo è sicuramente. Il Comune di Vibo Valentia rischia di non riprendersi più dalla valanga di debiti che ha accumulato nel corso dei decenni e che gli stanno piovendo addosso pian piano. A “piangerla”, come si dice a Vibo, potrebbe essere l’amministrazione in carica, che oggettivamente non può avere grosse colpe nel disastro economico-finanziario di Palazzo Luigi Razza, ma che è comunque chiamata a dare risposte.
Un disastro che, come dimostra la cartella di pagamento imbucata di recente al municipio da parte della Regione, parte addirittura dal 1981, giusto per restare ai debiti per l’acqua. Il conguaglio pervenuto per i rifiuti, invece, è recentissimo: oltre un milione e 100mila euro tra 2016 e 2017, senza considerare che è in arrivo quello per le annualità 2018 e 2019. Nel commentare questo “conto”, due giorni fa, il sindaco Maria Limardo ha usato parole forse non debitamente prese in considerazione da chi le ha lette, a cominciare dalle opposizioni consiliari: «Inutile dire che l’azione di risanamento avviata da quest’amministrazione – aveva rimarcato il primo cittadino – rischia di essere seriamente minata da tali fatti che stanno determinando un aumento notevole della massa passiva da ripianare rispetto a quella prevista dal Piano di riequilibrio finanziario pluriennale licenziato dal consiglio comunale qualche mese fa. Un’esposizione debitoria da ripianare che ormai si avvicina a quasi trenta milioni di euro a causa delle recenti vicende amministrative ignote al momento della stesura del piano. Occorre, pertanto, un approfondimento della nuova situazione in considerazione dell’ingente mole di debiti che si sta abbattendo sull’ente». Il sindaco non è tipo che tira i remi in barca, ma sta lanciando qualche avvertimento: siamo una bagnarola in mezzo al mare, se becchiamo un altro scoglio coliamo a picco.
Tra l’altro, spulciando in mezzo alle delibere dell’esecutivo, ne salta fuori una molto indicativa dello stato dell’arte: martedì scorso la giunta ha autorizzato il tesoriere comunale (la banca) ad utilizzare se necessario anche i fondi vincolati per pagare le spese correnti, nel limite massimo dell’anticipazione già ottenuta, pari a circa 16 milioni di euro. Perché evidentemente c’è la sensazione – al di là delle procedure standard e prudenziali – che la liquidità possa non bastare a coprire il fabbisogno finanziario corrente.
In questo meccanismo di numeri e conti che non tornano si innesta poi la questione politica, tralasciando quella giudiziaria che è un caso a parte. Perché è compito della politica fare in modo che due più due sia uguale a quattro. Per capire in quale contesto si muove il sindaco, è utile spiegare quale fu la strategia del centrodestra nella primavera del 2019, quando si trattò di scegliere il candidato. Una strategia molto semplice, in realtà, ma anche molto efficace. Venendo fuori da un’esperienza di governo con Elio Costa, cioè il civico mascherato, Forza Italia e gli altri partiti avevano necessità di puntare su una figura ben riconoscibile all’elettorato e che non avesse nulla a che vedere con la precedente amministrazione. Ma soprattutto che fosse capace di camminare da sola, perché difficilmente i maggiorenti del centrodestra avrebbero potuto metterci la faccia per salire su un palco e parlare male di… sé stessi. Ed ecco quindi che Maria Limardo è stata lanciata nell’agone: aveva la storia e le capacità, anche dialettiche, per portare il centrodestra alla vittoria dopo la precedente, deludente esperienza di… centrodestra. Tanto che la frase più ricorrente negli ambienti di quella sponda politica era: «Lasciamo campo libero a Maria, parla Maria, si espone Maria». Se a questo si aggiunge lo scatafascio del centrosinistra, che non vincerebbe neanche se corresse solo, il trionfo è servito. E così è stato.
Ma ecco oggi il problema: a vittoria in tasca, ad amministrazione in carica, i leader dei partiti della coalizione Limardo restano ugualmente sullo sfondo, quando invece dovrebbero darsi una mossa nella capitale. Se prima era un bene, oggi è un male. Perché malgrado il sindaco continui a sbattersi a destra e sinistra, da Catanzaro a Roma, sempre da sola o al limite con i suoi fedelissimi (a cominciare da Mimmo Primerano), ciò che manca è il sostegno romano. Eppure Vibo Valentia, ma non solo, ha due deputati in maggioranza, Riccardo Tucci e Dalila Nesci del Movimento 5 Stelle (ma quest’ultima a Vibo si sarà vista l’ultima volta ai tempi dello School day), un altro “adottivo”, che è Antonio Viscomi del Partito democratico, sempre maggioranza; ed anche qualcuno all’opposizione: su tutti il senatore Giuseppe Mangialavori, dominus incontrastato del centrodestra vibonese ed architetto dell’attuale amministrazione comunale. Poi ci sarebbe pure Wanda Ferro, di Fratelli d’Italia, che un gran numero di voti lo ha preso proprio in questa provincia. Ebbene, la bruttissima sensazione è che prima la politica stava dietro le quinte per non rimetterci la faccia. Ora continua a stare dietro le quinte per non rimetterci il cul*.