Regionali, Mirabello: «Callipo la novità, nel centrodestra i riciclati» – Video
INTERVISTA | Parla il consigliere regionale uscente e ricandidato in Democratici progressisti: dai nodi del Pd alle «contraddizioni» della controparte fino alla questione legalità: «Non vogliamo i voti della mafia»
Rivendica il lavoro fatto in cinque anni di amministrazione Oliverio, seppur «con luci ed ombre». Ed accoglie con grande favore «l’opera di cambiamento» avviata da Pippo Callipo. Michele Mirabello è atteso dalla sfida, più difficile delle altre, della rielezione a Palazzo Campanella, dopo cinque anni trascorsi da presidente della commissione Sanità. Mirabello ricorda bene la fase tribolata della scelta del candidato presidente e il logorio interno al Partito democratico.
Inizialmente Callipo non era il vostro candidato, c’è stato un lungo tira e molla…
«Siamo arrivati alla scelta del candidato in maniera rocambolesca ma è accaduto un po’ in tutte le coalizioni, purtroppo questa non è una novità. La campagna elettorale, partendo da un punto di difficoltà che ha riguardato i dirigenti del Pd, oggi ha uno sviluppo positivo. Discuteremo di ciò che è avvenuto e di come all’indomani del risultato elettorale».
Lei arriva alla ricandidatura dopo cinque anni amministrazione di centrosinistra. Per molti non è stata brillante.
«Ed è stata proprio una delle difficoltà che ho incontrato nella fase preliminare. Io rivendico il lavoro fatto in questi cinque anni. Ci sono state luci e ombre. Avrei voluto discutere delle ragioni che hanno frenato l’azione amministrativa. Ma oggi quell’azione va rivendicata per le cose positive fatte, ed io la rivendico con forza. Bisogna ricordare la capacità del presidente Oliverio e della giunta, ma anche del consiglio, di interrompere alcuni circuiti negativi, di cui oggi paghiamo anche un prezzo: dalla burocrazia ai poteri forti. Noi abbiamo spezzato alcuni condizionamenti politici forti, producendo risultati su investimenti e fondi europei. Penso anche al lavoro fatto sulla legge urbanistica, al piano dei trasporti, dei rifiuti, addirittura alcuni programmi di candidati includono progetti che noi abbiamo già portato a termine».
Callipo fa molto riferimento al concetto di cambiamento, nei metodi e nell’approccio ai problemi.
«Callipo sta esprimendo un sentimento che c’è in Calabria, che deve essere messo al centro della campagna elettorale. E lo sta facendo bene, perché con forza sta chiarendo alcuni aspetti che sono stati i limiti di Oliverio. Molto bene anche fare scelte difficili sulle liste, penso che la risultanza ultima di questa azione sia stata assistere a uno scenario in cui il centrodestra ha raccolto di tutto».
Nel centrodestra non sono pochi i transfughi.
«Esatto. Io sono rimasto nel centrosinistra, nel mio partito, resto coerentemente legato alla sinistra. Credo di essere un rappresentante non di secondo piano della sinistra vibonese e aspiro ad essere l’elemento dal quale la sinistra vibonese può ripartire, dall’alto dell’esperienza ma anche della vicinanza che ho di molti amministratori e sindaci del territorio che stanno dalla mia parte».
Però il centrodestra è avanti nei sondaggi, ha il doppio delle vostre liste.
«C’è una imponente presenza di liste che possono spostare qualcosa dal punto di vista del consenso, ma sulla tenuta della coalizione saranno un problema grossissimo già dal giorno le elezioni, se non addirittura da subito. Faccio un esempio per tutti: la candidatura di Mauro D’Acri. Ha gestito la delega all’Agricoltura per conto di Oliverio, oggi in campagna elettorale rivendica i risultati svolti di quell’azione amministrativa ma si ritrova candidato nella stessa lista con chi? Con Pietro Molinaro, che da presidente di Coldiretti è stato il più forte contestatore di quell’azione amministrativa. Il giorno dopo, se vinceranno, chi farà l’assessore all’Agricoltura?».
Un tema fondamentale, specie nel Vibonese, è quello della legalità, anche alla luce delle risultanze dell’operazione Rinascita. I politici come reagiscono?
«La situazione vibonese è obiettivamente molto complessa. Servono parole chiare: ho già detto nelle comunali a Vibo che i voti della ‘ndrangheta non li vogliamo e non li prenderemo mai. Certamente, siamo in un clima incandescente, ma chi ha le carte in regola ed è una persona seria e perbene, come nel mio caso, non ha nulla da temere. Ho sempre avuto come bussola linearità e legalità. Chiaramente nella confusione della politica vibonese, nel vai e vieni da una coalizione all’altra, nella zona grigia, purtroppo si possono annidare forme di connivenza più o meno voluta che preoccupano, però penso che gli elettori capiscono e sapranno chi scegliere».
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