giovedì,Novembre 28 2024

Regionali, Mammoliti: «Il Pd e Callipo insieme per cambiare»

INTERVISTA | Il sindacalista candidato nei dem: «Siamo ultimi in Europa, ho combattuto l’amministrazione uscente ma questo centrosinistra è differente. Ecco perché»

Regionali, Mammoliti: «Il Pd e Callipo insieme per cambiare»
Nicola Zingaretti e Raffaele Mammoliti

«Il nuovo corso lo aveva già segnato il nostro leader nazionale Zingaretti, dopo una segreteria, quella del predecessore, che aveva frantumato l’impianto sociale del Paese. Fa piacere che una medesima visione di rinnovamento la abbia anche Pippo Callipo». Raffaele Mammoliti, per lungo tempo segretario della Cgil area vasta ed oggi candidato alle regionali col Pd, è pronto a mettere la sua «esperienza lunga 35 anni nel sindacato a disposizione dei calabresi».

Mammoliti, lei è candidato in uno schieramento che comunque ha governato negli ultimi cinque anni la Calabria. Come si può essere credibili nel chiedere un voto?
«Si può nella misura in cui si dimostra un reale cambiamento, nei modi e nelle persone. Il Partito democratico, ad esempio, con l’elezione di Zingaretti  ha capito che deve tornare ad essere un partito e non un comitato elettorale per gestire le primarie. È un partito che vuole tornare a parlare dei temi del territorio con una visione rinnovata che stava già perseguendo a prescindere dalla candidatura di Pippo Callipo».

Qual è il suo giudizio sull’amministrazione uscente?
«La risposta è contenuta nelle azioni delle persone. Ed io, da segretario della Cgil, ero a manifestare davanti alla Cittadella contro la gestione della Regione, che nonostante le cospicue risorse disponibili non ha prodotto miglioramenti nell’occupazione e nell’economia. La Calabria ha il pil pro capite più basso tra le 278 regioni d’Europa. Ma oggi, alla luce della nuova situazione che si è determinata, e della crisi democratica e di sistema, ritengo necessario che le forze impegnate nel bene comune debbano dare un contributo dal livello istituzionale».

Da dove bisogna cominciare?
«Tre sono le priorità: riportare il consiglio regionale alla sua centralità, a differenza di quanto accaduto fino ad oggi con la giunta che di fatto lo ha strozzato. E questo significa dare attuazione, come priorità assoluta, ad un Piano straordinario del lavoro. Dobbiamo trasformare i cinque miliardi del Patto per la Calabria producendo un lavoro costante con il partenariato economico-sociale. E indipendentemente da chi vincerà, se dovessi essere eletto darò filo da torcere su questo, perché senza lavoro per i giovani non si va da nessuna parte. E ancora: servono riforme che trasferiscano la gestione a Comuni e Province, enti più vicini ai territori, con la Regione che deve programmare, perché ad oggi è diventata un piccolo Stato per la mole di risorse che gestisce. Ed infine, la politica deve essere fatta per passione. Cominciamo ad equiparare l’indennità del consigliere regionale a quella del sindaco di un capoluogo, e con i risparmi finanziamo le borse di studio agli universitari idonei ma non beneficiari…».

L’inchiesta “Rinascita” ha messo in luce rapporti perversi tra politica e ‘ndrangheta. Come deve comportarsi un candidato?
«Deve dire esplicitamente che i voti che vuole sono quelli dei cittadini liberi, e che non vuole i voti della mafia. Deve essere molto chiaro: impegni pubblici e ufficiali e dare conto alla collettività costantemente, bisogna finirla con la politica che prende il consenso e poi si dimentica. Il principio di legalità è l’unica scelta che consente di garantire una tenuta democratica per la nostra regione».

Il Pd è arrivato a sostenere Callipo dopo una serie di traversie e trattative, e anche dopo che si era ventilata un’alleanza col Movimento 5 Stelle.
«Effettivamente si è partiti a rilento, siamo arrivati un po’ tardi, si poteva realizzare prima questo grande schieramento, si poteva allargare e avevamo auspicato di replicare il fronte nazionale. Però la figura di Pippo Callipo incarna perfettamente questo progetto, ce la metteremo tutta per fare emergere le nostre idee. D’altronde l’alternativa è scegliere un presidente, l’esponente del centrodestra, che dice di esser stato candidato dal fato…».

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