Regionali, Lo Schiavo: «Callipo il miglior presidente possibile» – Video
INTERVISTA | Il candidato di “Io resto in Calabria”: dai «punti di forza» del centrosinistra all’“incubo” centrodestra, dai varchi aperti dall’inchiesta Rinascita alle dinamiche interne ai partiti
A cinque anni di distanza dal suo debutto sulla scena della politica attiva, Antonio Lo Schiavo ci riprova. Nel 2015 furono le comunali, oggi sono le regionali. Il notaio vibonese arriva all’appuntamento forte di alcune convinzioni che ha maturato nel tempo, frutto di azioni che forse in passato gli sono costate care ma che oggi, sostiene, si sono rivelate azzeccate. Il suo schieramento è sempre di centrosinistra, la sua lista è “Io resto in Calabria”, il suo presidente è Pippo Callipo. «La candidatura migliore per una Calabria che vuole dare una svolta radicale rispetto al passato».
Perché è la candidatura migliore?
«Lui ha due requisiti che altri non hanno: una libertà da ogni tipo di condizionamento, che deriva dal suo trascorso imprenditoriale e professionale, e che gli dà la possibilità di non dovere mediare con nessuno; e poi un metodo aziendale che porta alla riscoperta della meritocrazia. La Calabria non ha più bisogno di mediazioni al ribasso, clientele e portatori di voti».
Eppure sulla (mancata) coerenza politica del candidato alla presidenza si sono sprecati i commenti.
«Io della coerenza ho fatto la ragione del mio agire politico, da quando avevo 16 anni milito dalla stessa parte. Penso di non dovere cambiare idea in base alle contingenze del momento, si vince o si perde io rimango dalla stessa parte. Ma Callipo sul centrosinistra ha fatto un’operazione coraggiosa, privandosi di alcune candidature forti che potevano essergli utili. Mi ricorda molto quello che ho fatto io nel 2015. Io ho mancato il ballottaggio per 120 voti, ma vincere senza la governabilità a cosa serve?».
Dopo cinque anni di Oliverio, perché i calabresi dovrebbero votare ancora da quella parte?
«Il giudizio sull’amministrazione uscente non può essere positivo, dalla sanità agli investimenti, la Calabria è una regione in enorme sofferenza. Ed è un’operazione difficile proporsi come cambiamento. Ma qui si tratta di un cambiamento di persone, è l’ora di affidare la rappresentanza istituzionale di questa provincia a delle figure che fino ad oggi non l’hanno avuta. Ed io non ho mai avuto ruoli di responsabilità o di governo».
Callipo ha detto che in caso di vittoria terrà fuori i partiti dalla giunta…
«Io penso che il messaggio sia diverso, e che sia “non mi farò condizionare dai partiti, cercherò di trovare insieme a loro le figure adatte”. Ma politica e partiti devono capire che deve finire logica dell’autoconservazione, o si cambia facendo un salto di qualità per chiudere una stagione fallimentare, o non si andrà da nessuna parte. Quindi quello di Callipo secondo me è un messaggio di stimolo ai partiti».
Lo stesso candidato ha affermato che il centrodestra ha imbarcato di tutto. E forse il suo riferimento non era solo ai transfughi del centrosinistra ma anche a persone non proprio specchiate. E dal 19 dicembre non si parla di altro che dell’inchiesta Rinascita.
«La politica è una cosa, la magistratura è un’altra. Spetta alla politica agevolare il compito della magistratura. La legalità è una precondizione e si misura nei gesti quotidiani di ciascuno di noi. La politica deve dare l’esempio rispettando le regole e non cercando scorciatoie. Per quanto tempo è stata fatta campagna elettorale con promesse di lavoro e di favori? Anche quello ha creato un clima di sconforto diffuso. La magistratura ha liberato uno spazio, come è stato detto; ora spetta all’opinione pubblica riempire lo spazio dando segnali diversi. Ed io mi chiedo: tutta l’indignazione dilagante, nelle piazze, nei social, si tramuterà in qualcosa di diverso nella cabina elettorale? Non dico alla gente di votare me, ma quanto meno di fare una selezione di candidati che possano tagliare col passato. Io non strumentalizzerò mai le inchieste giudiziarie per avvantaggiarmi e attaccare i miei avversari. I magistrati non vanno tirati dalla giacca».
Quali sono i punti prioritari per il centrosinistra?
«Il lavoro, la prima cosa. Creare le condizioni per fare in modo che i giovani rimangano qui. Serve una dignità lavorativa, che non si crea dalla sera alla mattina. È inutile rammentare i dati sulla disoccupazione, ma lo Stato deve fare la sua parte, urge un piano straordinario per il Mezzogiorno. Servono iniziative che incentivino gli investimenti in Calabria. E poi serve un altro grande piano sociale per la Calabria in grado di contrastare la povertà: quando un popolo è povero non è libero nelle scelte. Terza questione, essenziale, innalzare la qualità legislativa della Regione. Abbiamo imminenti riforme che porteranno le Regioni a competere tra di loro: o eleggiamo un Consiglio all’altezza o finiremo in Africa. Le clientele non portano i migliori nell’assise regionale».
Il centrodestra parte col vantaggio dei sondaggi. Ma quali sono i suoi punti di debolezza?
«Di certo sulla paura non si costruisce nulla, il centrodestra, la Lega, parla alla pancia dei cittadini, anche qui in Calabria, dove comunque c’è stata l’alternanza politica, con destra e sinistra che hanno governato senza lasciare grandi ricordi. Ma c’è una differenza sostanziale tra noi e loro: dalla nostra parte, Pippo Callipo ha fatto un grande sforzo di cambiamento, rinunciando anche a figure politiche che gli avrebbero fatto comodo pur di mantenere saldi alcuni principii; da noi è maturata la consapevolezza di dover voltare pagina col passato. Da quella parte non vedo segnali in tal senso, e quindi rischiamo di avere il peggiore centrodestra della storia calabrese».
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