mercoledì,Aprile 23 2025

Consiglio comunale di Vibo, Console e il nuovo gruppo rendono incerti i confini della maggioranza. E nel Pd scatta la (solita) faida

Seduta di messaggi in codice e avvertimenti incrociati. Spuntano anche presunte minacce che avrebbero subito i consiglieri che hanno deciso di uscire da Progetto Vibo per aderire al nuovo schieramento. Il capogruppo dem Colelli: «Ci sono consiglieri regionali che credono di fare i burattinai. Vi hanno ingannato»

Consiglio comunale di Vibo, Console e il nuovo gruppo rendono incerti i confini della maggioranza. E nel Pd scatta la (solita) faida

«Il sindaco Costa partì con sette consiglieri e restò con due, per poi essere mandato a casa, perché fece l’errore di consegnarsi agli appetiti dei partiti. Valutate se la storia non rischi di ripetersi». È stato questo il passaggio dell’intervento del consigliere Nico Console (Misto) che ha fatto scattare i campanelli d’allarme in una maggioranza che, nonostante le rassicurazioni del sindaco di Vibo Enzo Romeo, oggi mostra confini incerti. Durante l’odierno Consiglio comunale, quasi esclusivamente dedicato alla “politica”, Console sedeva tra i banchi della maggioranza, gli stessi che ospitano il Partito democratico, prima forza politica che sostiene l’amministrazione in carica. Una disposizione che ha incrementato la sensazione di disorientamento che ha caratterizzato la seduta di oggi, durante la quale non è stato sempre molto chiaro dove finisse la maggioranza e cominciasse l’opposizione.

Ed è stato proprio intorno a Console – eletto tra le file del centrodestra, passato nel Misto e ora regista esterno della costituzione del nuovo gruppo Democratici e Riformisti per Vibo che ha disarticolato il gruppo Centro studi Progetto Vibo (la lista del sindaco) – che si è dipanata la discussione. Ha cominciato il sindaco, che durante le comunicazioni al Consiglio in apertura ha lanciato a Console un messaggio preciso: «Formare un gruppo consiliare con persone che sono già in maggioranza non mi sembra il massimo della correttezza. Se avesse voluto aiutare e sostenere questa amministrazione, sicuramente si sarebbero potute adottare modalità e linee di comportamento diverse». E ancora: «Non accetterò che mi qualcuno tiri dalla giacca ed escludo che in futuro possano essere affidate cariche». Insomma, non proprio un benvenuto con i fuochi d’artificio.

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Nella sua replica, Console ha risposto per le rime e, al netto di una lunga e opinabile premessa su cosa significhi fare politica («il compito della politica è quello di intercettare gli umori che ci sono in mezzo alla gente e prepararsi alle metamorfosi, perché la politica non è una scienza esatta, si evolve insieme alla società che pretende di rappresentare»), il consigliere di quasi-maggioranza ha escluso ogni ambizione verso incarichi di governo: «Il mio ennesimo mandato all’interno di questa città non intendo spenderlo, e lo ribadisco, per soddisfare appetiti di carattere personale per postazioni o obiettivi semplicemente elettorali. Intendo spenderlo su temi importanti, strategici per la città, come ad esempio la delocalizzazione dei depositi costieri di carburante».

Ma a far salire davvero la tensione è stato il suo riferimento a presunte minacce e pressioni che avrebbero subito i componenti del nuovo gruppo consiliare (Nicola Staropoli proveniente dal Pd e Marcella Mellea, Alessandra Grimaldi e Dina Satriani che hanno lasciato Progetto Vibo): «In questi giorni abbiamo registrato atteggiamenti violenti, abbiamo registrato aggressioni verbali nei confronti di donne che esercitano legittimamente i diritti garantiti dalla Costituzione. Siamo arrivati a dover subire telefonate anonime, minatorie. Ecco perché, sindaco, le chiedo pubblicamente di prendere le distanze da questi atteggiamenti e far rientrare l’azione politica all’interno dei normali canoni di convivenza civile».

Una denuncia che ha scatenato la replica del capogruppo dem Colelli, che ha invitato il presidente del Consiglio comunale a inviare i verbali della seduta in Procura, Prefettura e Questura.
«Non è accettabile – ha premesso Colelli – che si possa pensare che in questa città ci siano consiglieri comunali minacciati per le loro politiche e noi prendiamo le distanze da questo modo di fare. Mi auguro che quello che dice il consigliere Console sia dettato solo ed esclusivamente da un momento di difficoltà politica, ma se così non fosse, avrà tutto il nostro sostegno per qualsiasi esposto voglia fare, affinché si faccia chiarezza su una cosa che, se vera, è gravissima».

Poi, il capogruppo dem ha virato sul merito politico della discussione ed ha cominciato a togliersi diversi sassolini dalle scarpe, a prescindere da chi negli ultimi giorni ce li abbia messi: «Noi non abbiamo vinto le elezioni perché è capitato. Ma perché anni fa abbiamo intrapreso un percorso comune che è stato portato avanti da poche persone. Il Pd, il nostro Pd, non è un tram dove si può pensare di salire per poi scendere dopo una o due fermate». Infine, l’affondo: «Se ci sono consiglieri regionali che pensano di gestire come dei pupi i consiglieri comunali di Vibo democraticamente eletti, per indebolire il Partito democratico, si sbagliano di grosso», ha detto Colelli alludendo probabilmente al democrat Ernesto Alecci, che da tempo ha lanciato un’Opa sul partito vibonese. «Chi ha voluto farvi credere che sposando questa strategia vi sareste avvicinati al Partito democratico – ha concluso Colelli -, ha mentito spudoratamente e lo testimonia il fatto che il consigliere Staropoli sarà espulso perché ha violato lo Statuto del partito». Insomma, siamo solo all’inizio. E, come spesso accade nel centrosinistra, si gioca con una sola porta, quella del Pd.

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