martedì,Aprile 1 2025

Nomina Menniti, Furci (M5s) al Pd: «Attendiamo di sapere se il loro dissenso è politico o frutto del caso»

Il coordinatore territoriale del Movimento interviene con cautela nella vicenda del nuovo capo di gabinetto del sindaco. In giunta gli assessori dem hanno disertato la votazione, lasciando col cerino in mano i due esponenti dei cinquestelle: «Legittima la decisione del sindaco, lo staff serve a far funzionare le cose»

Nomina Menniti, Furci (M5s) al Pd: «Attendiamo di sapere se il loro dissenso è politico o frutto del caso»
Michele Furci

L’imbarazzo politico è palpabile ma tenuto a bada, sebbene con difficoltà. I cinquestelle vibonesi hanno vissuto la nomina del capo gabinetto del sindaco, Gianpiero Menniti, con sorpresa, non tanto per la nomina in sé che considerano «pienamente legittima», quanto per la presa di distanza del Pd che ha lasciato gli assessori pentastellati con il cerino in mano. I dem Soriano e Continanza, infatti, non hanno partecipato alla votazione di giunta con cui si è deliberata l’assunzione di Menniti, mollando al tavolo dell’esecutivo Santoro e Miceli, che invece non hanno fatto mancare il proprio consenso alla decisione di Romeo. Una situazione che apre una falla potenzialmente fatale nella maggioranza che sostiene l’amministrazione, ma che con molta probabilità verrà rattoppata al meglio per continuare a navigare sino alla fine della consiliatura.

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«Sul fatto che gli assessori del Pd fossero assenti al momento della votazione, aspettiamo una presa di posizione ufficiale da parte del Partito democratico, per capire se questa assenza è motivata da precise ragioni politiche o si è trattato di un caso». Michele Furci, coordinatore territoriale dei 5 stelle vibonesi, si muove con cautela. Le sue parole sono misurate nel tentativo di non aggravare una situazione che presenta già molte insidie per la maggioranza. D’altronde non è un politico di primo pelo e sa bene che queste cose spesso si giocano sul filo del rasoio, dove una parola in più può essere quella di troppo.
«Come Movimento 5 Stelle prendiamo atto di una situazione leggermente complessa – continua -. Nominare un capo di gabinetto è una legittima prerogativa del sindaco e non è certo una novità per Vibo Valentia. Per cui il Movimento, in maniera leale, quando si tratta di prerogative previste dalle leggi, non può che essere d’accordo».

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Al netto della cautela, l’aria resta elettrica, ma l’unica nota critica che Furci si lascia sfuggire riguarda la tempistica della nomina: «Non so perché il sindaco non abbia proceduto subito, ad inizio consiliatura. Secondo me il capo di gabinetto avrebbe dovuto nominarlo subito e poteva nominarlo come ha fatto adesso, perché è importante che ci sia questa figura di supporto al primo cittadino. Forse ha peccato per un eccesso di relazioni democratiche, non lo so. Io ancora non ho avuto il modo di parlare con lui, ma cercheremo sicuramente un confronto, come abbiamo già annunciato le scorse settimane, quando abbiamo espresso la necessità di un dialogo costante con il primo cittadino e gli assessori sui problemi veri della città. È su questo che ci dobbiamo concentrare. Credo che, comunque, questa storia possa rappresentare una lezione, perché quando bisogna assumere delle decisioni bisogna studiarle bene e poi agire senza se e senza ma». Insomma, per il M5s meglio sarebbe stato procedere in autonomia sin dall’inizio con la nomina ed evitare strascichi come invece poi è accaduto, soprattutto dopo il bando delle polemiche per la ricerca di un super esperto Pnrr, naufragato alla fine del 2024 tra gli strali dell’opposizione e recentemente riproposto “spacchettato”. «Quel bando – dice Furci – ha offerto il pretesto per polemiche che sono tuttora in corso. Cose di basso profilo basate su retropensieri. Ma bisogna attenersi alla sostanza, agli atti amministrativi di cui risponde chi li fa, cioè la struttura amministrativa».

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A chi rimprovera ai 5 stelle vibonesi di aver rinunciato ai loro principi di spending review, Furci replica senza esitazione. «Confondere i costi della politica con lo staff del sindaco non mi pare una cosa giusta. Noi abbiamo preteso e concordato durante la campagna elettorale il taglio dei costi della politica, cosa che il sindaco poi ha regolarmente fatto tagliando il 30%. Ma in questo non c’entra il suo staff. Sarebbe come dire di dover rinunciare alle figure professionali e agli strumenti che servono per governare. I costi della politica sono ben altro. Usare questi argomenti significa abbassare il livello della discussione, non certo innalzarlo».

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