Chiude lo Jazzolino, il centrosinistra “sceglie” l’ospedale da campo ma ostenta un aplomb anglosassone: «Ridurre i disagi»
Da parte di Lo Schiavo, Mammoliti e Tucci toni molto pacati rispetto all’entità del problema che angoscia i cittadini e che si sta materializzando a causa della necessità di smantellare il nosocomio del capoluogo. Romeo è stato più esplicito: «Se si portano i reparti a Tropea è finita»
I maggiorenti dello schieramento di centrosinistra vibonese intervengono sullo smantellamento dei principali reparti dell’ospedale Jazzolino di Vibo per consentire l’esecuzione dei lavori di adeguamento sismico, un intervento da 25 milioni di euro che deve iniziare entro la fine di febbraio per non perdere i fondi Pnrr. Sul tavolo, come abbiamo già scritto, ci sono sostanzialmente due sole opzioni: spostare tutto all’ospedale di Tropea o allestire un ospedale da campo nei pressi del nosocomio vibonese. Ed è questa la soluzione che il centrosinistra sembra caldeggiare, anche se per capirlo bisogna entrare in sintonia con il linguaggio che usa: «Individuare soluzioni logistiche, all’interno del perimetro della città di Vibo Valentia, in grado di garantire i migliori collegamenti possibili con il resto del territorio provinciale e di ridurre al minimo i disagi che deriveranno dai lavori di ristrutturazione dell’ospedale Jazzolino». In parole povere: ospedale da campo. A meno che non alludano all’utilizzo di una struttura privata, ipotesi che sinora non è mai stata apertamente ventilata.
È quanto chiedono – riferisce una nota – Enzo Romeo (in realtà il sindaco di Vibo è stato molto più esplicito nella nostra intervista), i consiglieri regionali Raffaele Mammoliti e Antonio Lo Schiavo e il deputato Riccardo Tucci, esprimendo, al contempo, «seria preoccupazione per le difficoltà che, inevitabilmente, i lavori di ristrutturazione dell’ospedale Jazzolino determineranno se non governati con un’appropriata oculatezza». Nemmeno Elly Schlein raggiunge certe vette, ma tant’è.
«C’è bisogno, a nostro avviso – continuano i firmatari della nota -, di un vero e proprio piano operativo, logistico-organizzativo per ridurre disagi e continuare a garantire le cure in piena sicurezza. Abbiamo provveduto a comunicare, per le vie brevi, al signor Prefetto e alla Terna commissariale dell’Asp, di voler essere coinvolti in decisioni che risultano molto delicate e richiedono grande responsabilità da parte di tutti gli attori competenti, coinvolgendo, naturalmente, quanti rivestono incarichi istituzionali e di governo».
«Per tale ragione – continuano – consideriamo necessaria un’apposita campagna informativa alla popolazione per attutire il più possibile i disservizi che molto probabilmente si creeranno». Cosa intendano per campagna informativa che possa ridurre i disagi non lo spiegano, ma offrono la loro piena disponibilità «ad ogni utile e proficua collaborazione nel governo di questi decisivi passaggi». Infine, auspicano «soluzioni utili a realizzare, nel minor tempo possibile, i previsti lavori».
«Per come riferito dai commissari – concludono i massimi esponenti del centrosinistra vibonese -, i maggiori disagi si dovrebbero concentrare in un periodo temporale di tre mesi nel corso dei quali, a nostro avviso, è necessario, come detto, individuare soluzioni logistiche in sicurezza nel perimetro della città al fine di garantire anche i migliori collegamenti possibili con l’intero territorio provinciale. I servizi ospedalieri restino dunque a Vibo Valentia, ogni altra soluzione costituirebbe una seria compromissione del diritto di accesso alle cure per una vasta utenza». Insomma, di portare tutto a Tropea o da qualunque altra parte non se ne parla. Ma nemmeno una parola per sottolineare il silenzio del governatore Occhiuto che resta il commissario ad acta della sanità calabrese e dal quale, finora, non è arrivato nemmeno un fiato su una situazione che angoscia un intero pezzo di Calabria.