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Spadola, anche il commissario boccia il debito fuori bilancio per l’approvvigionamento idrico. Tre ex consiglieri esultano: «Avevamo ragione noi»

Il Comune è stato sciolto poco più di un mese fa per le dimissioni di sei componenti dell'Assemblea. Oggi Antonio Maria Rosso, Vitantonio Tassone e Rocco Tassone rimarcano il significato della decisione

Spadola, anche il commissario boccia il debito fuori bilancio per l’approvvigionamento idrico. Tre ex consiglieri esultano: «Avevamo ragione noi»
Panoramica di Spadola

La mancata approvazione da parte dal commissario prefettizio del debito fuori bilancio riferito a un pagamento per l’approvvigionamento idrico d’emergenza a Spadola, viene vista dagli ex consiglieri Antonio Maria Rosso, Vitantonio Tassone e Rocco Tassone come una vittoria per la legalità e la trasparenza. In particolare, viene rimarcato come lo stesso debito fosse stato in precedenza bocciato anche dal Consiglio comunale, prima dello scioglimento intervenuto alla fine di ottobre per le dimissioni di sei consiglieri.
«Con deliberazione n. 2 del 3 dicembre, a poco più di un mese dall’insediamento al Comune di Spadola – hanno scritto i tre in un comunicato stampa -, il commissario prefettizio Manuela Romanò non ha riconosciuto il debito fuori bilancio relativo al servizio di somma urgenza per l’approvvigionamento idrico a favore del serbatoio comunale tramite autobotte. Nel tentativo di sovvertire l’esito del Consiglio comunale del 22 ottobre (delibera n. 14), in cui sei consiglieri comunali avevano bocciato la proposta di riconoscimento del predetto debito per un importo pari a 18.910 euro, il responsabile dell’Ufficio tecnico ha presentato al commissario una nuova proposta di deliberazione, riducendo l’importo a 17.080 euro e chiedendone l’approvazione».

«Nella delibera – scrivono ancora Rosso e i Tassone – , il commissario ha evidenziato che la procedura seguita dall’Ufficio tecnico presenta notevoli carenze che non permettono l’adozione della deliberazione per il riconoscimento del debito. Tra le irregolarità riscontrate, spiccano in particolare: la non conformità della procedura con la disciplina prevista dal Codice degli appalti nei casi di somma urgenza, poiché non sono stati rispettati i tempi e le modalità di adozione degli atti da parte del Rrp e degli organi politici; il mancato controllo dei requisiti tecnico-professionali e di carattere generale; l’assenza di documentazione che attesti la provenienza legittima dell’acqua trasportata e l’indicazione precisa del punto di prelievo; la mancata richiesta o esibizione della documentazione che attesti la potabilità dell’acqua, con il rischio per la salute degli utenti dell’acquedotto. In fine, che la consegna dell’acqua non è stata controfirmata dal Rup ma da un organo incompetente e che non è stata verificata la quantità di acqua immessa nel serbatoio, nonostante la prestazione iniziale prevedesse l’utilizzo di un mezzo in grado di assicurare il trasporto di 48.000 litri al giorno, da prelevare da una fonte ubicata in un comune limitrofo, per un importo giornaliero di mille euro e che, nell’ipotesi di indisponibilità della fonte inizialmente indicata, la ditta avrebbe dovuto assicurare uno o più mezzi di trasporto con la stessa capienza pari a 48.000 litri, ovvero si sarebbe dovuto ridurre l’importo concordato della metà dell’importo iniziale, in proporzione al minore apporto di acqua».

Questa «doppia bocciatura, prima da parte del Consiglio comunale e ora dal commissario prefettizio, rappresenta un atto definitivo di chiarezza che conferma – hanno sottolineato – la legittimità delle azioni intraprese durante il nostro mandato, sempre nel rispetto della legge e a tutela dei cittadini. È evidente che la carenza idrica che oramai da mesi affligge il territorio comunale ha carattere strutturale e non temporaneo e, pertanto, non avrebbe potuto essere risolta con soluzioni palliative come l’approvvigionamento del serbatoio con autobotte ma fosse necessaria una concertazione per individuare giuste vie e spese efficienti».

Sotto il profilo tecnico, prosegue la nota, «auspichiamo che l’Ufficio tecnico agisca ora tempestivamente per cercare di risolvere le ulteriori gravi problematiche legate al progetto di Piano stralcio di bacino del distretto idrografico Appennino Meridionale che, se adottato senza mitigazioni del rischio idraulico, potrebbe paralizzare definitivamente la crescita economica e demografica del nostro Comune. Confidiamo che l’interesse venga rivolto all’intero territorio e non a limitate porzioni di esso». Sotto il profilo politico poi, «respingiamo con fermezza le offese e le calunnie, che sembrano essere i soli argomenti. Non accetteremo provocazioni. Anzi, invitiamo a elevare il tono del dibattito per evitare di non essere ancora smentiti. Ciò che conta sono gli atti e i fatti e su questo non c’è dubbio: avevamo ragione noi».

«Il nostro impegno, in qualità di ex consiglieri comunali, è stato sempre orientato a tutelare l’interesse pubblico e a prevenire situazioni che potessero compromettere la salute e il benessere dei cittadini. La decisione di rassegnare le dimissioni e determinare lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale non è stata né improvvisa né facile, ma è il risultato di numerosi tentativi di dialogo falliti che ci hanno convinto che, nell’interesse della comunità, non avremmo potuto più accettare forzature come in questo caso. La pesante bocciatura della proposta, conferma la validità di quella decisione per contrastare ogni forma di arroganza, incompetenza, mancanza di democrazia e irregolarità».

Per i tre firmatari della nota stampa, «la politica non è fatta di sentimentalismi ma di percorsi e visioni che devono essere discussi e condivisi per poi tradursi in azioni amministrative programmate e non nella semplice risoluzione di finte emergenze. Ringraziamo la cittadinanza per il sostegno ricevuto e ribadiamo il nostro impegno a costruire un’alternativa democratica per garantire sempre la libertà, la democrazia, e il rispetto dei principi di legalità e correttezza, a tutela di tutti».

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