Rombiolo, mille firme raccolte dal Pd per la riapertura dell’ufficio postale
Il partito, guidato dal segretario Massimo Aiello, ha lanciato una petizione per denunciare i ritardi e le incongruenze della scelta di Poste Italiane.
«Sono trascorsi 90 giorni dalla chiusura, definita temporanea e decretata dalla dirigente provinciale di Poste Italiane, e ancora il problema è lungi dall’essere risolto». La “chiusura” in questione è quella dell’ufficio postale di Rombiolo, le cui porte sono rimaste serrate negli ultimi tre mesi perché i locali non risponderebbero ai requisiti di agibilità prevista dall’azienda. A parlare in questi termini è invece il segretario cittadino del Partito democratico, Massimo Aiello, il quale, in relazione al disagio vissuto dagli utenti delle Poste a Rombiolo e frazioni, annuncia che il suo partito ha promosso «una petizione popolare al fine di denunciare con più forza i notevoli ritardi e la completa disorganizzazione della dirigenza di Poste». Petizione che ha raccolto in breve tempo più di mille firme. «È ormai acclarato – spiega Aiello – che le motivazioni utilizzate dall’ente per giustificare tale provvedimento si sono rivelate prive di qualsiasi fondamento, poiché nessun atto formale a firma degli ordini preposti evidenzia l’inagibilità dei locali».
Pertanto si ricorda «al responsabile dell’atto aziendale che nella nostra provincia diversi uffici postali rimangono tuttora aperti pur non rispettando i minimi requisiti di legge in materia di agibilità e di barriere architettoniche». A parere di Aiello «le incongruenze sono talmente palesi che la popolazione ha risposto in massa al nostro appello. Da qui un doveroso ringraziamento ai numerosi cittadini che hanno fatto propria questa petizione promossa dal locale circolo del Pd». La questione, peraltro, come riferisce lo stesso segretario democrat, «per il modo in cui è stato compiuto l’atto», è stata «portata anche a conoscenza del nostro segretario nazionale nonché presidente del Consiglio, Matteo Renzi».
«Adesso i cittadini di Rombiolo – conclude – chiedono risposte chiare, stavolta si va fino in fondo, indietro non si torna. È giusto eliminare gli sprechi ma non i servizi che funzionano e danno risposte alla popolazione».