Cento giorni, parte della minoranza apre all’esecutivo Limardo
Vibo, Policaro e Pilegi: «Segnali positivi rispetto al passato, importante l’apertura al confronto con le minoranze su temi di interesse trasversale»
C’è una parte dell’opposizione, a Vibo Valentia, che non boccia i primi cento giorni di amministrazione comunale a guida Maria Limardo. È quella rappresentata dai consiglieri Giuseppe Policaro e Loredana Pilegi, che in una nota offrono un giudizio su questo scorcio di consiliatura. «Si è registrato un cambio di passo dell’amministrazione: l’impressione iniziale è quella di esser transitati da un modello centrato su una leadership accentrata, caratterizzante la precedente esperienza amministrativa, ad una diffusa, in cui ogni collaboratore del sindaco sembrerebbe avere più spazio operativo e organizzativo». Secondo i due consiglieri «i segnali percepiti vanno nella direzione di una iper-attività» che però per essere giudicata va inserita in un sistema complessivo di gestione politica. «È positivo che i primi cento giorni – commentano ancora Policaro e Pilegi – siano stati utilizzati quale occasione per offrire una rendicontazione delle attività svolte ai cittadini». Una rendicontazione che entrambi ci tengono a fare, su quanto prodotto in consiglio: dalle campagne di informazione sul nuovo piano comunale d’emergenza alla verifica delle strutture scolastiche; dall’incentivo alle politiche culturali e di decoro urbano all’indirizzo per l’aggiornamento dei Piani triennali dell’offerta formativa delle scuole; dalla partecipazione al concorso “Adotta un monumento” all’ordine del giorno contro la plastica, finendo con l’istituzione di un centro antiviolenza.
Differente l’approccio anche sulla «collaborazione», giudicata buona da parte di Policaro e Pilegi: «Segnale certamente positivo e di cambiamento rispetto al passato – affermano infatti – è quello di aver registrato l’apertura alla discussione in consiglio da parte della maggioranza di proposte provenienti anche dai banchi dell’opposizione, su argomenti trasversalmente contenuti nei programmi elettorali. Siamo convinti – concludono – che è tempo di passare dalla protesta alla proposta perché le invettive sterili e acritiche non giovano a nessuno, certamente non alla comunità che si è chiamati comunque tutti a rappresentare».
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