Il Corsivo | Comunali a Vibo, si entra nel vivo della campagna elettorale tra dati di fatto e potenziali consensi
Il ruolo di Fratelli d’Italia nel centrodestra e di Vito Pitaro nell’area di centro, mentre nella coalizione progressista si punta su quattro liste
Depositate le liste, inizia il rush finale che inevitabilmente alzerà il livello dello “scontro/confronto” tra i quattro candidati a sindaco. In questi giorni tutti gli organi d’informazione si sono occupati in modo diffuso dell’argomento ma, come spesso accade in questi casi, non tutto ciò che è stato scritto può essere condiviso. In questo contesto appare utile approfondire alcune tematiche che attengono alle tre principali coalizioni. Cominciando con quella guidata da Roberto Cosentino, riteniamo che vada fatta qualche puntualizzazione in relazione a quanto sostenuto sulla presunta debolezza della lista di Fratelli d’Italia. Pur essendo vero che all’interno della coalizione di centrodestra la lista del partito della Meloni è quella con il minor numero di candidati (25), riteniamo che sia un errore utilizzare tale dato per valutarne la forza. Sulla scorta di quello che diremo, quel “dato” non è indicativo della forza della lista, ma certifica unicamente la debolezza dei responsabili locali del partito, i quali – nonostante Fratelli d’Italia sia il primo partito nazionale, esprima il Presidente del Consiglio e partecipi, con ruoli di primo piano, al governo della Regione – non sono stati capaci di mettere insieme più di 21 candidati, atteso che i rimanenti quattro provengono e militano in Forza Italia. Il dato politico è questo, non la presunta debolezza della lista che, tra le altre cose, con l’apporto di Antonio Schiavello, Katia Franzè, Giuseppe Cuzzucoli e Giulia Lombardo – candidatasi in sostituzione dello zio Lorenzo Lombardo – appare tutt’altro che debole, poiché gli aspiranti consiglieri menzionati nella precedente tornata elettorale hanno totalizzato rispettivamente 318, 236, 229 e 219 preferenze. Chiarito questo aspetto, bisogna soffermarsi su quelli che sono i due principali corollari del quadro appena delineato: il primo attiene alla seria riflessione che sarà costretta ad aprire l’on. Wanda Ferro, in qualità di responsabile regionale di FdI, sulla classe dirigente vibonese; il secondo determinerà i nuovi equilibri tra le forze della coalizione, nel momento in cui, in caso di affermazione, i responsabili dei partiti si siederanno intorno ad un tavolo per definire gli assetti del futuro esecutivo. D’altro canto sarebbe veramente il colmo se Forza Italia, dopo aver “soccorso” il partito alleato, ne pagasse le conseguenze in termini di postazioni (leggi assessorati), concedendo a Fratelli d’Italia ciò che potrebbe rivendicare sulla scorta di un risultato elettorale paradossalmente conseguito con il determinante apporto dei candidati di FI schierati nella propria lista.
Per quanto concerne il polo di centro, non rappresenta alcuna sorpresa il fatto che, tra le cinque liste poste in campo dalle forze politiche che sostengono Muzzopappa, quella che fa capo a Vito Pitaro si collochi, in fatto di potenziali consensi, parecchi gradini sopra le altre. Quello che invece rappresenta una sorpresa è la circostanza che, per la seconda volta, Pitaro non sia riuscito a concretizzare i suoi obiettivi strategici. In precedenza non era riuscito a creare le condizioni che consentissero a Bevilacqua, Luciano e Ranieli di rimanere nel polo centrista. E’ facilmente intuibile quanto questo vulnus abbia inciso sulle potenziali aspettative di successo del terzo polo; infatti, anche a voler assegnare alle liste che fanno capo ai tre politici menzionati un minimo di duemila voti, togliendoli da un lato e spostandoli all’altro, parliamo della movimentazione di una quantità di voti che in una competizione elettorale come quella di Vibo rappresentano un’enormità. Col deposito delle liste si è avuta la conferma che anche un secondo obiettivo non è stato centrato. A tal fine va detto che il problema che attualmente affligge l’area centrista è rappresentato dalla circostanza che Vito Pitaro e i suoi uomini per ben quattro lustri hanno amministrato la città al fianco della Limardo. Tale inconfutabile dato di fatto crea delle evidenti difficoltà a Muzzopappa, il quale da un lato si dimostra molto puntuale ed arguto nell’individuare le tante criticità che attanagliano la città, ma dall’altro si ritrova come main sponsor quella forza politica che, nonostante l’escamotage del cambio di nome – da “Città Futura” a “Cuore Vibonese ecc. ecc.” – è sempre la stessa che ha amministrato insieme al sindaco uscente e, pertanto, pienamente corresponsabile delle criticità rilevate dallo stesso Muzzopappa. L’ex consigliere regionale aveva ritenuto di poter attenuare gli effetti di questo cortocircuito interno attraverso lo scioglimento di “Città Futura” e la collocazione dei suoi uomini nelle altre liste della coalizione. Le cose, anche in questo caso, sono andate in maniera diversa da quella auspicata da Pitaro, lasciando il problema irrisolto e gli effetti si sono subito visti nella recente diatriba tra Maria Rosaria Nesci, altro nome di spicco del polo di centro, ed il gruppo consiliare di Forza Italia. Per quanto concerne la coalizione dei progressisti, va osservato come le dichiarazioni rilasciate da alcuni giovani simpatizzanti del Pd al giornalista Diego Bianchi, conduttore del programma “Propaganda Live”, alla presenza del segretario del circolo cittadino Francesco Colelli, sarebbero – se dovesse rispondere a verità quanto riportato dallo stesso conduttore nel corso del programma – sconcertanti. Il solo ipotizzare che Romeo rischi di non partecipare neppure ad un’eventuale fase di ballottaggio lascia attoniti e francamente ci lascia increduli la circostanza che la coalizione di centrosinistra sia debole al punto tale da impedire a Romeo di partecipare alla competizione con un ruolo da protagonista. E’ vero che in questo ultimo periodo la “foga mediatica” di Colelli si è attenuata parecchio; è vero che, dopo un anno di campagna elettorale, a soli dieci giorni dal deposito delle liste il circolo cittadino ha accusato il segretario provinciale Di Bartolo ed i due consiglieri regionali Mammoliti ed Alecci di non aver fornito alcun supporto per la formazione della lista; è vero altresì che i sei simboli che campeggiano sotto l’effige di Romeo hanno portato alla formazione di sole quattro liste, ma tutto questo non può giustificare delle prese di posizioni suicide dal punto di vista mediatico.
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