Elezioni comunali: tutti contro il “Sistema Vibo” tra contraddizioni e responsabilità politiche altrui
Chiuse le liste restano sul campo un esercito di candidati, molti dei quali saltati da uno schieramento all’altro e pronti a riciclarsi affinchè nulla cambi


Chiusi i “giochi” delle candidature per le comunali a Vibo Valentia e nei 13 Comuni del Vibonese chiamati alle urne, è tempo di analisi e di campagna elettorale per l’esercito di aspiranti consiglieri comunali. Sei liste e ben 182 candidati a Vibo per Roberto Cosentino, espressione della coalizione di centrodestra. Cinque liste invece per il candidato dell’area di centro, Francesco Muzzopappa, che schiera 157 aspiranti consiglieri comunali, mentre quattro liste sostengono il candidato del centrosinistra Enzo Romeo che dispone di 124 candidati al Consiglio comunale ed infine la lista di Rifondazione comunista con candidata a sindaco Marcella Murabito che schiera 22 candidati al Consiglio. I consiglieri comunali da eleggere a Vibo Valentia sono in totale 32 e con l’ultima riforma voluta dal governo Draghi portano a “casa” poco più di 1.500 euro al mese se presenti a tutte le sedute. Niente male anche se nessuno dei candidati ammetterà mai di essere in “campo” per i “soldini” o perché “tiene famiglia”, ma unicamente per l’amore smisurato per Vibo Valentia e per quello “spirito di servizio” di cui, nelle settimane che ci separano dal voto, sentiremo parlare ad ogni angolo di strada. E’ bene anche evidenziare che da gennaio a Vibo Valentia – in quanto capoluogo di provincia – il sindaco porta a “casa” 9.660 euro al mese, il vicesindaco 7.245,00 euro, un assessore 5.796,00 euro (al pari del presidente del Consiglio comunale).
I candidati e le contraddizioni
La campagna elettorale si apre naturalmente a Vibo Valentia (come nelle precedenti) all’insegna delle contraddizioni e dell’irresponsabilità intesa letteralmente come mancanza di assunzione di responsabilità politica dinanzi a fallimenti amministrativi conclamati. Il primo cittadino uscente, Maria Limardo, che pure non aveva nascosto di voler proseguire la propria esperienza politica e amministrativa alla guida della città sottolineando che (giusta o sbagliata che sia la sua analisi) solo in un arco temporale di dieci anni un sindaco avrebbe potuto raccogliere i frutti del proprio lavoro, non è stata ricandidata. Le motivazioni sono state esplicitate, da ultimo, dal presidente della giunta della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, nel corso della pubblica manifestazione al 501 hotel per “incoronare” il candidato a sindaco Roberto Cosentino. “Attorno alla riproposizione di Maria Limardo non si è registrato quell’entusiasmo necessario per una sua ricandidatura”. Un peccato, secondo Occhiuto, per Maria Limardo che, a suo avviso, avrebbe meritato la ricandidatura. Ma se si prova ad andare un po’ oltre (per usare lo slogan di Roberto Cosentino) tale “giustificazione” emergono tutte le contraddizioni di un centrodestra – e dei suoi attori principali – incapace di assumersi le proprie responsabilità politiche dinanzi ai fallimenti. Il mancato entusiasmo attorno alla ricandidatura di Maria Limardo lo si è registrato infatti da parte di chi? Comunque la si pensi (Mangialavori, Comito o Daffinà) tale “mancato entusiasmo” – come l’ha definito Occhiuto – è tutto interno al centrodestra. Quello stesso centrodestra che crede di archiviare il “capitolo Limardo” semplicemente lodandone l’azione politica e amministrativa (e come potrebbe essere diversamente, l’alternativa sarebbe ammettere pubblicamente il proprio fallimento politico) ma guardandosi poi bene dal ricandidarla. Un’operazione del genere rischia tuttavia di non avere a Vibo quelle ripercussioni politiche negative che in qualunque altra città d’Italia si sarebbero senza alcun dubbio registrate. I motivi sono diversi. Innanzitutto anche il sindaco Limardo ci ha messo del suo, scegliendo la fedeltà alla coalizione – sempre e comunque – anche se dalla stessa coalizione di centrodestra è stata fatta fuori. Ha scelto cioè di mostrarsi pubblicamente accanto alle stesse persone che non l’hanno ricandidata e pure accanto al nuovo candidato Roberto Cosentino. Paga Maria Limardo alcuni errori politici (e non solo) irreparabili: la vicenda del teatro (inaugurato con un solo spettacolo dove il sindaco poteva per legge assumersi la responsabilità dell’apertura e subito chiuso per mancanza delle autorizzazioni necessarie da parte dei vigili del fuoco per i successivi spettacoli), con la stagione teatrale annunciata e ormai saltata, e alcuni lavori pubblici eternamente annunciati e mai finiti (scala mobile, piazza di Triparni, frazione di San Pietro) su tutti.
Il ritornello dell’eredità
Ma non sarebbe intellettualmente onesto scaricare tutte le colpe sull’attuale primo cittadino (che pure ha rivestito un ruolo importante nel mancato completamento di quanto era stato annunciato nella campagna elettorale del 2019 con lo slogan “detto…fatto”) lasciando esenti da responsabilità i principali attori politici del centrodestra locale (Forza Italia e compagni in testa). Ed occorre anche sfatare il ritornello con il quale l’attuale classe dirigente che governa il Comune di Vibo tenta di non fare i conti con i propri fallimenti politici: “Abbiamo ereditato una situazione disastrosa…”. Un ritornello facile da smentire e che mette spalle al muro anche buona parte della classe dirigente oggi schierata al centro e pure il centrosinistra. Cosa vuol dire infatti “Abbiamo ereditato”? Ereditato da chi? Il centrodestra attuale eredita da sè stesso, cioè dal…centrodestra o – al limite – da quel centrosinistra al quale non ha chiuso alcuna porta. Prima di Maria Limardo, infatti, chi ha governato la città se non giunte di centrodestra guidate da Elio Costa e Nicola D’Agostino? Ed anche volendo il centrodestra attribuire responsabilità per lo “sfascio ereditato” alla lontana amministrazione di centrosinistra guidata Franco Sammarco dovrebbe poi spiegare come mai ha aperto le proprie porte (da Forza Italia a Fratelli d’Italia) a tanti amministratori provenienti proprio dal centrosinistra e persino dalla giunta Sammarco.
In tal senso le contraddizioni abbondano, quindi, anche nell’area di centro che per anni ed anni ha amministrato la città nelle giunte di centrodestra e, sino allo scorso luglio, ha fatto parte integrante dell’amministrazione Limardo con il gruppo “Città Futura” guidato dall’ex consigliere regionale di centrodestra (ed ex assessore comunale con la giunta di centrosinistra) Vito Pitaro. Non a caso nelle prime dichiarazioni del candidato a sindaco Francesco Muzzopappa – ed anche in quelle recenti in Consiglio comunale del consigliere “pitariano” Giuseppe Cutrullà – l’azione amministrativa del sindaco Maria Limardo non è stata bocciata ma lodata. L’area di centro si trova così con le seguenti contraddizioni: bocciare l’operato della Limardo significherebbe bocciare anche parte della propria azione politica portata avanti dal maggio 2019 al luglio 2023 dal gruppo “Città Futura” che nella giunta Limardo deteneva deleghe di peso (lavori pubblici e commercio su tutte). Ma significa anche non fare i conti con altre forze politiche al proprio interno (Noi Moderati di Maria Rosaria Nesci, ad esempio, o i “leghisti” come Mino De Pinto) che della Limardo sono stati in questi anni tra i più strenui avversari politici. Contraddizioni su contraddizioni, dunque, in un “calderone” dove convive di tutto e di più: difensori e avversari della Limardo esattamente come nella coalizione di centrodestra dove almeno due forze politiche – con buona pace di Occhiuto, Mangialavori e Michele Comito – sono entrate a far parte di tale schieramento proprio in quanto l’attuale primo cittadino non è stata ricandidata: “Vibo Unica” di Stefano Luciano e “Indipendenza” dell’ex senatore Franco Bevilacqua.
Il centrosinistra che si fa male da solo
E veniamo alle contraddizioni dell’area di centrosinistra. La principale colpa di tale schieramento è quella di non aver saputo in questi anni selezionare una propria classe dirigente, aprendo le porte praticamente a tutti per ritrovarsi poi con le stesse persone pronte a saltare sul “carro” del centrodestra. Gli esempi sono tanti: basti pensare a quasi l’intero gruppo di “Città Futura” (Vito Pitaro, Giovannino Russo, Giuseppe Cutrullà, ecc.), che faceva parte integrante del Pd, o ai fratelli Sabatino e Michele Falduto che dal Pd si ritrovano ora in…Fratelli d’Italia. Ma potremmo elencare un’altra decina (e anche di più) di candidati storicamente nel centrosinistra ed ora schierati nel centrodestra accanto a Roberto Cosentino. Uno scenario dinanzi al quale è lecito chiedersi: a Vibo Valentia e provincia chi, come ed in base a quali criteri ha selezionato in questi anni – e seleziona tuttora – la propria classe dirigente? Le firme da parte di esponenti del centrosinistra a sostegno della nomina di Giuseppe Mangialavori di Forza Italia a sottosegretario di Stato (poi sfumata) risalente a due anni fa (novembre 2022) è, del resto, eloquente, del modo di intendere la politica da parte del centrosinistra vibonese che – non a caso – viene poi severamente punito dagli elettori. Così come il sostegno da parte di alcuni esponenti del centrosinistra all’allora presidente della Provincia, Salvatore Solano, una volta quest’ultimo scaricato dal centrodestra, è lì a testimoniare una “confusione” politica che nell’area del Pd e dintorni a Vibo Valentia e provincia continua a regnare sovrana.
Una “confusione” sperimentata anche nella scelta del candidato a sindaco Enzo Romeo, di fatto “imposto” dal Pd al M5S e ai Progressisti per Vibo del consigliere regionale Lo Schiavo che, in alternativa al primo nominativo, hanno però avanzato pubblicamente ben poco. Un “tira e molla” stucchevole (Romeo sì, Romeo no) che potrebbe lasciare il segno nell’elettorato storicamente di centrosinistra, tanto che una forza politica originariamente al “tavolo” di tale coalizione – Umanesimo sociale del dottore Domenico Consoli – ha preferito tirarsi fuori da tutti giochi. Il centrosinistra vibonese, del resto, è maestro nel farsi del male da solo e in questi anni è stato capace di collezionare sconfitte elettorali anche dinanzi ad un centrodestra fallimentare. L’ultima “uscita” da parte di alcuni giovani del Pd a “Propaganda live” di Diego Bianchi (Zoro) su La7 (con l’ammissione che il candidato di centro Muzzopappa potrebbe arrivare al ballottaggio o quasi) la dice del resto lunga su come il centrosinistra a livello di comunicazione (e non solo) riesca a farsi del male da solo.
Il “Sistema Vibo”
Una lista autonoma ha invece presentato Rifondazione comunista con candidata a sindaco Marcella Murabito, ma i candidati al Consiglio comunale si fermano a 22 su 32. Una presenza comunque significativa se saprà – al di là del risultato elettorale – andare sul concreto ed oltre gli slogan che finiscono per essere paradossalmente uguali per tutti gli schieramenti. Avevamo coniato per tempo come testata e sin dal 2019 l’appellativo “Sistema Vibo” per descrivere un sistema di potere e quel vero e proprio modo di vivere, pensare e gestire la cosa pubblica (e privata) in città caratterizzante l’ultimo trentennio. Due paroline “magiche” – “Sistema Vibo” (equivalente al “tutto cambi affinchè nulla cambi” e con personaggi politici perfettamente interscambiabili tra i vari partiti) – rispolverato in questi giorni da alcune forze politiche tutte pronte, a parole, a combatterlo e contrastarlo. Qualche esempio nelle dichiarazioni dei protagonisti, con il candidato Francesco Muzzopappa pronto “ad asfaltare il Sistema”, Roberto Cosentino pronto ad “Andare oltre”, Enzo Romeo e Rifondazione comunista pronti a liberare la città “dalla cappa dei poteri forti”. Niente nomi e o esempi concreti, per carità. Quelli – al netto delle persone perbene che pur non mancano tra i vari schieramenti – vengono lasciati solo agli organi di informazione (quelli senza conflitti di interesse, si intende) contro i quali le forze politiche cittadine sono però pronte a schierarsi tutte le volte che viene citato qualche loro esponente. Il “Sistema Vibo” è anche questo e, non a caso, nelle liste appena presentate – da un primo sguardo – si trova davvero di tutto e di più.
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