lunedì,Dicembre 23 2024

Scontro in aula, Gianluca Callipo condanna l’episodio

La “cacciata” del sindaco Elio Costa da parte del deputato Bruno Censore viene bollata dal presidente nazionale di Anci giovani come un «grave sgarbo a sindaco e cittadini di Vibo. C'è un Pd che chiede scusa»

Scontro in aula, Gianluca Callipo condanna l’episodio

«In qualità di presidente nazionale di Anci giovani non posso fare a meno di biasimare quanto accaduto ieri sera nell’aula del Consiglio comunale di Vibo Valentia, dove è stato impedito al sindaco Elio Costa di porgere il suo saluto istituzionale al sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, intervenuto a un incontro promosso dal deputato Brunello Censore».

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A riferirlo è il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, presiedente nazionale Anci Giovani. Lo stesso amministratore precisa: «Non voglio entrare nel merito dei motivi che presumibilmente hanno indotto Censore a commettere questo grave strappo istituzionale, ma trovo inqualificabile che il sindaco, massima autorità cittadina, non abbia potuto porgere il benvenuto della città che amministra al rappresentante del Governo, che a quanto pare è anche un suo caro amico. Tanto più che l’incontro si svolgeva nell’Aula consiliare, “casa” del sindaco e dei cittadini».

Callipo aggiunge: «Si è detto, per spiegare il comportamento dell’onorevole Censore, che si trattava di un incontro partitico, come se ciò possa giustificare lo sgarbo istituzionale che è stato compiuto. A parte che una politica che marginalizza i cittadini e chi li rappresenta perché eletto, non piace a nessuno, tranne a chi se ne fa scudo, se proprio si voleva tenere fuori ogni altro interlocutore meglio sarebbe stato organizzare l’incontro in qualunque altro luogo che non richiamasse, come invece fa una sala consiliare, la partecipazione e il confronto democratico».

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E infine da Callipo arriva un chiaro: «condanna senza riserve quanto accaduto, ma a nome del partito in cui milito, in qualità di iscritto e di membro dell’Assemblea nazionale, porgo al sindaco Costa le scuse del Pd o, per meglio dire, di quella parte del Pd che come me crede in un altro modo di far politica».

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