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Comune di Tropea sciolto, Piserà: «Dichiarazioni di Macrì gravissime, non accetta la democrazia»

L’ex consigliere di minoranza contro l’ultima iniziativa del già sindaco che ha chiamato a raccolta il paese contro la decisione di sciogliere gli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose: «Macrì grida all’errore senza neppure aspettare le motivazioni della decisione. Vuole solo alimentare confusione per non fare i conti con se stesso»

Comune di Tropea sciolto, Piserà: «Dichiarazioni di Macrì gravissime, non accetta la democrazia»
Il Municipio di Tropea e nei riquadri Antonio Piserà e Giovanni Macrì
Antonio Piserà (Noi con Salvini)
Antonio Piserà

E’ una chiamata alle “armi” pericolosa quella che l’ex sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, sta facendo attraverso i social e pseudo “lettere aperte” alla città. Continua ad indentificare l’intera città di Tropea con se stesso in un’opera di megalomania e malafede per la quale vorrebbe identificare il commissariamento della sua amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose con il commissariamento di un intero paese. Non è così, tanto è vero che la vita economica e sociale a Tropea continua come sempre e proprio in queste ore si svolgono importanti gare di vela”. E’ quanto afferma l’ex consigliere comunale di minoranza di Tropea Antonio Piserà. “E’ peraltro l’ex sindaco Macrì ad essere in palese contraddizione con sé stesso, atteso che proprio lui aveva detto che avrebbe aspettato le motivazioni dello scioglimento prima di valutare il da farsi, mentre ora già grida all’errore pur non conoscendo nulla delle motivazioni poste alla base dello scioglimento della sua amministrazione per infiltrazioni mafiose. Il sindaco chiama alle “armi” la popolazione – sottolinea Piserà – calpestando lo Stato di diritto: non accetta le regole del “gioco”, non accetta l’applicazione delle leggi dello Stato contro la sua amministrazione, chiede modifiche legislative alla normativa  in attesa di leggere le motivazioni dello scioglimento della sua amministrazione. Tutto fumo e propaganda vuota, è un volerci mettere il “cappello” su iniziative che non appartengono a Macrì (i concerti di musica, ad esempio, ci sono sempre stati) perché Tropea era e resterà – con o senza Macrì – ai vertici del turismo calabrese grazie alle sue bellezze e alla sua storia che prescindono dalle amministrazioni comunali di turno e vive anche senza il sindaco e un’amministrazione – così hanno detto gli organi dello Stato deputati a dirlo – condizionata dalla criminalità organizzata. Gravissime, pertanto, appaiono le dichiarazioni di Macrì laddove conferma – ancora una volta – di non saper accettare la democrazia arrivando a parlare di “appetiti e mani che stanno per riemergere su una Tropea senza governo e senza controllo”.

Giovanni Macrì

Gravissime dichiarazioni perché Macrì così affermando sostiene che Tropea sarebbe senza governo pur essendoci tre commissari nominati dallo Stato centrale che stanno invece ben controllando tutto (ad iniziare dall’uso improprio da parte del sindaco del profilo social “Comune di Tropea” trasformato dallo stesso ex cittadino in “Tropea Libera” dopo le proteste giunte anche in Prefettura). Insomma, per il “democratico” Macrì o governa lui la cosa pubblica oppure Tropea si deve definire “senza governo e senza controllo”. Basterebbero già solo tali dichiarazioni – ancor più gravi poiché provengono da un avvocato – per dare l’esatta cifra del personaggio Macrì. Ma c’è di peggio: adombra complotti ai suoi danni senza dare alcuna prova di ciò che afferma, segno che nulla di quanto esterna corrisponde a realtà. Deliri di un ex sindaco rimasto “nudo” che vorrebbe aizzare le folle contro lo Stato, contro la democrazia, contro la Prefettura di Vibo, contro le forze dell’ordine e la Commissione di accesso agli atti, contro il Ministero dell’Interno che ha proposto ed ottenuto lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale e della sua amministrazione non più rispondente – questo ha deliberato il Consiglio dei ministri – ai principi di buon andamento nella gestione della cosa pubblica. La malafede di Giovanni Macrì – conclude Piserà – si palesa nella circostanza che la chiamata alle “armi” dei cittadini avviene prima ancora di aver letto le motivazioni dello scioglimento, segno evidente che all’ex Principe non interessa capire, ma solo alimentare confusione per non fare i conti con se stesso e con un’azione amministrativa che ha portato all’intervento sostitutivo dello Stato centrale i cui organi politici sono dello stesso colore politico di Giovanni Macrì. Più bocciatura di così non si può…!”.

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