Il Corsivo | Comunali a Vibo: la metamorfosi del centrodestra che rischia di vincere al primo turno
Da probabile escluso dal turno di ballottaggio sino a poco tempo fa si ritrova oggi in posizione di vantaggio rispetto al polo di centro ed ai progressisti. Eccone le ragioni
Nei giorni scorsi la coalizione di centrodestra, attraverso un comunicato stampa, ha reso noto che – dopo aver ampliato il proprio perimetro con l’adesione di altre forze politiche, quali il gruppo cittadino di Azione che fa capo a Stefano Luciano e “Indipendenza”, il cui leader locale è l’ex senatore Franco Bevilacqua – adesso si appresta ad aprire al contributo di tutte le “menti illuminate” presenti sul territorio che, a prescindere dalla propria matrice ideologica, intendano impegnarsi per dare corpo ad un progetto importante per il futuro della città. In attesa di verificare se questa nuova “apertura” conseguirà gli stessi risultati di quella precedente rivolta alle forze politiche all’indomani del passo indietro della Limardo, occorre soffermarsi sugli eventi ad essa connessi. Sul punto avevamo scritto, in un precedente intervento del 9 marzo, che l’apertura effettuata alle forze politiche fino a quel momento distanti dalla coalizione di centrodestra da parte del responsabile provinciale di Forza Italia Michele Comito, ma ancor più di lui voluta, quasi imposta, da Tonino Daffinà, avrebbe messo in moto una reazione a catena dagli effetti politicamente dirompenti, i quali avrebbero cambiato il destino dei tre raggruppamenti che si stanno contendendo la conquista di palazzo Razza. A poco più di un mese da quel nostro scritto, bisogna prendere atto di come effettivamente l’iniziativa di Comito/Daffinà abbia portato ad una specie di rivoluzione copernicana, trasformando il centrodestra da coalizione che rischiava seriamente di non riuscire neppure a centrare l’obiettivo di partecipare al ballottaggio, nella più titolata – tra le tre aggregazioni – a poter puntare ad un’ipotetica affermazione al primo turno. I passaggi attraverso i quali si è verificata questa metamorfosi hanno interessato esclusivamente il centrodestra ed il polo di centro, mentre la coalizione che fa capo ad Enzo Romeo ha funto da osservatore interessato senza subire conseguenze dirette sul proprio potenziale, ma solo indirette, dovute al venir meno del copioso voto disgiunto a danno della Limardo. Alla progressiva crescita del centrodestra ha fatto da contraltare il depotenziamento del polo centrista, avvenuto attraverso una specie di travaso di forze politiche ed uomini che da quest’ultimo schieramento si sono spostati nel primo. In questa sede poco interessano i motivi dell’emorragia della compagine che fa capo a Francesco Muzzopappa, bastando unicamente la presa d’atto dell’inconfutabile dato di fatto per chiedersi se la ferrea convinzione di poter vincere al primo turno del candidato a sindaco del terzo polo ancora persista. Fin quando la Limardo era in campo, e prima delle varie fuoriuscite dal polo centrista, eravamo convinti che il turno di ballottaggio sarebbe stato ineludibile ed il centrodestra difficilmente vi avrebbe partecipato. Oggi, alla luce di quanto sopra detto, riteniamo che siano aumentate le possibilità che i giochi si possano chiudere già al primo turno, soprattutto se l’apertura alle “menti illuminate” avrà per il centrodestra gli stessi effetti di quella rivolta alle forze politiche; in ogni caso è praticamente certo che Roberto Cosentino non avrà problemi ad accedere al secondo turno per confrontarsi con chi riuscirà a spuntarla tra Romeo e Muzzopappa, la cui sfida si concluderà con un minimo scarto di voti. Nel contesto di questo confronto al fotofinish, bisogna chiedersi se sia fondato il convincimento di chi ritiene che le tensioni nazionali tra M5S e Pd ed i rapporti ai minimi storici tra Conte e la Schlein, dopo le problematiche registratesi a Bari ed in Piemonte, finiranno per depotenziare Romeo. Sul punto crediamo di poter escludere un’eventualità del genere, alla luce del fatto che a livello locale una decisione in tal senso spetterebbe all’onorevole Tucci, il quale – nel momento in cui si è trovato a scegliere tra l’esporsi alle critiche d’incoerenza nell’accettare l’imposizione di Romeo da parte del Pd o correre con un proprio candidato – pur di consentire alle forze progressiste di giocarsi una partita senza partire sconfitti prima ancora di cominciare, ha preferito seguire la prima via. Per il parlamentare far mancare oggi il sostegno del M5S a Romeo sarebbe una decisione illogica poichè vanificherebbe il suo precedente “sacrificio”. Ritornando a Muzzopappa, sarebbe interessante capire se – dopo aver affermato che, nell’ipotesi residuale di una sua partecipazione al ballottaggio, e dopo essersi scelto il candidato con cui confrontarsi, non avrebbe mai chiesto i voti a Luciano e Bevilacqua, ma solamente ai suoi tanti amici che militano nel centrodestra – nel caso in cui a confrontarsi al secondo turno fossero Romeo e Cosentino darebbe il suo sostegno ai “suoi amici del centrodestra” oppure guarderà verso Romeo le cui doti di mitezza e pacatezza non sono state ritenute idonee dal candidato a sindaco centrista a risolvere i problemi della città. Chiariti questi aspetti la chiusura va dedicata alle critiche che qualcuno ha inteso muovere al nostro precedente intervento del 5 aprile, nel quale si è sostenuto l’esatto contrario di quello per il quale veniamo censurati; abbiamo infatti messo nero su bianco che bisogna smetterla con i sussurri, i mormorii e le allusioni quando ci si riferisce a Vito Pitaro, il quale ad oggi ha un problema solamente politico, nascente da quello che hanno scritto su di lui i magistrati della Dda di Catanzaro. Se sosteniamo dunque che il problema di Pitaro è solamente politico, per noi, contrariamente a quanto ci si è sforzati di attribuirci, non esistono altri tipi di problemi.
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