Vibo, Lo Schiavo: «Si istituisca una Fondazione per salvare il Sistema bibliotecario»
Il consigliere regionale: «Il comprensorio vibonese non può permettersi il lusso di rinunciare, senza battere ciglio, ad un autentico baluardo di cultura e condivisione dei saperi»
«Di fronte alla sciagurata ipotesi di chiusura del Sistema bibliotecario tutta la collettività vibonese, nelle sue articolazioni politiche, sociali, imprenditoriali e istituzionali, ha l’obbligo morale di intervenire e scongiurarne il definitivo tracollo. Un territorio come quello della provincia di Vibo Valentia non può permettersi il lusso di rinunciare, senza battere ciglio, ad un autentico baluardo di cultura e condivisione dei saperi». È quanto sostiene in un comunicato stampa il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti, intervenendo sull’attuale condizione del Sistema bibliotecario vibonese e lanciando la proposta della creazione di una Fondazione culturale.
«Parliamo – prosegue Lo Schiavo – della più grande biblioteca pubblica della Calabria che custodisce al suo interno 90mila volumi e gestisce oltre 2 milioni di schede bibliografiche on line. Nei suoi 30 anni di attività è stato il fulcro del Servizio bibliotecario regionale, mettendo in rete circa 160 biblioteche comunali, universitarie, scolastiche e diocesane calabresi, tra le quali quelle delle università Magna Graecia e Mediterranea, ma anche il Polo culturale Mattia Preti del Consiglio regionale e la biblioteca del Museo archeologico di Reggio Calabria. È stato inoltre promotore di iniziative di rilevanza nazionale, come il decennale Festival leggere e scrivere, oltre a giocare un ruolo determinante nell’aggiudicazione del titolo di “Capitale italiana del libro 2021” per la città di Vibo Valentia. È chiaro che di fronte a tali rilevanti elementi anche la Regione Calabria debba riconsiderare il ruolo del Sistema bibliotecario vibonese nel quadro delle sue politiche culturali e fare in modo che questo non sparisca, travolto da una condizione economica che, oggettivamente, allo stato, non ne garantisce la sopravvivenza. Ricordo che l’ente culturale è peraltro frutto della Legge regionale sulle biblioteche del 1985 e che fino al 2008 ha goduto di un finanziamento annuale di circa 50mila euro da parte della stessa Regione. Oggi, di fronte alla concreta possibilità di chiusura, è a mio avviso necessario intervenire con ogni mezzo, anche ipotizzando la creazione di una Fondazione pubblico-privata, alla quale possano partecipare i Comuni soci del Sistema, la Provincia di Vibo e la stessa Regione Calabria, ma anche quelle realtà imprenditoriali calabresi che da sempre ne hanno sostenuto le iniziative e tutte quelle che credono nel valore della cultura come strumento di emancipazione e riscatto della collettività. Serve un’assunzione di responsabilità collettiva che metta l’Ente nelle condizioni di riprendere le sue attività. Sarebbe inoltre opportuno – a mio avviso – adottare una scelta di indirizzo politico e dilazionare i tempi della procedura di sfratto in corso per la storica sede di Palazzo Santa Chiara da parte del Comune di Vibo Valentia, considerando la prossima scadenza dell’attuale consiliatura, in modo che sia il nuovo Esecutivo a prendere in carico la questione e valutare con maggior ponderazione anche i termini e le condizioni dell’avviso pubblico che l’ente culturale ha diramato per la ricerca di una collocazione. Avviso nel quale si riserva un diritto di precedenza per l’attuale sede introducendo un principio di compensazione degli oneri conseguenti. Anche su questo fronte mi auguro che prevalga il buonsenso e si scongiuri la prospettiva di disperdere l’immenso patrimonio, simbolico oltre che materiale, che il Sistema bibliotecario riveste anche in ragione della sua attuale prestigiosa collocazione».
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