giovedì,Gennaio 9 2025

Referendum, D’Alema a Vibo a sostegno del “No”: «Riforma confusa e dannosa»

Partecipata iniziativa promossa dal consigliere comunale Antonio Lo Schiavo. Per l’ex presidente del Consiglio la riforma costituzionale «non abolisce il Senato ma, come per le Province, abolisce solo il voto dei cittadini»

Referendum, D’Alema a Vibo a sostegno del “No”: «Riforma confusa e dannosa»

Partecipata iniziativa sulle ragioni del “No” al prossimo referendum costituzionale, promossa ieri a Vibo Valentia alla presenza del già presidente del Consiglio dei ministri, Massimo D’Alema, su iniziativa del consigliere comunale d’opposizione, e già candidato al sindaco per il centrosinistra, Antonio Lo Schiavo. Davanti al nutrito pubblico che ha gremito una sala del 501 Hotel, l’ex ministro degli Esteri ha enunciato le principali motivazioni a supporto dell’opposizione alla riforma costituzionale sollecitato dal presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri. 

In avvio dei lavori, nel suo intervento di saluto, è stato lo stesso Lo Schiavo ad esporre le ragioni del “No”.  

«Molti, a mio avviso – ha affermato Lo Schiavo – i motivi per schierarsi a favore del “No”. In primo luogo la riforma riduce gli spazi di sovranità popolare, il nuovo Senato non sarà eletto dai cittadini ma sarà eletto dai consigli regionali. Un Senato che perderà così le sue funzioni, così come avverrà alle Regioni con il trasferimento di competenze allo Stato centrale. Ma il Senato perderà anche la sua rappresentanza, non riproducendo realmente le istanze delle autonomie locali ma solo quelle dei partiti che eleggeranno i nuovi senatori. La seconda obiezione – ha affermato ancora Lo Schiavo – è di metodo: la Costituzione non si cambia a colpi di maggioranza ma sulla base di un ampio consenso delle forze politiche, perché lo spirito dei padri costituenti era di avere una Carta che fosse la casa comune dei suoi cittadini, in cui maggioranza e opposizione si potessero ritrovare. La terza obiezione – ha concluso – è di merito e metodo insieme: la Costituzione italiana è nata come sintesi di culture politiche differenti, oggi la si vuole cambiare sulla base di slogan improntati dell’antipolitica e sulla base di obiezioni legati ai costi del Senato e al taglio di poltrone. In realtà, questo modo di fare populista non si può né si deve applicare ad una cosa coì importante come la riforma costituzionale. Passaggio che non può essere banalizzato». 

Lo stesso D’Alema non ha avuto dubbi: «Quella che si configura è una riforma confusa, dannosa per le nostre istituzioni. D’altro canto viene dimenticato, o si fa finta di dimenticare, che anche l’onorevole Berlusconi fece una riforma, approvata nel 2005 dal parlamento, che presentava molti aspetti comuni alla riforma di cui parliamo adesso e noi votammo contro e ci fu, in quell’occasione, una campagna referendaria in cui il nostro partito, unito, e l’Ulivo, si schierarono per il “No” e alla fine la riforma fu cancellata. Io sto facendo la stessa campagna per il “No” che feci allora, con gli stessi argomenti. Qualcun’altro ha cambiato idea, perché anche in quel caso noi ritenemmo quella riforma sbagliata e dannosa esattamente come oggi». 

E, ancora, D’Alema ha messo in evidenza il dato sulla riduzione del numero dei parlamentari: «In questi giorni si stanno raccogliendo le firme alla Camera e al Senato sulla proposta di riforma costituzionale elaborata, insieme a diversi professori, dai comitati per il “No” che prevede di portare a 400 i deputati e a 200 i senatori, mentre la riforma Renzi non prevede affatto la riduzione del numero dei deputati. La proposta prevede però anche l’elezione popolare a suffragio universale e diretto delle Camere, perché quello che veramente la riforma Renzi abolisce non è il Senato ma il voto dei cittadini per eleggere il Senato. Il voto popolare è abolito. Così come hanno fatto per le province. Non hanno abolito le province. Hanno abolito il voto popolare per le province. Quindi sembra che quello che dà fastidio è il voto dei cittadini. Noi siamo favorevoli, si sono già raccolte molte firme, il che vuol dire che questa proposta può essere messa all’ordine del giorno esattamente il giorno dopo che il “No” vince il referendum allo scopo di approvarla già nel corso di questa legislatura. Anche perché se vince il “No” – ha concluso -, sarà impossibile andare ad elezioni anticipate perché bisognerà rifare la legge elettorale e quindi contemporaneamente c’è tempo per fare anche una limitata ma efficace riforma costituzionale che riduca, seriamente e in maniera più drastica, il numero dei parlamentari».

 

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