Il Corsivo | Teatro e politica a Vibo, quando tutto si trasforma in vista della campagna elettorale
Le “mosse” gestionali del sindaco in attesa della ricandidatura. Il main sponsor e i problemi nella coalizione di centrodestra
Vibo Valentia, l’unica città dove la prima di un teatro si trasforma in “Oggi le comiche”; non ci riferiamo certamente allo spettacolo offerto dal duo “Ale & Franz”, ma a quello, ancor più esilarante, posto in scena dal sindaco Limardo ancor prima che si alzasse il sipario. Da giorni, ormai, infuriano le polemiche sulla gestione poco trasparente della vendita dei biglietti e sull’ancor più discutibile convenzione tra il Comune ed un’associazione guidata dallo stesso sindaco. Prima di ogni valutazione, appare opportuno riassumere i fatti nella loro essenzialità, rinviando per tutti gli altri particolari ai tanti servizi giornalistici che in questi giorni si sono occupati delle due vicende. In relazione alla vendita dei biglietti si è registrata una specie di sollevazione popolare poiché, dopo ore trascorse in fila, gli aspiranti acquirenti chiamati in ordine di prenotazione, raggiunto il numero di 160 biglietti, si sono sentiti dire che essi erano terminati. Gli animi si sono subito riscaldati, in quanto, di fronte alla disponibilità di un numero di posti di gran lunga superiore, i responsabili della vendita non erano stati in grado di spiegare che fine avessero fatto gli altri biglietti. Rimasto irrisolto il mistero, la soluzione trovata dal sindaco per stemperare la palpabile tensione è stata quella di organizzare un secondo spettacolo, con i medesimi attori, per le ore 18 dello stesso giorno della “prima”, prevista per le ore 21. Una soluzione il cui risultato rappresenta un unicum nazionale, poiché trasforma la “prima” in seconda, e viceversa. Non è dato sapere se il sindaco, nell’adottare la propria determinazione, abbia ritenuto di potersi avvalere del paradigma della nota regola matematica secondo la quale cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia; certo è che ha sconvolto la consolidata tradizione in materia. Ancor peggio per quanto riguarda la stipula della convenzione di cui si è detto in premessa; anche in questo caso il primo cittadino è riuscito ad assurgere agli onori della cronaca, creando un caso che si pone agli antipodi del buon senso. Un Comune che, previa una deliberazione della giunta, stipula una convenzione – che concede delle utilità – con un’associazione presieduta dallo stesso sindaco da’ un’immagine molto sui generis del concetto di trasparenza amministrativa. I pseudo-chiarimenti del sindaco sulle due vicende hanno convinto poco: in relazione alla vendita dei biglietti, ha prima scaricato la responsabilità della pessima organizzazione alla mancanza di disponibilità da parte della struttura del teatro Parioli di Roma nel gestire tale aspetto, e poi nulla ha detto su come mai al numero 160 i biglietti fossero già terminati; per quanto asserito dal sindaco in relazione alla convenzione stipulata tra il Comune e l’associazione da lei presieduta, riteniamo che non valga la pena neppure di commentare e ci limitiamo pertanto a ricordare che, anche in passato, si sono registrate situazioni più che imbarazzanti, come ad esempio quando era stato previsto il pagamento all’associazione per un’esibizione mai avvenuta, tentativo poi naufragato per la denuncia delle opposizioni, altro che strumentalizzazioni!
Sul punto è inutile dilungarsi, poiché l’opinione pubblica, in modo unanime, considera le argomentazioni del sindaco come una delle sue tante solite arrampicate sugli specchi, convinta invece che la Limardo stia gestendo il teatro comunale come se fosse una proprietà del suo esecutivo, da utilizzare nell’ottica della propria campagna elettorale. Riteniamo comunque riduttivo limitarsi a valutare l’agire del sindaco in un contesto che non sia quello più ampio del prossimo rinnovo del Consiglio comunale. Infatti l’ampliamento del campo d’indagine consente di capire se le responsabilità di questa “allegra” gestione della cosa pubblica debbano essere ascritte unicamente alla Limardo oppure ella sia in buona compagnia. In un’ipotetica scala di misurazione delle responsabilità, il primo posto assoluto lo assegneremmo all’on. Mangialavori – main sponsor del sindaco – al quale andrebbe chiesto se effettivamente sia convinto della bontà dell’operato della sua pupilla al punto tale da riproporne la candidatura. Due le ipotesi: o il parlamentare è cosi lontano dalle problematiche della città da disconoscere le condizioni in cui versa, oppure utilizza la ricandidatura della Limardo – ancorandola ad immaginari risultati amministravi – per coprire il proprio precedente fallimento, consumatosi nel momento in cui, nella scorsa tornata elettorale, puntò sull’attuale sindaco. Non nutriamo alcun dubbio su questa seconda ipotesi, poiché neppure ad un cieco sfuggirebbero le condizioni della città, ed anche uno stolto riuscirebbe a comprendere perché, alla sola ipotesi di un Limardo-bis, la coalizione di centrodestra si sia sgretolata. Non essendo Mangialavori né cieco né stolto, il resto viene da sé e non occorrono doti di grande intuizione per individuare i motivi che hanno guidato il suo agire. In fatto di responsabilità, crediamo che sia giusto sgombrare il campo da ogni equivoco e dare a Cesare quel che è di Cesare ed in questo contesto bisogna dunque chiarire la posizione di Michele Comito. E’ vero che il consigliere regionale, a distanza di qualche giorno dall’improvvida iniziativa di Mangialavori di ricandidare la Limardo si è attestato sulle sue stesse posizioni, ma è pur vero che vi è un passaggio nelle sue dichiarazioni molto significativo, che va valorizzato poiché rappresenta un importante spartiacque tra i due politici. Ci riferiamo alla disponibilità manifestata dal responsabile provinciale di FI nei confronti degli alleati, dichiarandosi disposto a discutere anche su altri nomi se la ricandidatura della Limardo non fosse stata condivisa per come invece ritenuto dal parlamentare. L’apertura di Comito non ha sortito poi nessun effetto poiché i rapporti erano stati così deteriorati dalla proposta di Mangialavori che nessuno dei vecchi alleati ha inteso più sedersi al tavolo del centrodestra. Va pure aggiunto che all’epoca dei fatti il parlamentare ricopriva la carica di coordinatore regionale e sarebbe stato politicamente imbarazzante per Comito spingersi oltre “all’apertura” di cui sopra per assumere una posizione di più netto dissenso. Chiuso questo capitolo e tornando al modus operandi di Mangialavori, va osservato come egli, dopo aver proposto la ricandidatura dell’attuale sindaco, non ha più perorato pubblicamente la sua causa; evidentemente la presa d’atto che, tra l’opinione pubblica e gli stessi addetti ai lavori, la candidatura della Limardo fosse percepita come perdente, lo ha indotto ad eclissarsi, in linea col suo più noto dato caratterizzante, che lo ha sempre portato a collocarsi tra le ombre ogni qual volta le problematiche necessitano di un approccio vigoroso. Chiariti tutti questi passaggi, non resta che attendere la fine dello spoglio per capire quanti elettori condivideranno la convinzione del parlamentare in ordine ai vantaggi che deriveranno alla città da un secondo quinquennio targato Limardo.
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