Il Corsivo | Congresso di Forza Italia: l’affluenza non crei equivoci sulle difficoltà del partito a Vibo
Nessuna new entry nel Vibonese e mentre nel resto della regione il partito si conferma leader nel centrodestra, a Vibo anche l'investitura della Limardo resta un problema
Spente le luci, calato il sipario ed andati via gli ospiti, oggi Michele Comito si trova a fare i conti con una realtà completamente diversa da quella che si è vista nel corso del recente congresso provinciale di Forza Italia. Una realtà che non ha nulla a che vedere con la sala completamente gremita, da ascrivere alla presenza al tavolo del congresso del governatore Roberto Occhiuto, dell’on. Raffaele Nevi, portavoce nazionale, e dell’on. Francesco Cannizzaro nuovo coordinatore regionale, e non certo allo stato di salute di Forza Italia a Vibo dove il partito rappresenta un’anomalia rispetto al resto del territorio calabrese. A conferma di tale assunto due inconfutabili dati politici emersi nel corso dei lavori: 1) nonostante da mesi l’on. Mangialavori continui a ripetere che il sindaco Limardo merita di essere ricandidato per gli ottimi risultati conseguiti e che il suo nome sarà condiviso da parte di tutti gli alleati, neppure in occasione del congresso provinciale è stata ufficializzata la sua candidatura per la coalizione di centrodestra; 2) mentre in tutti gli altri capoluoghi di provincia, nel corso dei rispettivi congressi, Cannizzaro ha potuto annunciare nuovi ingressi o la ripresa del dialogo con chi si era allontanato dal partito nel periodo antecedente al suo insediamento, a Vibo nulla di ciò si è registrato. D’altro canto lo stesso Mangialavori nel tentativo di nascondere tale significativo dato di fatto, è stato costretto nel corso del suo intervento ad arrabattarsi elencando le new entry avvenute a Lamezia e Catanzaro. In relazione al primo aspetto riteniamo che esso confermi, al di là delle belle parole, il timore del parlamentare di ripresentarsi agli elettori con la Limardo e spera che rinviando sine die l’ufficializzazione della candidatura, qualche alleato col proprio veto possa togliergli le classiche castagne dal fuoco. Il fatto però è che mentre nel resto della regione Forza Italia continua ad essere il partito leader della coalizione di centrodestra e tutti gli storici alleati sono al suo fianco, a Vibo la situazione è completamente diversa, infatti oltre a Fratelli d’Italia gli altri alleati non intendono più riconoscere a FI la leadership della coalizione. Questo pone Mangialavori di fronte ad un bivio: o si presenta agli elettori con la Limardo, rinviando di qualche mese un probabile fallimento, oppure lo anticipa schierando Forza Italia a sostegno di un candidato espresso da un’altra forza o aggregazione politica. I motivi per i quali i vecchi alleati non vogliono più dare credito alle proposte del parlamentare sono noti ed attengono alla circostanza che ogni sua scelta si è sempre rilevata poco oculata: 1) due presidenti della Provincia (Niglia e Solano) di cui si è occupata per lunghi periodi la cronaca giudiziaria dei vari mezzi d’informazione; 2) due sindaci, il primo Elio Costa, mandato a casa dallo stesso Mangialavori, dopo averlo proposto, sostenuto e fatto eleggere poiché a suo dire non aveva più i numeri in Consiglio comunale. Poi la Limardo – per la quale stranamente non valgono le stesse regole applicate al suo predecessore nonostante in Consiglio riesca a “galleggiare” solo grazie allo spasmodico attaccamento alla poltrona di qualche consigliere d’opposizione – che sarà ricordata unicamente per i selfie, le promesse mancate, lo spreco di denaro pubblico e da ultimo per essere stata l’unico sindaco da quando è stato costituito il Comune di Vibo Valentia a non essere stata capace neppure ad allestire un albero di Natale; 3) infine la ciliegina sulla torta rappresentata dal commissario Asp Giuseppe Giuliano il quale durante la prima ondata di covid fu pubblicamente elogiato da Mangialavori per l’opera profusa a favore del Vibonese nonostante l’Asp non riusciva neppure a processare i tamponi ed era costretta ad inviarli a Catanzaro. Ricordiamo che all’epoca quegli elogi scatenarono l’indignata reazione del primario Mimmo Consoli, oggi leader di Umanesimo Sociale, il quale con un infuocato intervento sulla stampa replicava al parlamentare denunciando l’inadeguatezza di Giuliano i cui limiti costringevano i terrorizzati padri di famiglia (al tempo di covid si moriva) a rivolgersi alle strutture private (spesa 70 euro) per poter ottenere il risultato dei tamponi in tempi utili, anche a costo di far saltare ai propri figli il pranzo e forse anche la cena. Ancora peggio la conclusione della seconda esperienza di Giuliano a Vibo in quanto destinatario della misura cautelare della sospensione per un anno dai pubblici uffici poiché indagato per falso ideologico. Chiusa questa lunghissima parentesi resasi necessaria per sgombrare il campo da alcune fandonie ascoltate nel corso del congresso di Forza Italia, occorre evidenziare un altro aspetto evidentemente non colto da Mangialavori, o peggio interpretato in senso esattamente contrario. Ci riferiamo alla circostanza che gli altri politici seduti al tavolo della presidenza del congresso nei loro interventi hanno più volte ribadito e sottolineato che a Vibo il padrone di casa era per l’appunto Mangialavori. Dal tenore dell’intervento del parlamentare si evince come quella “incoronazione” sia stata percepita come un encomio, mentre in effetti quel “riconoscimento” rappresenta una chiara presa di distanza per non essere coinvolti nella prevedibile perdita del Comune da parte di Forza Italia, altro che invenzioni della stampa! Ritornando a Michele Comito, al quale toccherà l’ingrato e gravoso compito di togliere il partito dalle secche in cui è stato trascinato, gli va riconosciuto il merito di essere stato l’unico a tenere alta la bandiera del partito cittadino nel corso dei lavori congressuali. Il neo responsabile provinciale, con la sua riconosciuta signorilità, pacatezza di modi ed equilibrio nei giudizi si è posto su un piano diverso dimostrando di essere lui il vero “padrone di casa” in senso positivo e ben augurante per il futuro e non nei termini sopra dedotti.
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