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Il Corsivo | Comunali a Vibo: l’area progressista è giunta al capolinea

Le posizioni del segretario cittadino del Pd e del leader di Umanesimo sociale animano il dibattito politico in città tra l’opinione pubblica cittadina

Il Corsivo | Comunali a Vibo: l’area progressista è giunta al capolinea
Il Comune di Vibo e nei riquadri Francesco Colelli e Mimmo Consoli
Riccardo Tucci e Antonio Lo Schiavo

Il recente scambio di opinioni tra il segretario cittadino del Partito democratico, Francesco Colelli, ed il leader di “Umanesimo Sociale”, Mimmo Consoli, merita di essere approfondito nei suoi contenuti, avendo di fatto posto la parola fine all’alleanza tra le forze progressiste, quantomeno per come inizialmente concepita da M5S, Umanesimo Sociale, Progressisti per Vibo e Pd. Va subito detto che riteniamo debba essere condivisa la netta presa di posizione di Colelli in relazione alla candidatura di Romeo ed all’inizio della campagna d’ascolto dei cittadini, mentre invece va considerato fuorviante ed ingenuo il suo tentativo di ascrivere ad altri componenti del polo progressista la responsabilità esclusiva del fallimento. Questo nostro convincimento poggia su quanto scritto nei precedenti interventi quando sostenemmo: 1) che Romeo sarebbe stato un candidato che gli alleati del Pd avrebbero incontrato serie difficoltà a “bocciare” se il suo nome fosse stato proposto nei modi preventivamente concordati, invece di presentarlo a favore di telecamere; 2) che la corsa in avanti del Pd avrebbe comportato la fine dell’alleanza nel caso in cui il partito non avesse fatto un passo indietro; 3) che il Pd, dopo quell’errore iniziale – voluto o frutto di inesperienza che fosse – non avrebbe potuto rinunciare a Romeo, che era già da oltre un anno in campagna elettorale e, soprattutto, rappresentava l’unica strada per i Dem cittadini di recuperare la credibilità perduta; 4) che gli alleati non avrebbero mai potuto accettare quella candidatura, in quanto il modus operandi del Pd la faceva apparire come un’imposizione; 5) che, di fronte a questi due “ostacoli insormontabili”, non aveva senso continuare a perdere tempo con inutili riunioni e incontri, ma conveniva prendere atto dell’impossibilità reciproca di recedere dalle proprie posizioni, assumendo decisioni forti e chiare, comprensibili ai cittadini ed ai rispettivi sostenitori. Alla luce di tutto questo, condividiamo e consideriamo coraggiosa la presa di posizione di Colelli il quale, per primo, ha compreso l’inutilità di continuare a percorrere una strada senza sbocchi. La sua perentoria affermazione che il candidato a sindaco del Pd è Romeo e che tale resterà, rappresenta un fascio di luce che squarcia quel mondo di ombre nel quale vagava il polo progressista. La chiarezza e la determinazione sono sempre da preferire all’inutile attendismo, per cui riteniamo che il segretario cittadino del Pd abbia fatto anche bene ad annunciare che in ogni caso il partito comincerà, insieme al proprio candidato, una campagna di ascolto presso i cittadini, invitando quei partiti, associazioni e movimenti convinti che sia giunto il tempo di mettere da parte le chiacchiere a sostenere l’azione del partito. Accanto a tutto questo, va però detto che Colelli sbaglia quando, in modo maldestro e forse anche sopra le righe, tenta di attribuire la responsabilità della disgregazione dell’area progressista a Mimmo Consoli, il quale, in fatto di responsabilità, ne ha certamente di gran lunga meno del suo censore e del Pd. In sostanza, il leader di “Umanesimo Sociale” non ha fatto altro che trarre le proprie conclusioni di fronte alla presa di posizione del segretario cittadino del Pd, determinandosi ad avviare delle interlocuzioni con l’area di centro. Riteniamo che il tentativo di Colelli di mischiare le carte sulle “responsabilità” appaia una farsa inutile: una farsa, perché tutti sanno che l’inizio della fine del polo progressista è stata, per i motivi più volte esplicitati, la metodologia adottata dal Pd nel proporre Romeo; inutile poiché, una volta commesso quel “peccato originale”, altre responsabilità non ne esistono, neppure paradossalmente in capo al Pd, in quanto alla “volontà” del M5S, di Umanesimo Sociale, dei Progressisti per Vibo e dei Democratici di trovare una posizione condivisa, si è sostituita per gli stessi famosi motivi “l’impossibilità” di raggiungerla. Per completezza, prima di passare ad altro, ci sembra giusto aggiungere che, per quanto concerne le interlocuzioni tra Consoli ed il polo di centro, esse – per la loro effettiva tempistica, diversa da quella artatamente veicolata da Colelli – non solo rientrano nell’ordine naturale delle cose, attesa la disponibilità sempre dichiarata dai centristi ad ascoltare tutti coloro che avversano l’attuale primo cittadino, ma soprattutto non certificano l’ingresso di “Umanesimo Sociale” nel polo di centro, in quanto ad oggi nessuna comunicazione in tal senso è pervenuta da parte di  tale aggregazione, come invece solitamente avviene in casi del genere, ultima in ordine di tempo quella inerente all’ingresso della formazione politica “Italia del Meridione”. Stando così le cose, nessuno può escludere che alla fine M5S, Umanesimo Sociale e Progressisti per Vibo decidano di ridisegnare il perimetro dell’area progressista, proseguendo senza il Pd. In attesa che Riccardo Tucci e Antonio Lo Schiavo facciano sentire la propria voce, occorre ritornare a Colelli, per evidenziare come egli consideri ormai concluso il percorso comune con Umanesimo Sociale e Progressisti per Vibo quando, rivolgendosi al M5S, lo invita, dopo aver riflettuto sui compagni di viaggio che si era scelto – con chiaro riferimento alle interlocuzioni di Consoli con il polo di centro ed alle dichiarazioni  di Lo Schiavo in relazione a possibili battaglie comuni con Azione – a  mettere in moto un processo di riavvicinamento. Il punto però è che Colelli non chiarisce sulla base di cosa o sulla scorta di quale fatto nuovo il M5S dovrebbe prendere in considerazione un riavvicinamento al suo partito, nel momento in cui egli afferma che Romeo è e sarà il candidato a sindaco del Pd. A noi sembra che il ragionamento del segretario Pd sul punto non abbia solide basi logiche, anzi ne sia completamente privo; in sostanza il M5S, il quale non ha mai condiviso la candidatura proposta dai Dem, oggi dovrebbe – pur di stare insieme – genuflettersi, rinunciare al proprio candidato, ritornare a Canossa e sventolare il vessillo di Enzo Romeo. Sappiamo bene che la politica è l’arte dell’impossibile ma, nonostante tutti i nostri sforzi, non riusciamo ad immaginare i grillini vibonesi disposti ad accettare una capitolazione così rovinosa.

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