Piscina comunale di Vibo chiusa, si allungano i tempi per la riapertura
I lavori di ripristino e messa in sicurezza della struttura non sono ancora partiti mancando la firma della convenzione con la Regione. L’assessore Corrado rassicura ma un’intera città si interroga sull’utilità di una politica che a tali latitudini riesce ad accumulare solo tempi “biblici” per ogni opera pubblica
Tempi lunghi per rivedere la piscina comunale funzionante a Vibo Valentia. Chi volesse capire come e perché in città in materia di lavori pubblici si procede a passo di lumaca è servito. La spiegazione l’ha fornita l’assessore Carmen Corrado nel corso del question time rispondendo ad un’apposita interrogazione del consigliere comunale del Pd Stefano Soriano. La piscina di località Maiata è chiusa da tempo in attesa degli interventi necessari per la messa a norma della struttura. Il parlamentare di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, ad inizio anno aveva annunciato il reperimento di 1,4 milioni di euro per la sua sistemazione definitiva e il riavvio, ma da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e di risultati concreti si è visto ben poca cosa. «Quello della piscina comunale di Vibo Valentia è un tema a me particolarmente caro. E lo è – aveva spiegato Mangialavori a marzo – per una molteplicità di ragioni. Lo è innanzitutto perché da cittadino vibonese, da fruitore e da genitore che vi ha portato i suoi figli, ritengo che la piscina sia una struttura imprescindibile per l’importanza che riveste in ambito sportivo, sociale e di salute. Ma lo è ancor di più perché la piscina comunale di Vibo Valentia porta il nome di mio padre, che l’ha fortemente voluta ed ha lavorato tanto per far sì che la sua città avesse una struttura di questo tipo».
Nonostante ciò – e ricordiamo che il Comune non ha la possibilità di intervenire con fondi propri a causa dei conti perennemente in rosso a “palazzo Luigi Razza” –, siamo a novembre e si è ancora in alto mare. Motivo? Ad avviso di Stefano Soriano manca la volontà e la capacità politica di portare a compimento l’opera, secondo Carmen Corrado, invece, gli “intoppi” sono altrove. Fatto sta che un’intera città e provincia aspetta ormai da anni la riapertura della piscina e Vibo Valentia non riesce ad “adeguarsi” ai tempi di realizzazione che si registrano in gran parte delle città d’Italia in materia di opere pubbliche. Secondo quanto comunicato dall’assessore nel corso del question time, il progetto per la sistemazione della piscina è stato presentato dal Comune di Vibo alla Regione il 15 marzo scorso. Siamo a novembre e i lavori non sono ancora partiti. Come mai? “Colpa”, ad avviso dell’assessore Corrado, del mutamento della normativa sul prezzario regionale e, come se non bastasse, è subentrato pure il nuovo codice degli appalti. Il progetto è stato quindi trasmesso al comando dei vigili del fuoco di Vibo Valentia per i pareri di competenza ed è stato restituito solo nel luglio scorso. A settembre il progettista incaricato dal Comune ha poi provveduto ad adeguare la progettazione al nuovo prezzario ed è passato così anche il mese di ottobre mancando ancora la firma della convenzione con la Regione Calabria che l’assessore Corrado assicura avverrà nei prossimi giorni, mentre il termine ultimo per tale firma scade il 31 marzo prossimo. Per vedere gli operai mettere mano ai lavori passerà quindi ancora del tempo, considerando che dopo la firma della convenzione con la Regione occorrerà procedere con il bando per l’affidamento dei lavori. Se tutto andrà per il meglio, dunque, la piscina potrebbe riaprire per la prossima estate o l’autunno del prossimo anno. Sempre che non faccia la fine di tutte le altre opere pubbliche, dal nuovo palazzo di giustizia di via Lacquari al nuovo ospedale, dal teatro alla scala mobile passando per la piazza di Triparni. In una città seria dinanzi a tali tempi “biblici” per portare a compimento un’opera pubblica, qualunque classe politica si sarebbe seduta intorno ad un tavolo per capire cosa non va e dove intervenire per far in modo che anche Vibo Valentia abbia tempi accettabili per i lavori pubblici al pari di tante altre realtà italiane. Ma il “Sistema Vibo” – che è un modo di vivere e di pensare, prima ancora che un “sistema” di malgoverno della cosa pubblica duro a morire – è in continuo e perenne movimento solo per la “partita” a scacchi in vista di una sempre presente elezione futura, a caccia di poltrone e sistemazioni (prescindendo spesso da ogni competenza) attraverso la politica. Il resto può attendere.
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