Elezioni comunali a Vibo: divisioni e caos accomunano centrodestra e centrosinistra
La Lega vibonese non vuole l’attuale sindaco Maria Limardo, mentre tra Pd e M5s è un muro contro muro con alcuni dati oggettivi difficili da superare
La netta presa di posizione della Lega contro l’ipotesi di una ricandidatura della Limardo pone nella coalizione di centrodestra le medesime problematiche che stanno attanagliando quella di sinistra. Nella sostanza, tra Lega e Forza Italia si sta creando la stessa situazione che caratterizza i rapporti tra M5S e Pd. Un duplice identico braccio di ferro, sussumibile nei seguenti termini: da un lato il M5S non intende subire, per questioni di metodo e di requisiti, la candidatura di Romeo e, di contro, il Pd non intende fare un passo indietro, perché convinto della bontà della propria scelta, dall’altro la Lega ritiene improponibile la ricandidatura della Limardo proposta da Forza Italia, minacciando di correre da sola. In entrambi i casi non si comprende chi possa rivedere le proprie posizioni e quindi se assisteremo ad una duplice spaccatura a destra ed a sinistra. Cominciando con l’approfondire la situazione del centrodestra, il punto di partenza non può che essere il “documento” attraverso il quale il segretario cittadino della Lega, Mino De Pinto, ed il consiglio direttivo hanno fatto conoscere le ragioni sulle quali poggia la loro determinazione, ragioni così sintetizzabili: il sindaco uscente è un candidato divisivo, privo di qualsivoglia capacità di aggregazione, che fin dal suo insediamento ha adottato e mantenuto un atteggiamento arrogante nei confronti del partito che non ha mai inteso coinvolgere, nonostante impegni in tal senso, nella gestione della cosa pubblica, né al momento della formazione del primo esecutivo, né successivamente, in occasione delle varie rimodulazioni e rimpasti, auspicando che le forze di centrodestra riescano ad individuare un candidato capace di aggregare ed in grado di scongiurare il rischio di ulteriori divisioni, dichiarandosi determinati ad andare anche da soli nel caso in cui si dovesse insistere con la candidatura dell’attuale primo cittadino. Bisogna chiedersi se gli altri partiti che oggi compongono il centrodestra – Forza Italia e Fratelli d’Italia – presteranno ascolto alle perorazioni della Lega oppure non le terranno in considerazione. Riteniamo, per vari motivi, molto difficile che Forza Italia possa rinunciare alla ricandidatura dell’attuale primo cittadino: 1) intanto ella è stata proposta e caldeggiata dall’on. Mangialavori, coordinatore regionale del partito e leader assoluto dello stesso a Vibo, per cui una soluzione diversa suonerebbe come una bocciatura delle sue indicazioni più che della Limardo; 2) non è concepibile che FI, alla quale, per scelta nazionale, spetta l’indicazione del candidato della coalizione, possa accantonare l’attuale sindaco dopo averlo sostenuto per cinque anni, ritenendo congruo il suo operato. Con quale credibilità potrebbe il partito presentarsi agli elettori con un nome diverso? 3) anche FdI ha legittimato la ricandidatura della Limardo, con la presenza del proprio responsabile provinciale alla convention organizzata dalla stessa per presentare i progetti di riqualificazione urbana finanziati con fondi del Pnrr, ma che in effetti ha assunto tutto l’aspetto dell’inizio della sua campagna elettorale. Nella sostanza, se da un lato le recriminazioni della Lega sono aderenti alla storia di questa consiliatura, dall’altro sono politicamente inaccettabili da parte di Forza Italia. Il partito, dopo il forte ridimensionamento subito in consiglio comunale, non può permettersi un altro segnale di debolezza, piegandosi alle richieste della Lega e soprattutto non avrebbe alcuna giustificazione plausibile da offrire agli organi nazionali sul perché la formazione leader della coalizione non riproponga il proprio sindaco uscente, sostenuto fino all’ultimo giorno. A tutto questo si aggiunge anche l’imbarazzante situazione in cui si verrebbe a trovare Mangialavori, che incarnerebbe la figura di un coordinatore regionale di partito incapace di far accettare le sue indicazioni persino a casa propria. Alla luce delle considerazioni fatte, riteniamo che la Limardo possa dormire sonni tranquilli e considerare la propria ricandidatura cosa già acquisita. In attesa degli eventi, possiamo chiudere questo capitolo e passare al fronte progressista dove le cose sembrano andare sempre peggio: anche l’ultimo incontro, quello del 20 ottobre, non solo si è concluso con un nulla di fatto, ma addirittura ha contribuito ad aumentare le distanze tra M5S e Pd. Le posizioni assunte nella riunione dimostrano che ormai il punto di non ritorno è ad un passo, atteso che i due partiti sono divisi su tutto: nome del candidato, metodo di scelta, primarie, allargamento del tavolo ad altre forze politiche ed associazioni. Stando così le cose, a noi sembra che “all’errore” iniziale del Pd oggi si stia aggiungendo quello dei Cinquestelle, consistente nel non volersi rendere conto dell’inutilità delle pressioni e dei ragionamenti tendenti a far fare un passo indietro al Partito democratico. Il fatto è che non si vuol capire che l’indisponibilità del Pd non scaturisce da una mancanza di volontà, bensì da una sua oggettiva impossibilità; abbiamo evidenziato in un precedente intervento la posizione di Romeo, da oltre un anno in campagna elettorale e con due liste già pronte; oggi va detto chiaramente che questo Pd ha una credibilità molto ridotta e Romeo, persona seria e stimata in città, rappresenta l’unica arma di cui dispone il partito per recuperare quel gap negativo. Il M5S non può esimersi dal tener conto di questi ineludibili dati di fatto e continuare ad “insistere”, ricalcando le orme di quel famoso personaggio che consumò inutilmente i suoi migliori anni, tentando di convincere la sposa prescelta nonostante la consapevolezza che ella avesse fatto un indissolubile voto di castità. Comprendiamo perfettamente l’importanza che riveste per la coalizione di sinistra la possibilità di presentarsi unita agli elettori, ma se nonostante tutti gli sforzi non si riescono a creare le condizioni dello stare insieme, riteniamo che continuare sulla strada delle improduttive riunioni, rifiutandosi di prendere atto della situazione oggettiva, il M5S ed il Partito democratico finiranno per indebolirsi, a tutto vantaggio degli antagonisti politici. Ad un certo punto tutte le persone giudiziose si fermano, solo quelle poco avvedute continuano a prendersi a testate.
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