Comunali a Vibo: la nascita del polo di Centro, le schermaglie tra i progressisti e il ritorno della Limardo
Work in progress in vista delle elezioni amministrative nella città capoluogo. Il quadro della situazione tra nuove coalizioni, probabili “rotture” e ricandidature
Le consultazioni amministrative della prossima primavera, oltre ad animare il dibattito politico, stanno creando delle situazioni molto fluide, che potenzialmente potrebbero favorire soluzioni e decisioni inimmaginabili qualche settimana addietro. In questa ottica, appare opportuno soffermarsi su alcuni recenti avvenimenti destinati ad avere una ricaduta importante nei rapporti tra i partiti, movimenti ed associazioni coinvolti nella tematica generale del rinnovo del Consiglio comunale. Ci riferiamo in modo specifico alla decisione assunta dalla base del M5S di chiudere alle “primarie” proposte dal PD per l’individuazione del candidato a sindaco della coalizione ed al documento sottoscritto dai responsabili territoriali di Udc, Noi Moderati, Italia Viva, Azione, e dai consiglieri comunali Pietro Comito per “Concretezza” ed Elisa Fatelli per “ Vibo Identità”, col quale è stata data vita al Polo di centro. In relazione ai Cinquestelle, gli iscritti non hanno inteso condividere la proposta del deputato Tucci, tendente – nell’ottica di non creare ulteriori motivi di attrito con il Pd dopo quelli causati dalla “vicenda” Romeo – ad aprire una via di accesso allo strumento invocato dal Partito democratico, col fine ultimo di salvaguardare la tenuta della coalizione. Dopo il pronunciamento dell’assemblea degli iscritti del M5S, indubbiamente diventa più complicato tenere in piedi la coalizione, le cui basi, già provate dalla metodologia scelta dal Pd nel proporre il proprio candidato, oggi devono sopportare l’ulteriore peso della chiusura alle primarie. A questo punto tutti gli scenari sono possibili perché comunque la si voglia vedere, oggettivamente esiste una seria difficoltà sia da parte dei Cinquestelle nel poter accettare e sostenere la candidatura di Romeo, sia da parte del Pd a fare un passo indietro, in quanto esso potrebbe essere inteso come un’analoga imposizione da parte del M5S ed Umanesimo Sociale. A complicare ulteriormente le cose in casa Pd è il fatto che Romeo, da oltre un anno, sia in campagna elettorale: ha costituito un centro studi, ha lavorato alla composizione delle liste a suo sostegno – stando a quanto dallo stesso affermato, due sono già pronte – ed appare difficile che egli possa rivolgersi a quanti si sono impegnati ed hanno creduto nel suo progetto dicendogli: scusate, abbiamo scherzato, non si fa più nulla. Detto questo, però, non può neppure essere taciuto che questa situazione è stata creata dalla fuga in avanti del Pd e che adesso questo partito dovrà dare un segno tangibile di voler continuare a mantenere in vita la coalizione invece di andare allo scontro muro contro muro. Questo è il quadro nudo e crudo in cui si dibatte l’aggregazione di sinistra; in questo contesto emerge in negativo la figura di Lo Schiavo, la cui incapacità a prendere una posizione chiara pro o contro la proposta del Pd sta concorrendo a destabilizzare la coalizione. Chiuso questo capitolo e passando al “Polo di centro”, va detto che il documento sottoscritto da Bulzomì, Nesci, Condello, Gioia, Mazzotta, Comito e Fatelli, in rappresentanza dei rispettivi partiti e movimenti nell’ordine sopra specificato, ha ufficializzato la nascita di una corposa coalizione, i cui obiettivi sono codificati nel “documento” e possono essere così sintetizzati: creare un progetto alternativo per migliorare le condizioni economico-sociali del territorio che segni una netta discontinuità rispetto all’attuale sindaco, progetto allargato al contributo di tutte quelle forze liberali e riformiste che, senza alcun pregiudizio ideologico, intendono fornire il proprio apporto. Andando oltre le dichiarazioni di principio, occorre evidenziare come nel panorama politico vibonese la nascita di un Polo di centro rappresenti una novità sostanziale, la quale pone fine al bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra che, da oltre un ventennio, ha caratterizzato le consultazioni comunali. Se a questo si aggiunge il fatto che la nuova formazione non sarà destinata ad una mera partecipazione simbolica, ma avrà un ruolo centrale sulle sorti della competizione, si capisce l’importanza dell’operazione posta in essere. I meriti vanno equamente divisi tra tutti i partecipanti, con Azione e Noi Moderati, e per essi Stefano Luciano e Maria Rosaria Nesci, con il ruolo di propulsori iniziali del progetto. In questo contesto suona come una nota stonata l’assenza di “Città futura”: la compagine di Vito Pitaro era considerata come un elemento centrale del progetto e pertanto bisogna interrogarsi su cosa abbia spinto l’ex consigliere regionale ad assumere questa scelta. Apparentemente non ci sono molte alternative: o Pitaro non è totalmente convinto della bontà del percorso intrapreso e si è ritagliato un maggior lasso di tempo per poter ponderare meglio il da farsi, oppure non ha reciso i legami col centrodestra; comunque stiano le cose egli non è uno sprovveduto e solo il tempo potrà dirci quali sono i suoi intendimenti. Anche nel centrodestra la situazione è divenuta più fluida rispetto alle rigide posizioni che caratterizzavano i rapporti tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il partito della Meloni è divenuto più possibilista nei confronti di una ricandidatura della Limardo, ridando vigore alla proposta avanzata a suo tempo dal del deputato di Forza Italia Mangialavori. Forse è anche giusto che, alla fine, ad esprimere un giudizio sull’operato dell’attuale primo cittadino siano gli elettori ancor più che i partiti. In questa area resta ancora da definire la posizione della Lega: occorrerà capire se, dopo Pasquale La Gamba (FdI), anche il segretario cittadino della Lega, Mino De Pinto, abbia rivisto le proprie valutazioni. Comunque sia, un fatto è certo: non ci sono più le condizioni affinché il centrodestra possa ripetere già dal primo turno la cavalcata vincente della scorsa tornata elettorale.
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