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Il Corsivo | Comunali a Vibo: la scelta di Romeo candidato del Pd agita le acque nella coalizione progressista

A rischio la tenuta con il Movimento Cinque Stelle dopo il modus operandi del Partito democratico che anziché portare al solo tavolo della coalizione i propri candidati ha preferito scelte a favore di telecamera che potrebbero apparire agli alleati come delle forzature. Ecco i possibili scenari

Il Corsivo | Comunali a Vibo: la scelta di Romeo candidato del Pd agita le acque nella coalizione progressista
Nei riquadri Enzo Romeo, Riccardo Tucci e Antonio Lo Schiavo
L’assemblea del Pd e nel riquadro Enzo Romeo

La scelta del Partito Democratico di individuare in Enzo Romeo il proprio candidato a sindaco da proporre al tavolo progressista – di cui fanno parte, oltre allo stesso Pd, il M5S, Umanesimo Sociale ed i Progressisti per Vibo – ha aperto un fronte di discussione con valutazioni anche critiche. Riteniamo che l’intera tematica meriti di essere approfondita, cominciando col riassumere e mettere in ordine gli eventi e le posizioni delle forze politiche e dei movimenti civici che compongono la coalizione. Il punto di partenza non può che essere la determinazione, adottata nel corso di una riunione tenutasi a metà settembre, di individuare il futuro candidato a sindaco attraverso una rosa di nomi che ogni componente della coalizione dovrà portare al tavolo. Accanto a questo proposito, condiviso da tutti senza alcuna distinzione di sorta, vanno collocati i “parametri aggiuntivi” che il M5S ed Umanesimo Sociale ritengono debbano necessariamente caratterizzare il candidato a sindaco: deve essere una figura nuova, innovativa, di totale rottura con il passato, che rappresenti la sintesi delle varie anime della coalizione e non il frutto di percorsi diversi. In questo quadro va collocata e letta la scelta adottata dal Partito Democratico e la conseguenziale posizione assunta dal M5S. Riteniamo, andando oltre la persona di Enzo Romeo, che il modus operandi del PD sia stato un errore dal punto di vista strategico-politico, che avrà come inevitabile conseguenza o la rinuncia del Partito democratico al proprio candidato oppure la fine della coalizione. Non è pensabile che il M5S (non sappiamo Umanesimo Sociale e Progressisti per Vibo) possa accettare di sostenere Romeo, stante il metodo con il quale il PD ha proceduto e la sua non corrispondenza ad una figura innovativa. Limitandoci al “metodo”, va osservato che, normalmente, in una coalizione ognuno sceglie i candidati e li porta al tavolo comune, non effettua le proprie scelte a favore di telecamera operando una forzatura dal sapore di imposizione. Alla luce di quanto detto, occorre chiedersi se questo “errore procedimentale” sia stato il frutto di una strategia già collaudata; la storia di questo partito insegna che i nemici dei propri candidati a sindaco si annidano sempre al suo interno – ne sanno qualcosa Michele Soriano prima e Antonio Lo Schiavo poi – e non ci meraviglieremmo dunque se, sotto le mentite spoglie di un sostegno netto e genuino a Romeo, si celasse l’intento delle solite mezze calzette che si aggirano nelle segrete stanze del partito, di bruciarlo, temendone l’indubbia ingombrante presenza, oppure  sia stata la chimera di illusorie collocazioni future che i manovratori di turno abbiano ritenuto potesse loro garantire il sindaco di una città capoluogo di provincia. Comunque stiano le cose, anche Romeo ci ha messo del suo: la conoscenza delle “regole” della politica e delle relative liturgie avrebbe dovuto far sì che egli si imponesse affinchè si evitasse un percorso poco oculato, anziché cavalcarlo. Comunque stiano le cose ormai il dado è tratto e l’attenzione è ora tutta rivolta alle “mosse” degli altri componenti della coalizione. Ad oggi solo il M5S ha fatto conoscere, tramite il rappresentante territoriale Michele Furci, la propria posizione in relazione all’operato del Partito democratico. Per i dettagli rinviamo a quanto pubblicato (LEGGI QUI: Comunali a Vibo, il M5S: «No a fughe in avanti sul sindaco e a liturgie democratiche apparenti»), preferendo soffermarci solo su quei passaggi che, alla luce di quanto sostenuto, assumono  un rilievo specifico. Ci riferiamo: 1) alla necessità, evidenziata da Furci, di tutelare il valore del laboratorio politico, un unicum in Italia, posto in essere dall’aggregazione di quattro forze eterogenee (M5S, Umanesimo Sociale, PD e Progressisti per Vibo) e di non metterlo a rischio con le fughe in avanti di cui abbiamo detto sopra; 2) alla totale bocciatura della proposta avanzata da Romeo in relazione allo svolgimento delle primarie per l’individuazione del candidato a sindaco nel caso in cui la coalizione non dovesse raggiungere un accordo. A tal proposito riteniamo che  tale proposta avrebbe senso in un qualsiasi altro contesto, ma a Vibo Valentia e con i noti pregressi di questo PD, rischia di trasformarsi nella solita “sceneggiata” e ribadiamo sceneggiata perché nel corso degli anni ne abbiamo viste di tutti i colori ogni volta che il partito ha utilizzato questo “strumento democratico”. Bene fa il M5S a stare alla larga da queste iniziative ed ha perfettamente ragione quando sostiene che l’esercizio della democrazia è una cosa seria e per essere praticato occorrono le certezze di un’anagrafe elettorale e non procedere, aggiungiamo noi, alla carlona come al solito. Su questa base di totale divergenza, non è ipotizzabile che il M5S possa consentire a Colelli e Romeo di determinare le sorti di tutto e tutti, con il primo che vorrebbe imporre il secondo ed il secondo che vorrebbe determinare lo strumento attraverso il quale scegliere il candidato a sindaco. In questo contesto va dato atto al M5S dello “spirito di sacrificio” col quale sono stati anteposti gli interessi della coalizione a quelli del partito pur di porre in campo una forza capace di competere con buone chances alle prossime amministrative senza partire sconfitta prima di cominciare. Diciamolo chiaramente: il M5S, come le vicende nazionali insegnano, andando da solo e non in coalizione col PD, riesce ad intercettare e monetizzare al massimo il voto di protesta. Le conclusioni non possono che essere le seguenti: 1) Romeo sarebbe stato un candidato complicato da “bocciare” nel merito se il suo nome fosse stato presentato al tavolo della coalizione invece che a favore delle telecamere; 2) difficilmente il deputato Tucci, di fronte alla mancanza di garbo politico o alle furbizie che dir si voglia del PD, avrà la forza o troverà la voglia di continuare a tenere a bada tutti coloro che fin dall’inizio ritenevano pregiudizievole l’alleanza col Partito democratico ed ora, entrando nel merito della candidatura di Romeo, la valutano non consona a quella  figura innovativa e di totale rottura con il passato ritenuta indispensabile per attrarre l’interesse di quei cittadini stanchi della solita minestra.

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