La “caduta” della Ronzulli e i riflessi sulla politica vibonese del forzista Mangialavori
L’ex fedelissima di Berlusconi non gestirà più la segreteria di Arcore. Il leader di Forza Italia ne ridimensiona fortemente il potere e avvia il reset del partito. Meno di due anni fa la capogruppo al Senato scese in piena estate a Vibo per regalare slogan, sorrisi e selfie ai seguaci del deputato vibonese e del sindaco Limardo
«Alla stazione c’erano tutti, dal commissario al sacrestano. Alla stazione c’erano tutti, con gli occhi rossi e il cappello in mano…». Così cantava Fabrizio De Andrè in un suo celebre brano del lontano 1967. Anno 2023: il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi – come riporta oggi il Corriere della Sera – dà corpo “al più imponente reset di partito della storia recente: Cattaneo viene estromesso dalla guida del gruppo di Montecitorio (torna Paolo Barelli, vicino a Tajani) e recuperato come vice coordinatore nazionale con Anna Maria Bernini; Licia Ronzulli salva in extremis il posto di capogruppo al Senato ma perde quello che le concedeva il vero potere: coordinatrice della Lombardia. L’incarico viene assegnato a Alessandro Sorte, una delle punte di diamante della corrente di Marta Fascina. Il riassetto del partito è totale, ovunque: Claudio Lotito viene spedito a guidare gli azzurri del Molise, Flavio Tosi quelli del Veneto, Marcello Caruso i siciliani in subbuglio, Maria Elisabetta Casellati i lucani”. Per tutti i giornali nazionali il dato politico è uno solo: è finita l’era Ronzulli. Non sappiamo se alla “Stazione” a salutarla c’erano tutti, dal commissario al sacrestano (come cantava Fabrizio De Andrè), sappiamo però che tale “caduta politica” della Ronzulli avrà riflessi politici anche a Vibo Valentia. [Continua in basso]
Licia nazionale a Vibo
Il perché è presto detto: Vibo Valentia è la città che, non a caso, ha ospitato nell’ottobre 2021 il comizio elettorale di chiusura della campagna elettorale per le regionali in Calabria da parte di Roberto Occhiuto e con sopra il palco in piazza Municipio proprio Licia Ronzulli; e poi è la stessa città che nell’agosto 2021 ha visto Licia Ronzulli scendere in piena estate per dispensare slogan, sorrisi e frasi fatte, dando la colpa dello sfascio vibonese alle precedenti gestioni politico-amministrative ed ignorando che le stesse (giunta D’Agostino prima e Costa poi) erano state sostenute anche dal suo amico Giuseppe Mangialavori. Ad accoglierla nell’agosto 2021 in un’assolata piazza Municipio c’era buona parte della classe dirigente cittadina di Forza Italia e non solo, con il sindaco Maria Limardo in testa ed i suoi assessori e consiglieri. Si è scomodato per l’occasione persino il veterano ex presidente (due volte) della Provincia Gaetano Ottavio Bruni che, oltre ad aver piazzato il figlio nella giunta Limardo quale assessore, è ora in pole position pure per essere candidato a sindaco di Sant’Onofrio (quando si dice il nuovo che avanza…). Accanto a Bruni senior, un altro volto noto della politica vibonese in prima fila ad accogliere la “messia” Licia Ronzulli: Gregorio Ciccone da Dinami, sindaco e, pare, aspirante tale anche per le prossime imminenti elezioni amministrative. Il perché di tanto “movimento” in piena estate nel non lontano agosto del 2021 per accogliere Licia Ronzulli a Vibo Valentia – e fare a gara per uno scatto con lei ed un selfie – è presto detto: Licia Ronzulli rappresenta la principale sponsor politica in sede romana che si è scelta il leader politico locale di Forza Italia del Vibonese, l’allora senatore (ed oggi deputato) Giuseppe Mangialavori.
Il “carro” politico perdente
Un legame politico – quello di Giuseppe Mangialavori con Licia Ronzulli – che non ha portato bene al primo (e quindi di riflesso alla città di Vibo ed al Vibonese): fatto fuori a novembre dall’aspirazione di poter essere nominato ministro (al pari della stessa Ronzulli) e poi sottosegretario, vede ora ridursi al lumicino il potere della sua prediletta “romana” (per come riportano stamane tutti i giornali nazionali). Traduzione per i (sempre meno numerosi) vibonesi più duri di comprendonio che ancora seguono il leader azzurro locale che risponde al nome di Mangialavori: ci si è attaccati al “carro” politico (quello della Ronzulli) perdente. Mancanza, quindi, di lungimiranza politica da parte di Giuseppe Mangialavori, incapacità di scegliersi interlocutori politici vincenti o egocentrismo elevato ai massimi livelli che l’hanno condotto a legarsi – fra i tanti parlamentari romani – all’ex infermiera fedelissima di Silvio Berlusconi? Comunque la si pensi, è bene portare all’attenzione dei lettori alcuni passaggi del Corriere della Sera che danno conto dell’accantonamento della Licia azzurra nazionale.
Il tramonto della Ronzulli
«Seguendo quella stessa liturgia che anni addietro aveva portato alla defenestrazione del vecchio cerchio magico guidato da Maria Rosaria Rossi e Francesca Pascale, arriva di fatto al tramonto anche la gestione dei falchi guidati da Licia Ronzulli. Una gestione che politicamente aveva avvicinato Forza Italia alla Lega di Matteo Salvini, prima; e che, nei primi mesi della nuova legislatura – scrive Tommaso Labate sul Corriere della Sera – ha marcato sempre più la distanza tra Berlusconi e Giorgia Meloni, sfociata tra ottobre e novembre nelle tensioni sulla composizione della squadra di governo (con Ronzulli depennata dalla lista dei ministri dalla presidente del Consiglio in persona) e nella scelta di Forza Italia di negare a Ignazio La Russa il voto per la presidenza del Senato («Un caso di dilettantismo politico», Gianni Letta dixit).
A far cadere il sipario sulla gestione Ronzulli è una tenaglia azionata in contemporanea dalla famiglia Berlusconi e dalla compagna dell’ex premier, Marta Fascina. E Ronzulli – tra le altre cose – avrebbe pagato proprio l’essersi messa contro un pezzo della famiglia del Cavaliere, la figlia Marina e la compagna Marta in particolare. Anche Piersilvio, tra l’altro, si era trovato a gestire delle tensioni tra la capogruppo al Senato e un pezzo del mondo Mediaset. E Berlusconi, confidandosi con un gruppo di persone durante la festa dei cinquant’anni di Salvini, aveva tracciato una linea dritta: «La Licia mi ha fatto litigare con un sacco di gente, creato un sacco di problemi e fatto fuori un sacco di persone che volevo tenere con me. Provo molto affetto per lei ma così non si può andare avanti…». Da quel momento in poi è iniziato il cambio della guardia. A Ronzulli sono stati negati l’ingresso automatico a Villa San Martino, il controllo dell’agenda di Berlusconi, oltre al contatto diretto col Cavaliere. Non sarà più la responsabile della comunicazione del partito e per questo non ha più le password di accesso ai sistemi informatici di Arcore. Ricevuta sì, e anche a più riprese nelle ultime settimane, ma soltanto per appuntamento». [Continua in basso]
Mangialavori e le “roccaforti” di Vibo e Tropea in discesa
Se così stanno le cose – e così stanno – è chiaro che ad uscirne politicamente sconfitto è anche il coordinatore regionale calabrese di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori (che per ora mantiene tale incarico), che a Licia Ronzulli si era politicamente legato ed a lei ha fatto riferimento in questi anni. Che ciò significhi anche la totale caduta del “cerchio magico” di Giuseppe Mangialavori – già iniziata a novembre con la mancata nomina a sottosegretario e “ricompensata” solo all’apparenza con la presidenza della Commissione Bilancio della Camera – lo diranno le prossime settimane. Quel che è certo è un dato: la politica degli slogan vuoti, dei selfie, delle vendite di fumo a tutti i costi – e che vede attualmente le sue roccaforti nelle gestioni dei Municipi di Vibo Valentia e Tropea – può durare giusto l’arco di una stagione, ma è destinata a rivelarsi perdente alla lunga perché i fatti sono sempre più ostinati delle parole al vento. Per il momento non resta quindi (nell’attesa di possibili sviluppi anche su altri fronti) che prendere atto che pure all’interno della politica degli slogan e del nulla (che si chiami Forza Italia o Salvini poco importa) esiste lo slogan vincente e quello perdente: Mangialavori (per quanto sempre di politica degli slogan si tratti) si è attaccato a quello perdente rappresentato da Licia Ronzulli. Per il resto non resta che attendere perché il tempo è sempre galantuomo.
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