Il Corsivo | Comune Vibo e fondi vincolati, la maggioranza si smentisce e non asseconda i vuoti di memoria del sindaco
Ennesimo scontro con il consigliere dell’opposizione Stefano Luciano che, documenti alla mano, smentisce la Limardo, Curello, Console e Termini
Il contenuto dello scambio di vedute tra il sindaco Limardo, le forze di maggioranza ed il consigliere comunale di Azione Stefano Luciano, in ordine al ripristino dei fondi vincolati, è in linea con quanto l’amministrazione ha fin qui offerto in fatto di rivendicazioni di meriti inesistenti. Prima di ogni considerazione appare utile cristallizzare gli eventi e le diverse posizioni emerse in una serie di comunicati, repliche e controrepliche accavallatisi gli uni con gli altri. Il primo cittadino è intervenuto sulla stampa per annunciare che, grazie al grande impegno profuso dal suo esecutivo, si è riusciti a ricostituire i fondi vincolati. Le rivendicazioni della Limardo sono state contestate dal consigliere Luciano, il quale ha puntualizzato come nessun merito può essere ascritto al sindaco ed all’esecutivo in quanto il ripristino dei fondi era dovuto a delle specifiche somme incamerate dall’ente in virtù di una legge dello Stato. Immediata la replica delle forze di maggioranza che attraverso i rispettivi capigruppo Nico Console (FI), Gerlando Termini (Città Futura) e Antonio Curello (FdI) hanno specificato che alla data del primo gennaio 2019 i fondi da ricostituire ammontavano a 24 milioni, per come certificato dal commissario Guetta, e che pertanto le somme incamerate dallo Stato (15 milioni) in primo luogo non coprivano l’intero ammontare da ripristinare e pertanto, quantomeno per la differenza (9 milioni), appaiono incontestabili i meriti dell’esecutivo, ed in secondo luogo quelle somme sarebbero arrivate grazie alla lungimiranza dimostrata dalla maggioranza nell’approvare il piano di riequilibrio finanziario nonostante il voto contrario del consigliere di Azione e degli altri componenti della minoranza.
Tirato in ballo, Luciano ha classificato come temeraria la difesa del sindaco attrezzata dai componenti della maggioranza in quanto finisce per produrre effetti contrari a quelli sperati, rafforzando paradossalmente le sue argomentazioni. Egli ha fatto notare come i suoi stessi “accusatori” hanno ammesso che i fondi sono stati ripianati con l’utilizzo delle somme provenienti dallo Stato; ha smentito che l’ammontare dei fondi da ricostituire fosse di 24 milioni, come sostenuto di suoi censori, ma di circa 10 milioni; ha considerato la somma di 24 milioni una pura invenzione utilizzata al fine di esaltare il presunto lavoro del sindaco e della giunta; infine ha concluso definendo paradossale l’affermazione secondo la quale la somma di 15 milioni sarebbe stata incassata per merito del piano di riequilibrio finanziario approvato dalla maggioranza poi sonoramente bocciato dalla Corte dei Conti, piano non votato dalle opposizioni proprio per le ragioni successivamente rilevate dall’organo di controllo contabile. Come si vede, posizioni inconciliabili sulle quali occorre fare chiarezza per riportare il tutto su un piano veritiero. Sulle affermazioni del sindaco crediamo che ci sia poco da dire nel momento in cui vengono, nella sostanza, smentite dalla sua stessa maggioranza. Infatti mentre il capo dell’esecutivo nulla dice dei 15 milioni erogati dallo Stato e della loro incidenza nel ripristino dei fondi, i componenti della sua stessa maggioranza non hanno potuto assecondare i vuoti di memoria del sindaco e sono stati costretti ad ammettere che, effettivamente, come sostenuto da Luciano, quelle somme erano state prima introitate e successivamente utilizzate per ricostituire i fondi.
Sul punto non riteniamo che l’evidente discrasia tra la versione del sindaco e quella dei gruppi di maggioranza possa essere ascritta ad un diverso grado di onestà intellettuale, ma piuttosto ad una diversa scaltrezza nel raccontare frottole. Questo nostro convincimento poggia su inconfutabili dati di fatto individuabili nella sprovvedutezza dimostrata dai componenti della maggioranza nel credere di poter alterare a proprio uso e consumo i dati contabili cristallizzati in seguito ad una verifica straordinaria di cassa, alla data del 31 (non del primo come erroneamente indicato dai componenti della maggioranza) gennaio 2019 e trasfusi nel verbale sottoscritto dal commissario prefettizio Giuseppe Guetta. Quel verbale certifica che l’importo dei fondi vincolati da ricostituire ammontava a 10.411.893,47 euro e non ai 24 milioni asseriti dalle forze di maggioranza con l’evidente, a questo punto possiamo dirlo, fine di poter asserire che quei famosi 15 milioni non coprivano l’intero importo da ricostituire. Stando così le cose, c’è poco da dire per quanto riguarda Luciano se non che per lui deve essere stato un piacevole gioco da ragazzi, alla luce di documenti contabili inoppugnabili, poi forniti anche alla stampa, mettere alla berlina e sbugiardare i suoi improvvidi censori. Ricostruita la verità fattuale, la conclusione non può che essere la seguente: è assurdo pensare di poter supportare le mezze verità della Limardo, ed attaccare chi le rileva, attraverso delle vere e proprie “balle” che poggiano sull’evidente alterazione dei dati contabili certificati nel documento citato dagli stessi difensori d’ufficio del sindaco. Noi comprendiamo le ragioni politiche di certe prese di posizione, ma riteniamo che la soglia del ridicolo non debba mai essere oltrepassata, non solo per il rispetto dovuto alla propria persona, ma soprattutto per il rispetto verso il sacrosanto diritto dei cittadini di conoscere la verità dei fatti.
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