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Comune di Nardodipace: “botta e risposta” fra l’ex sindaco Loielo e il primo cittadino Demasi

Diversi i casi portati all’attenzione della Procura di Vibo dall’attuale sindaco che oltre a ricordare i due scioglimenti dell’amministrazione Loielo per infiltrazioni mafiose, elenca una serie di fatti: dalle scuole inagibili alla vendita dei boschi sino ai “buoni di consegna”…

Comune di Nardodipace: “botta e risposta” fra l’ex sindaco Loielo e il primo cittadino Demasi
Il Municipio di Nardodipace. A sinistra Romano Loielo, a destra Antonio Demasi
Romano Loielo

“Botta e risposta” fra l’ex sindaco di Nardodipace, Romano Loielo, e l’attuale primo cittadino Antonio Demasi. Iniziamo dal primo intervento, quello di Romano Loielo che pubblichiamo integralmente: “La replica del sindaco di Nardodipace Antonio Demasi all’articolo relativo ai disservizi scolastici a causa della neve apparso a seguito del comunicato stampa sottoscritto da me e dal capogruppo di minoranza in Consiglio comunale Piero Tassone non ha né capo e né coda.
E’ difatti oramai consuetudine del sindaco Demasi sferrare attacchi velenosi e personali nei nostri confronti – e contro chi osa contraddirne in qualche modo l’operato – esulando dal tema del dibattito in corso, ritenendo che in tal modo possa da un lato metterci in cattiva luce e, dall’altro, fare bella figura. Ovviamente, il suo tentativo rimane vano, poiché i fatti lo smentiscono sempre.
Innanzitutto, esordire nella sua replica evidenziando che il Consiglio comunale da me presieduto in qualità di sindaco – di cui peraltro egli stesso faceva parte, seppur in seno alla minoranza – è stato sciolto per due volte per le cc.dd. “infiltrazioni mafiose” non appare in alcun modo pertinente alla questione di rilevante importanza, invece, trattata dall’articolo di stampa. Ricordo al sindaco Demasi che subire lo scioglimento del Consiglio comunale ai sensi dell’art. 143 del Tuel non equivale ad essere dichiarato mafioso, circostanza che va invece acclarata in sede penale con apposita sentenza definitiva, e chi conosce me e i miei ex consiglieri comunali è ben cosciente che siamo tutti distanti anni luce dagli ambienti mafiosi.

La procedura di scioglimento opera difatti esclusivamente nell’ambito amministrativo e, come a tutti noto, è molto discutibile sotto il profilo squisitamente democratico. Tuttavia, visto che il Demasi ama trattare questo argomento ritenendosi un elevato paladino della legalità, prima di affrontare le strampalate contestazioni riportate nel suo articolo vorrei riportare alcuni fatti, assolutamente comprovati, alla memoria del sindaco che sotto questo aspetto appare alquanto flebile.
Rammenterà il sindaco Antonio Demasi che l’elemento principale e fondamentale dello scioglimento del Consiglio comunale da me guidato è stata la presenza, in qualità di consigliere ed assessore con la carica di vicesindaco, di Romolo Tassone, persona su cui peraltro, ancora oggi, sono pronto a mettere la mano sul fuoco per la sua irreprensibile condotta, principalmente in qualità di amministratore comunale, e sulla sua indiscutibile distanza dagli ambienti criminali. La contestazione nei nostri riguardi fondava la propria portata sul fatto che il padre è stato ritenuto giudizialmente appartenere ad ambienti controindicati, ragion per cui il Consiglio comunale di Nardodipace è stato quindi sciolto. Vane sono state le nostre opposizioni relative al fatto che Romolo Tassone viveva già all’epoca una vita propria, con una famiglia propria ed era soprattutto privo di qualsivoglia pregiudizio di natura mafiosa o criminale. Detto ciò, però, passiamo subito ad evidenziare la sfacciata ipocrisia del nostro caro sindaco Antonio Demasi.

Rammenterà il primo cittadino di Nardodipace che l’esordio politico di Romolo Tassone veniva registrato in occasione delle elezioni comunali di Nardodipace del 1997, allorquando lo stesso era candidato nella lista guidata proprio dal nostro paladino della legalità Antonio Demasi. Le elezioni venivano allora vinte dalla lista di Antonio Demasi e Romolo Tassone veniva eletto, quindi, consigliere comunale di maggioranza.  Nella lista di maggioranza capeggiata da Demasi figurava, peraltro, anche un suo stretto parente, nominato subito anche assessore comunale. Romolo Tassone, inoltre, nel corso di quello stesso mandato elettorale veniva eletto dal gruppo di maggioranza del Consiglio comunale di Nardodipace guidato da Antonio Demasi quale rappresentante del Consiglio della Comunità Montana delle Serre Calabre, ove veniva poi nominato anche assessore.

Non ha nulla da dire al riguardo, dunque, il nostro caro paladino della giustizia e della legalità? Andava tutto bene, allora, quando chi per noi è stato ritenuto motivo di scioglimento dell’organo consiliare – peraltro senza alcun reale motivo – militava invece dalla sua parte? Chissà, forse all’epoca nessuno ha dedicato il proprio tempo ad ordire complotti e sferrare feroci attacchi contro chi è stato democraticamente eletto, come invece è accaduto nel caso delle mie amministrazioni.

Si renderà certamente conto il nostro beneamato sindaco che sul punto dovrebbe starsene completamente zitto, dovrebbe evitare ogni minima parola, perché nulla avrebbe da dire proprio chi, nel segreto di una audizione prefettizia in occasione della Commissione di accesso al Comune di Nardodipace, si affrettava a riferire i nomi di chi, a suo dire, sarebbero i boss mafiosi di Nardodipace, per poi nominare assessore comunale, non appena eletto sindaco nel 2017, proprio il fratello di uno di quei presunti capi bastone da egli stesso indicati ai membri della commissione prefettizia, peraltro risultato primo eletto della sua lista.           Dico tutto ciò perché, naturalmente, esiste agli atti ampia documentazione, senza alcun timore di smentita.
Allora, mio caro Demasi, smettila una buona volta di sbandierare lo scioglimento del Consiglio comunale di Nardodipace con l’intento di gettare fango addosso a me ed ai miei consiglieri, perché tu sei proprio l’ultima persona che può permettersi di fare le prediche e di ergersi a paladino della legalità. Detto ciò, mi dichiaro altresì ampiamente rammaricato di non aver preso parte a quella “pseudo manifestazione” organizzata, secondo Demasi, nel cortile della scuola di Nardodipace con la premeditazione di oltraggiare la figura del sindaco.

Credo, in effetti, che dopo le sue assurde affermazioni, dopo che addirittura riferisce di aver chiesto alla polizia locale di trasmettere una relazione alla Procura della Repubblica sulle giuste rimostranze da parte di genitori e personale scolastico, oramai il sindaco di Nardodipace abbia perso ogni contatto con la vita reale di Nardodipace e, essenzialmente, sui limiti del proprio mandato. Ma cosa vorrebbe denunciare il sindaco Demasi alla Procura della Repubblica, forse il reato di lesa maestà? E’ forse diventata un’azione criminale protestare per la sicurezza dei propri figli, dei propri alunni e della propria vita?  Ma di quale retorica propagandistica parla il sindaco Demasi? A quale incompetenza del primo cittadino egli si riferisce? Si rende conto di essere, tra l’altro, autorità locale di Protezione civile? Si rende conto che il maltempo avrebbe richiesto la chiusura del plesso scolastico quanto meno nel pomeriggio per evitare il rischio di incidenti stradali sia per gli insegnanti che dovevano fare rientro a casa che per gli alunni che dovevano essere accompagnati in autobus nelle frazioni? Nessuna retorica e nessuna propaganda, caro Demasi, e, soprattutto, nessuna pseudo manifestazione: quanto accaduto è stata solo la spontanea e plateale reazione dei cittadini, dei genitori, i quali sono oramai stufi dell’insopportabile indifferenza dell’amministrazione comunale di Nardodipace nei riguardi delle vere esigenze della intera collettività. Comprendo la tua smaniosa voglia di replicare, di difenderti anche di fronte all’indifendibile, ma a volte, caro sindaco Antonio Demasi, il silenzio risulta essere la scelta migliore e tu, anche in questo caso, come sempre hai perso un’occasione d’oro”. [Continua in basso]

Il sindaco Antonio Demasi

Sin qui la nota di Romano Loielo. Di seguito, invece, la replica del sindaco Antonio Demasi che elenca una serie di fatti, alcuni gravi e già portati all’attenzione della Procura di Vibo Valentia. Quasi con cadenza settimanale, a volte giornaliera, l’ex sindaco di Nardodipace delizia i lettori dei giornale online e della sua pagina facebook, con lunghissime, vuote e velenose pagine contro il sottoscritto che nel leggerle non so se il riso o la pietà prevale.
L’ultima volta che mi è capitato di leggere una delle tante porcherie scritte da questo signore che ripete per la milionesima volta la storiella dell’ex consigliere Romolo Tassone che era stato candidato nella mia lista al Consiglio comunale di Nardodipace, mi ha fatto ricordare una strofa dell’Ariosto il quale descrive il corpo di un cavaliere che con la testa mozzata continua per qualche istante a muoversi e a combattere: “Il cavaliere non se ne era accorto, andava combattendo ed era morto”. Come è suo costume non racconta i fatti, ma i fatti li piega e li plasma secondo una tesi che vorrebbe che tutti bevessero.

Ecco i fatti:ventisei anni fa, nell’autunno del 1997, alla normale scadenza elettorale del Consiglio comunale di Nardodipace, l’allora sindaco, Salvatore Tassone, e il vice sindaco, Cosmo Monteleone, decisero di non ricandidarsi più, di considerare chiusa la loro esperienza amministrativa in forma diretta e di passare il testimone ad un altro dirigente del partito, più giovane. Il partito – PDS – indicò il sottoscritto quale naturale candidato alla carica di sindaco e avviò, nel contempo, una serie di incontri politici con il Partito Popolare locale per verificare la possibilità di costruire la lista de “L’Ulivo”, per aprire una nuova stagione politica a Nardodipace. Alcuni dirigenti della locale sezione del Partito Popolare accettarono, altri andarono via. Comunque si avviò una discussione che portò alla formazione della lista nella quale chiesero la presenza di due candidati, uno di questi era Romolo Tassone. Quando si discussero i nomi nella sezione del PDS io mi sono espresso in modo contrario alla candidatura di Romolo Tassone del quale mi sfuggiva il carattere politico della candidatura medesima, ciò in contrasto con quanto altri dirigenti prestigiosi del partito sostenevano. Alla fine accettai. Vincemmo le elezioni e dei due candidati in lista del Partito popolare ne venne eletto uno, Romolo Tassone, il quale, come da accordi politici, venne anche eletto dal Consiglio Comunale tra i tre rappresentati di Nardodipace, in seno al Consiglio della Comunità Montana.

Nel corso della gestione amministrativa e fino alla fine del mandato non ho mai ricevuto pressioni o richieste da parte di qualcuno. Comunque alla fine dei cinque anni di amministrazione, Romolo Tassone cambiò, forse perché non appagato, politicamente, dall’esperienza maturata nel centro sinistra; si trasferì armi e bagagli nella lista di “Uniti per Nardodipace” insieme a Romano Loielo, dove si sarà sentito più appagato, sempre politicamente, visto che c’è rimasto fino ad oggi.
Sulla scuola se l’ex sindaco avesse un po’ di pudore dovrebbe tacere. Durante la sua gestione, per ragioni poco chiare sono stati dichiarati inagibili i due edifici scolastici costruiti negli anni Ottanta, i ragazzi sono stati spediti, per quasi tre anni, lontani alcuni chilometri dal centro abitato, in monolocali adattati ad aule in un villaggio turistico, con stanze umide e malsane di 15 metri circa, senza riscaldamenti, con i servizi igienici ricavati in un angolo della stessa aula. C’è voluta la sensibilità della Commissione Straordinaria, nominata dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose, per far ritornare i ragazzi nelle aule degli edifici che erano stati dichiarati inagibili. La vicenda è veramente vergognosa.

L’ex sindaco continua a lamentarsi per i provvedimenti di scioglimento dei Consigli Comunali da lui presieduti (2011 e 2015). Ma, per capire le ragioni profonde dei provvedimenti basta dare una lettura degli stessi e delle relazioni ad essi allegate. Nella relazione riferita al primo scioglimento Consiglio Comunale (2011) il Ministro degli Interni riferisce di una … “scarsa attitudine al rispetto delle regole” da parte del primo cittadino “funzionale al mantenimento di consolidati rapporti con le cosche locali”; nella seconda relazione, sempre il Ministro degli interni, scrive: “Il prefetto tratteggia la figura del sindaco – definito pilastro portante dell’impianto criminale – accentratore di tutte le funzioni demandate all’ente, veicolo per coltivare gli interessi della consorteria attraverso la gestione della cosa pubblica, vicino alla ndrangheta…”.

Il mio assessore, Ilario Maiolo, non ha niente a che vedere con il fratello, Bruno Maiolo che è stato e pare sia tuttora grande elettore dell’ex sindaco Romano Loielo. Ma vi è di più.
Negli anni di gestione del Comune di Nardodipace da parte dell’ex sindaco menzionato, sono stati venduti decine di ettari di boschi di proprietà del Comune, un ingente numero di lotti di suolo edificabile, sempre di proprietà dell’ente, e di oltre cento alloggi costruiti dopo l’alluvione del 1951, per un importo – rilevato dalla somma dei contratti registrati – di 282.189,165 euro. La somma incassata dal Comune risultante dai registri contabili – bilancio e reversali di incasso – è pari a euro 181.841,15, con una differenza di oltre 100.000,00 euro di cui gli uffici non hanno trovato traccia. Molte di queste somme venivano incassate in contanti, anche per importi importanti, non dall’economo, bensì da qualche amministratore. Ai soggetti che versavano le somme in contanti veniva rilasciata una ricevuta con la scritta “Buono di consegna”. Moltissime di queste ricevute portano la firma dall’ex sindaco.
Come è ovvio il tutto è stato portato a conoscenza della Procura della Repubblica di Vibo Valentia.  Alla conoscenza della medesima Procura è stata portata la vicenda della gestione, da parte del Comune, di un distributore per la vendita al pubblico di carburanti, dove i conti non tornano per un importo di circa 60.000,00 euro.
Adesso si calmi un po’ e rivolga il suo pensiero al 10 di febbraio quando, pare, il Tribunale di Vibo Valentia dovrebbe emettere la sentenza riferita al procedimento che lo vede imputato a piede libero dopo essere stato arrestato cautelativamente nell’ambito del procedimento “Uniti per la truffa”.

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