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Ex Italcementi di Vibo Marina, sott’accusa la politica a ogni livello. «Qual è il suo impegno?»

Il segretario provinciale della Confasila Giovanni Patania interviene sulla chiusura dello stabilimento (avvenuta nel 2012) e da allora rimasto senza alcuna riconversione. E al sindaco chiede: «Apra un tavolo tecnico»

Ex Italcementi di Vibo Marina, sott’accusa la politica a ogni livello. «Qual è il suo impegno?»
L'ex Italcementi di Vibo Marina

«Sono passati dieci anni esatti dalla chiusura del sito produttivo della Italcementi di Vibo Marina, fabbrica, questa, che occupava centinaia di lavoratori oltre che avere un enorme indotto, che teneva impiegati decine e decine di lavoratori del territorio, fatto di aziende di trasporto del calcestruzzo. Ma una classe politica evidentemente poco attenta ha lasciato andare via una risorsa fondamentale per il nostro territorio, impoverendo di fatto il tessuto produttivo ed economico di tutto il Vibonese». Sono parole fin troppo chiare e che hanno un obiettivo preciso quelle che utilizza Giovanni Patania, segretario provinciale di Vibo Valentia della Confasila (Confederazione autonoma sindacati italiani), e per anni operaio all’interno della cementeria della frazione prima che scattassero i licenziamenti. Nel mirino, dunque, del sindacalista c’è la politica ad ogni livello.

«Distratta – commenta ancora l’interessato –, troppo impegnata in faccende proprie da non avere il tempo, la voglia, ma direi anche e soprattutto la capacità di imbastire negli anni una discussione e un confronto al fine di trovare tutti insieme una possibile riconversione dell’area. Qual è il suo impegno?». Lo stabilimento industriale ha chiuso i battenti e posto fine alla sua produzione di calcestruzzo ormai nel lontano 2012. Dieci anni fa, come ricordato dallo stesso sindacalista vibonese. Licenziate, quindi, le ultime maestranze della fabbrica (tra operai, tecnici e amministrativi) e numerose imprese, che da anni ruotavano attorno alla cementeria della frazione, finite in un battito d’ali in ginocchio. Da allora il sito dismesso è rimasto una sorta di grande area industriale praticamente dimenticata e abbandonata a se stessa, a tratti ricoperta da rovi e sterpaglie. [Continua in basso]

Appello al sindaco di Vibo: «Apra un tavolo tecnico»

Giovanni Patania (Confasila)

Ma Patania non dimentica e spiega che dopo tanti anni si deve porre una riflessione: «Qual è – si interroga dunque il rappresentante sindacale – l’impegno della classe politica locale, regionale e nazionale per far riconvertire il sito in questione? Perché la politica tutta, l’amministrazione comunale e provinciale del nostro territorio non prendono in mano il fascicolo Italcementi e avviano un percorso da sottoporre al governo regionale e nazionale parlando di conversione del sito stesso?». A parere del segretario provinciale del sindacato autonomo «non regge più la scusante che lo stabilimento è di proprietà non più della Italcementi di Bergamo, ma è stato acquisito dai tedeschi, e che dunque è la proprietà a dovere decidere cosa fare dell’ex fabbrica di Vibo Marina. Vorrei ricordare agli amministratori locali e regionali – riferisce sempre Patania – che 33 ettari di terreno abbandonato a se stesso e sito nel cuore di Vibo Marina non possono più essere lasciati in quelle condizioni».

Detto ciò, il sindacalista sottolinea che questo territorio «ha delle possibilità enormi per avere uno sviluppo turistico e dunque con i tecnici e con gli ingegneri che ci sono in circolazione si facciano dei progetti da sottoporre alla politica regionale e nazionale. Chiedo, pertanto, – questo l’appello finale del sindacalista ed ex operaio all’interno dello stabilimento –  al sindaco della città di avviare una discussione serrata attraverso l’apertura di un tavolo tecnico e di fare sedere anche e soprattutto Confindustria Vibo affinché si possa dare uno sviluppo sostenibile al ex area della Italcementi».

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