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Il Corsivo | I fallimenti politici di Mangialavori da Vibo a Roma e la distanza abnorme dalla realtà

Dalle lodi per l’amministrazione Limardo ai “numeri” dopo il risultato elettorale sino al caso Ronzulli che vede per protagonista Berlusconi sempre prodigo a volere incarichi politici per i rappresentanti del gentil sesso a lui vicini

Il Corsivo | I fallimenti politici di Mangialavori da Vibo a Roma e la distanza abnorme dalla realtà
Giuseppe Mangialavori e Silvio Berlusconi
Maria Limardo, Licia Ronzulli e Giuseppe Mangialavori

Nei giorni scorsi il deputato Giuseppe Mangialavori ha rilasciato una lunga intervista toccando diverse tematiche; alcune di esse necessitano tuttavia, per il loro contenuto particolarmente contraddittorio e poco aderente alla realtà, di essere approfondite. In particolare ci riferiamo a quanto dichiarato in ordine al risultato conseguito dal suo partito in Calabria nelle recenti consultazioni per il rinnovo del Parlamento, ai presunti risultati ottenuti dal sindaco Limardo ed al nascituro Governo. In relazione al primo argomento, egli continua a sostenere che il risultato ottenuto in Calabria da Forza Italia debba essere considerato straordinario, nonostante il partito abbia invece perso rispetto al 2018 circa cinque punti percentuali, infatti per quanto riguarda il Senato si è passati dal 21,4% al 16% ed alla Camera dal 20,1% al 15,60%.

E’ facile dedurre perché Mangialavori, che ricopre anche l’incarico di coordinatore regionale del partito ed ambisce ad una nomina di sottosegretario, continui ad insistere sul punto nonostante la palese discordanza con il dato reale, il quale non può essere modificato da nessuna alchimia contabile. L’accentuata regressione subita dal partito a partire dalla sua nomina a coordinatore rappresenta un pessimo biglietto da visita per un politico che aspiri ad ottenere un incarico di governo. Noi non abbiamo alcun interesse a convincere il parlamentare che la sua battaglia contro i numeri appare esilarante, ma riteniamo che qualcuno all’interno del partito debba, dotandosi di buona pazienza, tentare questa impresa per evitare che le dichiarazioni di Mangialavori si aggiungano a quelle rilasciate in questi giorni da Berlusconi, che già da sole bastano ed avanzano per suscitare l’ilarità generale. Quanto al tema concernente la soluzione delle tematiche che attanagliano il  territorio vibonese, il parlamentare sostiene che bisogna innanzitutto puntare sulle competenze ed abbandonare la logica clientelare, i risultati si ottengono utilizzando i profili migliori nei posti chiave della città e della provincia. Sulla scorta di questo incipit, egli sostiene che Vibo con il sindaco Limardo rappresenta l’esempio concreto dei propri assunti. Dichiararsi solamente esterrefatti  significa voler essere buoni, proprio Mangialavori parla di clientelismo dopo che la sua attività politica sarà unicamente ricordata per la sapiente distribuzione di incarichi e collocazioni degli uomini a lui vicini, con buona pace di meriti e competenze. [CONTINUA IN BASSO]

Il sindaco di Vibo in sella alla bike sharing, accanto Lorenzo Lombardo e Rino Putrino

Ancor peggio quando cita il sindaco Limardo quale esempio di risultati concreti. Tale asserzione, più che una battuta di spirito, a noi sembra un’offesa all’intelligenza dei cittadini, testimoni dei continui fallimenti di un’amministrazione che incarna la quintessenza dell’incompetenza per non essere riuscita a risolvere una qualsiasi problematica o a portare a termine una sola opera pubblica. In tutto questo la verità è che la responsabilità di un sindaco che pensa di risolvere le criticità con gli annunci o andando in bicicletta distribuendo sorrisi e facendo selfie è limitata, mentre al contrario è enorme quella di chi l’ha sponsorizzata, imposta e la mantiene in vita, nonostante non abbia neppure i numeri per far riunire il Consiglio comunale in prima convocazione. Le temerarie affermazioni di Mangialavori, tendenti a trasformare in oro ciò che non luccica, possono avere una duplice chiave di lettura: da un lato rappresentano un maldestro tentativo di allontanare da sè ogni coinvolgimento in una gestione amministrativa che brilla unicamente per lo sperpero di denaro pubblico –  tentando di  trasformare questa inconfutabile realtà, attraverso una notevole dose di fantasia, in risultati virtuosi – dall’altro potrebbero confermare ciò che abbiamo più volte sostenuto in ordine al fatto che egli è completamente avulso dalla realtà cittadina, situazione, questa, che lo induce ad asserire le abnormità di cui sopra.

Infine, per quanto concerne la formazione del nuovo Governo, Mangialavori si dichiara sicuro del fatto che il prossimo esecutivo sarà di alto profilo, caratterizzato da politici competenti collocati nei Ministeri chiave e capace di risolvere, col decisivo contributo di Forza Italia e dei suoi  ministri, le svariate emergenze in atto, a cominciare da quella energetica. Va osservato come gli eventi registrati in questi ultimi giorni e che hanno avuto come protagonisti in negativo Forza Italia ed il suo leader vanno nella direzione opposta rispetto alle affermazioni del parlamentare in ordine all’alto profilo ed al fattivo contributo che offrirà il suo partito. A supporto di ciò basti evidenziare come Forza Italia non abbia esitato a boicottare l’elezione di La Russa a presidente del Senato, utilizzando l’assenza dei propri senatori in aula in modo ricattatorio con l’obiettivo di ottenere dalla Meloni la nomina di ministri e l’assegnazione di dicasteri. Altro che impegno per gli interessi generali del Paese…!
Emblematico in tal senso il tentativo di Berlusconi di imporre Licia Ronzulli quale ministro della Sanità, disegno poi  fallito per la ferma opposizione di Giorgia Meloni, la quale ha dichiarato – dimostrando un diverso metro di valutazione “dell’alto profilo” rispetto a Berlusconi – che non vuole affrontare i gravi problemi del Paese con affianco tali figure. Preferiamo chiudere qui il capitolo dedicato all’onorevole Mangialavori per dedicare lo spazio a quelle vicende nazionali che ruotano intorno a Berlusconi.

Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi

La pessima figura rimediata in Senato per il mancato voto dei forzisti per La Russa, le esternazioni sulla lista dei ministri, le improvvide dichiarazioni attinenti ai ricuciti rapporti con Putin ed il caso Ronzulli hanno indotto più di un osservatore politico a sostenere che il leader di Forza Italia non sia più lo stesso uomo che eravamo abituati a conoscere, bensì uno diverso al quale il trascorrere del tempo non ha inteso fare degli sconti. Noi, al contrario, siamo convinti che le scelte di Berlusconi non siano irrazionali, ma seguano un progetto ben preciso, condivisibile o meno che sia, tendente ad evitare che la fazione del partito facente capo a Tajani, ministro degli esteri in pectore, prevalga su quella, a lui più congeniale, guidata dalla Ronzulli, ministro della sanità mancato. In questo contesto la scelta di campo di Berlusconi smentisce coloro i quali lo vorrebbero “rimbambito”; infatti essa è in perfetta linea col  modo di essere che lo ha sempre contraddistinto, caratterizzato dall’eccessiva propensione ad essere prodigo, a prescindere da competenze e meriti, nel conferire incarichi politici ai rappresentanti del gentil sesso. La vicenda Ronzulli avvalora tutto questo: infatti essa, fatte  le dovute differenze tra le due protagoniste, ricorda tanto quella dell’igienista dentale Nicole Minetti che Berlusconi, in un’epoca in cui tutto gli si poteva addebitare tranne che declini cognitivi, fece assurgere alle cronache nazionali candidandola e facendola eleggere a consigliere regionale della Lombardia; oggi ad usufruire della sua  “generosità” è l’infermiera Ronzulli che il cavaliere pretendeva di imporre come ministro della Salute.   

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