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Il Corsivo | I dissidi sul mancato coordinamento dell’opposizione a Vibo ampliano le distanze tra Luciano e Soriano

Dinanzi ad un esecutivo dormiente e a un’amministrazione comunale fallimentare, le forze di minoranza consiliare hanno sinora agito in assoluta autonomia

Il Corsivo | I dissidi sul mancato coordinamento dell’opposizione a Vibo ampliano le distanze tra Luciano e Soriano
Stefano Luciano e Stefano Soriano
L’aula consiliare del Comune di Vibo e Rino Putrino

L’ultimo consiglio comunale è stato caratterizzato da interventi e confronti molto accesi che avranno ripercussioni anche sulle strategie da adottare in occasione del rinnovo del Consiglio Comunale. In tal senso riteniamo particolarmente interessanti i contenuti dell’intervento di Stefano Luciano e della replica del capogruppo del Pd Stefano Soriano, dai quali già affiorano quelle che saranno le problematiche nella costruzione delle future alleanze. Prima di affrontare il merito delle questioni sollevate, è opportuno delineare il contesto nel quale esse sono maturate: l’assise comunale aveva un solo argomento in discussione, concernente la surroga del consigliere Iorfida, prematuramente scomparso; la riunione dunque, regolamento alla mano, si sarebbe dovuta svolgere entro il 21 settembre, mentre invece il Consiglio è stato convocato per sabato 1 ottobre ed in seconda convocazione per il successivo giorno 4. In questo contesto di ritardi ed allegra gestione del Consiglio si colloca l’intervento di Luciano, il quale – dopo aver sottolineato la scarsa frequenza con cui il presidente Putrino convoca le sedute e rilevato che troppe volte, quando ciò accade, come nel caso di specie, non vi sono ordini del giorno su cui discutere, pratiche amministrative da valutare, iniziative di consiglieri su cui confrontarsi – si è rivolto ai colleghi dell’opposizione invitandoli ad una maggiore coesione al fine di trovare una linea politica comune che possa, nel presente,  evidenziare con maggiore forza divisioni, problemi e limiti della  maggioranza, e per il futuro coagulare tutti quei consiglieri e le forze politiche critiche nei confronti di un sindaco che ha fallito tutti gli obiettivi, al fine di creare una valida alternativa da proporre agli elettori.

La responsabilità della mancanza di coesione è stata da Luciano ascritta al Pd il quale, da maggior partito di opposizione, sarebbe oggi diventato un carrozzone incapace di assumere iniziative in tal senso. Puntuale la replica del capogruppo del Pd Stefano Soriano, il quale in primo luogo ha contestato l’appellativo di carrozzone rivolto al partito, sottolineando come lo stesso abbia portato in Consiglio comunale un gruppo di tre eletti, gruppo poi raddoppiato con l’ingresso di Luciano ed altri componenti della sua lista “Vibo Unica”, confutando poi anche la circostanza secondo la quale non vi sarebbe alcun coordinamento tra le forze di opposizione il cui confronto – sempre secondo Soriano – sarebbe invece  quotidiano, con l’unica eccezione rappresentata proprio da Luciano. Da quanto sopra riportato emerge che lo strappo tra quest’ultimo e Soriano si è consumato principalmente sul mancato coordinamento delle opposizioni, denunciato dal primo e contestato dal secondo. Sul punto  riteniamo più aderente alla realtà l’assunto di Luciano e questo nostro convincimento poggia su due circostanze: la prima è rappresentata dal fatto incontestabile che ogni forza di opposizione ha fin qui agito in assoluta autonomia, pur svolgendo un lavoro improbo, prezioso e dispendioso nel tentativo di spronare un esecutivo dormiente e di limitare i danni derivanti da scelte amministrative sbagliate, proponendo soluzioni alternative più consone ma puntualmente ignorate, la seconda circostanza la si ricava dal fatto che, pur essendo presenti in Consiglio tutti i gruppi di opposizione, nessuno ha inteso supportare Soriano prendendo posizione contro Luciano. Ciò posto, resta da capire se la mancanza di una linea comune dipenda da una deliberata scelta delle forze di opposizione di procedere in modo autonomo, oppure abbia ragione Luciano quando imputa la responsabilità di tale stato di cose al Partito democratico.

A nostro avviso il discorso si presenta più articolato, in quanto riteniamo che la mancanza di una linea comune sia da attribuire, quantomeno per alcuni gruppi, ad una precisa scelta in tal senso; non bisogna dimenticare infatti che, ad eccezione dei Cinque Stelle, tutte le altre forze di opposizione appartengono all’area moderata, e pertanto  potrebbero avere delle difficoltà ad accostarsi ad un partito come il PD che ha fatto delle scelte di campo ben precise, allontanandosi dall’area moderata di sinistra per avvicinarsi all’area più estrema e giustizialista. Sulla scorta di quanto detto, più che di una responsabilità – intesa come mancanza di capacità di farsi promotore, per come sostiene Luciano – si potrebbe parlare più di una difficoltà oggettiva scaturente dalle scelte effettuate dal partito democratico. Tale nostro convincimento poggia anche su quanto dichiarato dall’altro consigliere comunale del Pd, Laura Pugliese la quale, in occasione della sua analisi sul risultato elettorale, senza mezzi termini  ha dichiarato il proprio dissenso sia sulla scelta del partito di abbracciare posizioni estremiste e sia dalla subalternità ai Cinque Stelle che ancora qualcuno propone. Il fatto che anche all’interno dello stesso Pd vi siano autorevoli voci di dissenso sulla strada intrapresa fa apparire ancor più comprensibile la scelta dei gruppi consiliari di opposizione più moderati di procedere in autonomia, mantenendo una certa distanza dal  Pd.  Tutto questo va nella direzione opposta rispetto alla strada che vorrebbe percorrere la dirigenza del partito democratico per costruire una coalizione in grado di scalzare il centrodestra dalla guida di palazzo Razza.

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