“Scintille” in Consiglio a Vibo, Luciano: «Il Pd è un carrozzone che rischia di rimanere schiacciato»
Per il capogruppo di Azione l’amministrazione Limardo è arrivata al capolinea, ma la strada per l’unità delle forze di opposizione è tutta in salita. Stefano Soriano dal canto suo ribatte: «La minoranza è unita, è Luciano che magari vuole transitare nella maggioranza»
Consiglio comunale “incandescente” a Vibo Valentia e ad accenderlo, questa volta, non è stato uno scontro fra maggioranza e opposizione ma fra consiglieri della stessa minoranza. Convocato per procedere alla surroga del deceduto consigliere Raffaele Iorfida di Forza Italia – al suo posto è entrato Anthony Lo Bianco –, nel civico consesso è andato in scena un duro “botta e risposta” fra il capogruppo di Azione, Stefano Luciano (già candidato a sindaco nelle amministrative del maggio 2019), e il capogruppo del Pd Stefano Soriano. Ad aprire le “danze” è stato Stefano Luciano il quale, nel corso del suo intervento, si è dapprima soffermato sui limiti dell’attuale maggioranza per poi concludere mettendo in discussione il ruolo del Partito democratico all’interno del Consiglio. Con riferimento alle critiche per la conduzione dei lavori dell’assise comunale ad opera della maggioranza – e, quindi, del presidente Rino Putrino (oggi assente e sostituito dal consigliere di minoranza Giuseppe Policaro) -, Stefano Luciano ha posto l’accento su un modus operandi ormai in “voga” da tempo a Vibo Valentia: la convocazione del Consiglio comunale spesso con un solo punto all’ordine del giorno, senza così tener conto delle richieste della minoranza ma soprattutto denotando la mancanza di elementi di discussione. Luciano ha quindi parlato, a tal proposito, di «degrado del ruolo dei singoli consiglieri comunali» e di amministrazione comunale – proprio per via dell’assenza di argomenti all’ordine del giorno – arrivata, evidentemente, «al capolinea». [Continua in basso]
Messo da parte, però, l’operato della maggioranza e dell’amministrazione Limardo, il capogruppo di Azione si è soffermato sul ruolo che invece dovrebbe rivestire in Consiglio ed in città l’attuale minoranza, dal suo stesso partito per finire al Pd. Forze di opposizione che, ad avviso dell’ex candidato a sindaco, sono invece attualmente disorganizzate, senza una linea politica comune ed incapaci di guardare al futuro per costruire una valida alternativa all’attuale amministrazione comunale. «Io mi sento maggioranza fra i cittadini – ha dichiarato Luciano – , una maggioranza sia politica che numerica in quanto i vibonesi sono contro questa amministrazione, ma occorre delineare uno schema condiviso ed una comune linea di programma fra tutte le forze attualmente all’opposizione». Su tale versante, però, l’esponente di Azione non ha risparmiato critiche al Partito democratico definito «un carrozzone» incapace di assumere iniziative politiche organizzate capaci di convogliare il dissenso politico nei confronti dell’amministrazione comunale. Stefano Luciano si è così detto pronto a presentare una mozione di sfiducia nei confronti dell’amministrazione Limardo ma ha chiesto «chiarezza al Pd» che rischia in caso contrario – ad avviso di Luciano – di «finire schiacciato proprio per la mancanza di organizzazione sulla linea da tenere».
Se il dichiarato intento di Stefano Luciano era quello di non alimentare polemiche, le stesse tuttavia non sono mancate. Il capogruppo dem in Consiglio comunale, Stefano Soriano, infatti, nel prendere la parola ha ulteriormente evidenziato le distanze che attualmente separano alcune forze di opposizione, dando così di fatto e indirettamente ragione all’esponente politico di Azione in ordine proprio alla mancanza di una linea politica comune da contrapporre all’attuale maggioranza. Per il capogruppo del Pd, infatti, la minoranza è unita e sarebbe il solo Stefano Luciano a collocarsi fuori dalla stessa facendo parte del gruppo misto. «Luciano era colui che doveva tenere unita tutta l’opposizione – ha dichiarato Soriano –ma invece è lui che sta lavorando per transitare, magari, in maggioranza. Tutta la minoranza, al contrario di quanto sostiene Luciano, si coordina e confronta fra le sue componenti, tranne che con lui». Per il Pd, dunque, Stefano Luciano costituirebbe un elemento divisivo e non inclusivo. Dichiarazioni che – da qualunque lato le si guardino – dimostrano come la strada per avere una minoranza unita capace di costituire una valida alternativa all’attuale maggioranza sia ancora lontana.
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