Vibo, Laura Pugliese sul dopo voto: «Dal Pd imboccata una manifesta deriva»
Il vicesegretario provinciale e consigliere comunale democrat accusa: «Le nostri mille correnti ci hanno mandato a sbattere. Le divisioni e la competizione interna hanno prevalso sulle idee»
«Il voto del 25 settembre impone una lettura che vada al di là del voto di protesta, che con ogni probabilità si è manifestata nell’astensione. Dalle urne è uscito fuori un messaggio chiaro e indiscutibile: le nostri mille correnti non ci hanno aiutato, anzi ci hanno mandato a sbattere. Le divisioni e la competizione interna hanno prevalso sulle idee e su qualunque progetto unitario che rappresentasse in modo netto le istanze dei moderati di sinistra e non quelle degli estremisti. Il nostro, ad oggi, è un marchio, ormai, percepito come scaduto». Lo afferma il vicesegretario provinciale del Partito democratico e consigliere dem al Comune di Vibo Valentia Laura Pugliese. «Inseguire, come pure qualcuno continua a proporre, la via della subalternità ai 5 Stelle – aggiunge la Pugliese – sarebbe deleterio, contrario alla edificazione di un grande partito riformista alternativo alla destra che superi finalmente il connubio mal riuscito tra ex Pci e ex Dc. Non si tratta solo di ripartire e non serve un superficiale confronto, ciò che serve alla nostra comunità politica è una profonda riflessione su chi siamo e cosa vorremo essere. E quindi servono prima le idee e poi i nomi». [Continua in basso]
In gioco, a parere di Laura Pugliese, «c’è l’esistenza stessa del Pd. L’onestà intellettuale impone oggi di ammettere la deriva manifesta imboccata dal nostro partito sempre più lontano dai bisogni della gente e sempre più arroccato nei Palazzi del potere. Il distacco dal popolo, da parte del nostro partito, ormai diventato elitario, ha decretato la fine della funzione del Pd stesso che ha definitivamente perso il contatto con la classe operaia e con i ceti popolari. Oggi è un’occasione storica per noi, oggi noi possiamo costruire un nuovo cammino e rappresentare a tutti gli effetti quel polo riformista, europeista, collocato in Europa e in Occidente con chiarezza e senza dubbi. Siamo di fronte a una scelta di fondo. Ad una sorta di bivio che la storia ci mette di fronte: possiamo impegnarci nella costruzione di un polo riformista, gettando le basi di una intesa con tutte le forze politiche non di destra che si riconoscono nel riformismo, oppure imbarcarci sulla via di un Melenchon italiano, quindi su un’alleanza fondata sul populismo di sinistra, ultra assistenzialista e giustizialista. Il prossimo congresso – questa la conclusione della dirigente dem – sarà l’ultima occasione utile per il nostro rilancio. Servirà molto coraggio nelle scelte di posizionamento».
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