Il Corsivo | Le “arrampicate” di Mangialavori, Colelli e Tassone per nascondere risultati deludenti
Nel Vibonese gli elettori premiano il M5S e il riconfermato deputato Riccardo Tucci. Forza Italia a Vibo dimezza i voti rispetto al 2018 ed il Pd conferma l’irrilevanza e l’inconsistenza della sua classe dirigente
Come di consueto, dopo ogni confronto elettorale abbondano le analisi ed i commenti che spesso e volentieri, per la loro antitesi col dato reale, sono grottesche. In questo contesto alcune dichiarazioni appaiono poco condivisibili sotto molteplici aspetti; in particolare riteniamo che debbano essere approfondite, al fine di ricollocarle nella giusta dimensione, quelle rilasciate dal neo deputato Giuseppe Mangialavori di Forza Italia e del segretario del circolo cittadino del Pd Francesco Colelli. Il parlamentare di FI ha esaltato il risultato conseguito dal partito a livello regionale definendolo “straordinario” se rapportato su scala nazionale specificando, in ordine al risultato del collegio di Vibo Valentia alla Camera, di considerarlo un record personale da festeggiare con tutta la popolazione. Se è certamente vero che la percentuale del 16% ottenuta in Calabria rappresenta un ottimo risultato rispetto a quello conseguito a livello nazionale – dove Forza Italia non è andata oltre l’8% – il discorso cambia in maniera radicale se l’odierno risultato viene accostato a quello della precedente tornata elettorale del 2018, quando il partito alla Camera ottenne il 20,1% ed al Senato il 21,4%.
Sotto tale aspetto è di tutta evidenza che Mangialavori, nella sua veste di coordinatore regionale, abbia pochi motivi per dichiararsi soddisfatto, emergendo in modo lapalissiano la netta regressione del partito in seguito al suo insediamento, ed ancor meno ragioni esistono per festeggiare con i cittadini vibonesi, atteso che nel capoluogo di provincia Forza Italia ha dimezzato i voti rispetto al 2018. I numeri sono impietosi ed imbarazzanti, basta evidenziare che nelle precedenti elezioni al Senato i voti furono 5.671 ed alla Camera 4.015, mentre oggi sono rispettivamente ridotti a 2.096 e 2.640, dunque un abbattimento del 50% che rappresenta il vero dato col quale deve confrontarsi Mangialavori. Riportato, col supporto dei numeri, tutto nella giusta dimensione, occorre aggiungere che il risultato a Vibo più che per il partito è devastante per Mangialavori, in quanto rappresenta l’esatta misura del profondo solco creatosi con i cittadini, i quali ormai conoscono molto bene il modus operandi del parlamentare ed il posto che essi occupano nella sua scala di valori. Il voto espresso dagli elettori vibonesi fa chiaramente emergere due circostanze: 1) Mangialavori ritorna in Parlamento non sulla scorta del consenso popolare, ma per grazia ricevuta dalla Ronzulli, la quale, sfruttando questa legge elettorale balorda, lo ha praticamente collocato a Montecitorio ancor prima del voto; 2) Il sindaco Limardo e gli assessori comunali più che un valore aggiunto si sono rilevati una vera zavorra.
Quanto a Colelli bisogna dire che il segretario cittadino del Pd è riuscito a fare ancora peggio: mai ci era infatti capitato di leggere un numero così grande di boutadès in un unico comunicato. Il segretario di circolo, partendo da un dato farlocco, si cimenta nel tentativo di trasformare, con sconcertante superficialità, un risultato negativo in una specie di trionfo i cui meriti andrebbero ascritti all’attuale classe dirigente, una vera eresia che oltrepassa la soglia del ridicolo. Il pensiero di Colelli può essere così sintetizzato: il partito in Italia arretra ovunque, a Vibo invece avanza per merito della nuova classe dirigente che è riuscita a far risorgere quel partito defunto che aveva ereditato. Come tutto ciò si possa conciliare col fatto che il PD a livello nazionale abbia ottenuto una percentuale del 19% ed a Vibo lo stesso Colelli la quantifica nel 14,83%, resta un mistero. Comunque sia, il segretario cittadino a supporto del proprio assunto considera il risultato conseguito in città al Senato – 1.800 voti equivalenti ad una percentuale del 14,83% – nettamente migliorativa rispetto al risultato del 2018 quando nel partito militavano Censore e Pitaro. Quel che sostiene Colelli non solo è privo di qualsiasi pregio in quanto, per come vedremo, poggia su dati taroccati, ma conferma tutti i limiti di chi non riesce neppure a cogliere che da quei 1.800 voti usati come spartiacque con il passato (elezioni 2018) vanno decurtati quelli appartenenti alla formazione politica facente capo al ministro Speranza (LeU), che all’epoca correva da sola, ed il voto dei diciottenni, i quali nel 2018 non votavano per il Senato.
Fatte tutte queste decurtazioni, emergono i numeri reali i quali dimostrano l’esatto contrario di quel che sostiene Colelli e confermano ciò che avevamo scritto in un precedente intervento (13/9/2022) in ordine all’irrilevanza del PD vibonese ed all’inconsistenza della sua classe dirigente. Infatti nel 2018 il Partito democratico al Senato nel comune di Vibo ottenne 1.808 voti ed alla Camera 2.162, mentre oggi rispettivamente 1797 e 1333 voti. Rimanendo sempre in casa del PD, occorre dedicare un piccolo spazio anche all’ex consigliere regionale Luigi Tassone il quale ha sostenuto che il risultato conseguito dal Pd a livello provinciale non condanna il partito all’irrilevanza, ma anzi è incoraggiante in un’ottica futura. Francamente diventa difficile comprendere quali possano essere i risultati “incoraggianti” intravisti da Tassone atteso che, per come vedremo più avanti, anche nei comuni amministrati dal suo partito hanno avuto la meglio altre formazioni politiche, ed in particolare a Serra, suo comune di residenza, dove se sovrapponiamo il dato del 2018 con quello odierno emerge che il PD ha dimezzato il consenso, passando per quanto concerne la Camera dei Deputati dagli oltre mille voti a meno di 500. La verità, con buona pace delle arrampicate sugli specchi di Colelli e Tassone, è che il loro tentativo di far passare lucciole per lanterne ed i fischi per fiaschi, non è riuscito a smuovere di un millimetro quella specie di pietra miliare sulla quale, piaccia o non piaccia, è inciso che il Pd provinciale dopo l’uscita di Censore riveste un ruolo marginale.
Chiuso questo lungo capitolo, occorre soffermarsi sulle vicende inerenti alla riconferma dell’on. Tucci. A tal proposito riteniamo che gli elettori lo abbiano gratificato col proprio voto in quanto perfettamente consapevoli – sulla scorta del fatto che egli nella scorsa legislatura si è fortemente impegnato a favore delle tematiche che attanagliano il vibonese – dell’importanza di avere nella capitale un sicuro punto di riferimento per il territorio. Va aggiunto che il consenso personale dell’on. Tucci ha consentito al M5S di diventare, nell’ambito del collegio uninominale di Vibo per la Camera, il primo partito nella città capoluogo ed in altri 18 comunidella provincia. Questo inconfutabile dato assume un particolare rilievo in riferimento a quanto detto sopra in ordine a Mangialavori, Colelli e Tassone; infatti se a Vibo Valentia il M5S ha distanziato di 5 punti percentuali Forza Italia – nonostante la città rappresenti la roccaforte di Mangialavori e sia amministrata dall’esecutivo Limardo – significa che gli elettori hanno inteso penalizzare il padrone di casa a tutto vantaggio dell’altro, sulla scorta dei risultati delle rispettive azioni parlamentari. Lo stesso discorso può essere fatto in ordine ai comuni di Briatico, Parghelia e Rombiolo dove, nonostante gli enti siano amministrati dal PD, il M5S è stato il partito più votato, a dimostrazione del fatto che ormai le chiacchiere non fanno più presa sugli elettori, i quali premiano chi ottiene risultati concreti.
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