Il Corsivo | Il ritorno in Parlamento di Mangialavori e l’ulteriore regressione del Vibonese
Il territorio provinciale rischia di accentuare tutte le sue criticità a causa del dimezzamento dei parlamentari di riferimento ed ai gruppi di potere politico che sinora hanno condizionato tutto e tutti
Quella in corso è una strana campagna elettorale, caratterizzata da un pubblico dibattito incentrato più sugli eventi del dopo che, come di consueto, sui programmi, sulle aspettative e probabilità di vittoria di questa o quella forza politica. Evidentemente il risultato – scontato a livello nazionale, atteso che la vittoria della Meloni e della sua coalizione non può essere insidiata da una sinistra il cui leader, Enrico Letta, a corto di idee e programmi, non è riuscito ad andare oltre le polemiche nei confronti dei principali competitor – ha spinto il dibattito in avanti. Questo dato di fatto si registra anche nella nostra realtà, dove la tematica più dibattuta attiene alle prospettive di sviluppo del territorio alla luce dell’insediamento di un governo di centrodestra. Sul punto riteniamo che le eventuali condizioni migliorative a livello nazionale, collegate al nuovo corso, non si trasformeranno automaticamente in dei vantaggi di cui beneficeranno tutti i territori in modo paritario, in quanto la differenza la faranno i parlamentari di riferimento e sotto tale aspetto siamo convinti, alla luce di quanto diremo, che nel Vibonese non ci saranno motivi per stare allegri.
In questo contesto va infatti evidenziato come la rappresentanza parlamentare della nostra provincia subirà un ridimensionamento dovuto al fatto che i candidati legati al territorio sono stati collocati nelle liste in posizione non utile o, nella migliore delle ipotesi, molto problematica. Questo vale sia per quanto concerne i parlamentari uscenti – Viscomi (Pd) non è stato ricandidato, Tucci (5Stelle), Nesci (Impegno civico), De Angelis (Lega) – che per i nuovi – Bevilacqua (Italia al centro), Esposito (Pd) e La Gamba (FdI). Chi invece dorme sonni tranquilli è il senatore uscente Mangialavori (Forza Italia), sicuro della riconferma in Parlamento essendo stato inserito, in questa tornata elettorale, al primo posto del proporzionale alla Camera dei Deputati. Se i risultati confermeranno tutto questo, e quindi a rappresentare il Vibonese sarà il solo Mangialavori, inevitabilmente vedremo sfumare la possibilità di beneficiare delle iniziative del nuovo Governo e si registrerà l’accentuarsi delle criticità che attanagliano il territorio. La prova inconfutabile di tale assunto è stata fornita dallo stesso parlamentare nel corso della legislatura che sta per concludersi: egli infatti – a nostro avviso – non ha prodotto nulla per la collettività, le cui problematiche hanno occupato l’ultimo posto nella sua scala di priorità, mentre il suo massimo impegno è stato totalmente dedicato alla cura della propria carriera politica. In questo contesto non vi è dubbio che la mossa vincente del senatore Mangialavori è rappresentata dalla creazione di un gruppo di potere politico, costituito da assessori e consiglieri regionali, sindaci, commissari negli enti regionali più importanti, portavoce e portaborse, che sotto la sua sapiente guida è riuscito a gestire e condizionare tutto ed anche tutti, con buona pace delle tante vicende anomale registrate nel Vibonese e denunciate dal senatore Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia.
D’altro canto, se questo ha prodotto Mangialavori nella veste di senatore, riteniamo difficile che nella futura veste di deputato possa cambiare qualcosa nella sua scala di interessi. Tutto questo ben esplicita l’obbrobrio dell’attuale legge elettorale la quale, sottraendo ai cittadini la possibilità di scelta e consentendo alle segreterie nazionali dei partiti di “nominare” attraverso liste bloccate i parlamentari, crea abnormi paradossi, come quello che sta vivendo il Vibonese, dove chi ha curato unicamente la propria carriera politica, disinteressandosi degli interessi generali, ritorna in Parlamento per le ulteriori cure del caso, mentre parlamentari che si sono spesi ottenendo risultati e facendo confluire fiumi di denaro nelle casse dei diversi enti territoriali rischiano di non poter continuare la propria opera a favore del territorio.
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