Il Corsivo | L’inconsistenza del Pd vibonese e le origini pregresse con ben individuati responsabili
Il Partito democratico non ha ottenuto per le imminenti politiche neanche un candidato di bandiera e nel giro di pochi anni ha perso 35 sindaci
Mai nella nostra provincia il Partito democratico ha rivestito un ruolo così marginale, frutto dell’inconsistenza dell’attuale classe dirigente convinta di poter nascondere i propri limiti ed arginare l’armata di centrodestra, organizzando sagre paesane o feste dell’Unità che dir si voglia. Tale inconfutabile dato di fatto è confermato dalla circostanza che il Pd provinciale non è stato neppure in grado di ottenere un candidato di bandiera vibonese. E’ vero che Teresa Esposito è stata inserita al quarto posto al proporzionale per il Senato, ma tale candidatura, oltre ad essere così irrilevante da non poter essere definita neppure di bandiera, denota ulteriormente la debolezza di un partito che, invece di stendere un velo pietoso sotto cui nascondere i personaggi protagonisti dello scempio delle norme del regolamento del congresso – posto in essere in occasione dell’elezione del segretario del circolo della città capoluogo – li utilizza, evidentemente in mancanza di meglio, come tappabuchi.
Quello che fa invece testo, e la dice lunga sullo spessore della dirigenza del partito, è il fatto che l’unica provincia calabrese dove il Pd non ha candidato un proprio esponente nel collegio uninominale per la Camera dei deputati è quella vibonese, dove è stata indicata Dalila Nesci la quale, da parlamentare grillina, ha sempre sparato a zero contro il Pd. Ciò posto, è giusto aggiungere che l’insignificante posizione che ricopre oggi il Pd a livello provinciale non nasce per caso né può essere ascritta solamente al buon Giovanni Di Bartolo, ma rappresenta il punto di arrivo di un lungo percorso frutto dello scarso acume politico e della mancanza di riconoscenza di ben individuati personaggi politici che, tolti dall’anonimato nel quale si dibattevano e proiettati agli onori della cronaca, sono stati colpiti dalla classica “Sindrome rancorosa del beneficiato”.
Ci riferiamo in modo specifico agli ex consiglieri regionali Michele Mirabello e Luigi Tassone ed all’ex segretario provinciale Enzo Insardà i quali, con modalità e tempi diversi, pur di “combattere” il proprio benefattore, l’ex parlamentare Brunello Censore, hanno distrutto con il loro modus operandi un partito che annoverava in provincia ben trentacinque sindaci, portandolo ai livelli attuali (4-5 primi cittadini) e favorito l’ascesa di Viscomi – distintosi nel corso del proprio mandato per l’assenza sul territorio e per non aver presentato nessuna proposta di legge, stabilendo per questo un vero e proprio record – a danno di Censore, privando il partito, piaccia o non piaccia, di un politico dalle capacità di aggregazione e la provincia vibonese di un sicuro riferimento nella capitale.
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