Comune di Joppolo, l’ex sindaco Vecchio: «Dissesto si poteva e doveva evitare»
Intervento dell’ex amministratore comunale sulla grave situazione finanziaria dell’ente. Ecco ciò che, a suo avviso, andava fatto
In merito alla situazione finanziaria del Comune di Joppolo, dall’ex sindaco Salvatore Vecchio riceviamo e integralmente pubblichiamo:
“Il Consiglio comunale di Joppolo è stato convocato per giorno 25 c.m. con due punti all’ordine del giorno: l’approvazione del verbale della seduta precedente e, come secondo argomento, la “dichiarazione di dissesto finanziario ai sensi dell’art. 246 del D. Lgs. 18.08.2000 e s.m.”
Nella proposta sottoposta all’esame del Consiglio Comunale viene precisato che “l’Ente versa nelle condizioni di dissesto previste dall’art. 244 del TUEL per la contemporanea presenza: 1) di un grave disavanzo di amministrazione;2) di debiti liquidi ed esigibili di terzi ai quali non si può fare validamente fronte;3) di debiti fuori bilancio ai quali non si può dare copertura per mancanza di adeguate risorse ;4) di grave difficoltà per l’assolvimento delle funzioni e servizi indispensabili” . [Continua in basso]
Una domanda è d’obbligo: si poteva evitare? La risposta è secca: si poteva e si sarebbe dovuto evitare.
Per non cadere, come altri, nella tentazione di parlare o scrivere a vanvera, tentiamo di dare una spiegazione alla nostra risposta facendo riferimento solo e soltanto agli atti amministrativi esistenti, non senza porci e porre un’ulteriore domanda: i debiti liquidi ed esigibili verso terzi e quelli fuori bilancio non dovevano essere coperti con le sei anticipazioni di liquidità ammontanti a circa sei milioni di euro concesse al Comune, per come dallo stesso richieste, immagino dopo puntuale ricognizione? Se così non è, quelle anticipazioni, che dovranno essere restituite allo Stato con gli interessi, hanno finito con l’aggravare la situazione finanziaria dell’Ente e hanno ingessato, prima ancora del dissesto, il bilancio dell’Ente per un ventennio.
Ora ci spieghiamo. Il 3 marzo 2016, ossia alla vigilia della scadenza della consiliatura e quindi in prossimità delle elezioni del 6 giugno 2016, il responsabile del servizio finanziario, che ha mantenuto tale incarico fin poco dopo la tornata elettorale amministrativa del 3 ottobre 2021, inviava al sindaco p.t. una “relazione sullo stato dei procedimenti nel servizio finanziario” , nella quale “per un risanamento degli equilibri di bilancio, così fortemente pregiudicati nell’attuale contesto” proponeva, in sintesi, le seguenti tre soluzioni: procedere ad una politica di austerità e di recupero immediato di tutte le entrate pregresse, bloccando contestualmente tutte le spese possibili, la vendita dei beni immobili e, in alternativa, procedere all’attivazione di un piano di riequilibrio oppure procedere alla dichiarazione di dissesto finanziario.
Lo stesso responsabile del servizio finanziario nel proporre il 31.10.2019 al Consiglio comunale il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale ex art. 243 bis del TUEL, evidenziava nella proposta che “il piano proposto è lo strumento che consentirà all’Ente il superamento delle criticità economico- finanziarie a seguito dell’analisi contabile effettuata da un operatore economico a cui è stato affidato il relativo incarico e a seguito dell’approvazione del rendiconto 2018”, inoltre che lo stesso piano fosse “sostenibile ed efficace rispetto allo scopo”; infine, con un considerato, veniva evidenziato in quella proposta che il servizio finanziario aveva provveduto ad effettuare una dettagliata ricerca dei debiti certi, liquidi ed esigibili, nonché degli stanziamenti di bilancio al fine di separare le somme che si possono pagare con gli stanziamenti a residui; che per ogni debito è stato esperito un tentativo di abbattimento dello stesso con offerte di transazioni ad un minore importo; che il debito verso l’Enel era stato abbattuto, a seguito di una verifica delle fatture, della consistente cifra di circa 176.000 euro.
Nel parere dato su tale proposta dall’organo di revisione economico-finanziario veniva evidenziato che “la completa realizzazione ed attuazione del piano di riequilibrio finanziario è condizionata al verificarsi di alcune ipotesi che sono state assunte e che implicano un’attività sistematica di implementazione e di riscontro al fine di monitorare rigorosamente gli impatti attesi”.
Ebbene, torna ora la domanda iniziale alla quale non sarà difficile anche ai non addetti ai lavori dare la stessa nostra risposta: il default si poteva, rectius: si doveva evitare.
E, dunque, l’ulteriore domanda: perché non è stato evitato? Anche a questa domanda, la risposta è secca: perché nessuna di quelle “ipotesi” (misure) richiamate dall’organo di revisione economico- finanziario, che avrebbero dovuto supportare la sostenibilità economico-finanziaria del piano è stata attuata!
Ed è vero che l’Ente ha ottenuto e consumato il fondo di rotazione e non ha ridotto le spese correnti, anzi si è tentato, aggirando il controllo dell’apposita Commissione Centrale di assumere nuovo personale: è vero, inoltre, che nessuna asta pubblica è stata indetta nei modi e termini previsti dalla legge, compresa la pubblicità, ai fini della alienazione degli immobili comunali; che ad oggi l’Ostello della Gioventù, di proprietà comunale con accessori e tutto quello che c’è dentro, non è stato restituito al Comune che, perciò, non ha riscosso alcun canone di fitto come previsto nel piano; che in tema di riscossione dei tributi, canoni, tasse, ecc. si è ancora all’anno zero. In sintesi e senza tediare il lettore, nessuna delle misure più significative previste nel piano di riequilibrio è stata attuata e, non solo, perché pur con il parere favorevole dei responsabili dei servizi si è continuato a spendere con prodigalità, anche se l’ufficio finanziario che avrebbe dovuto garantire l’attuazione piena del piano non difettava di mezzi e risorse umane, posto che erano state esternalizzate tutte le incombenze attinenti alla gestione tributaria/finanziaria, comprese quelle relative, ahinoi!, all’imbustamento e alla postalizzazione delle fatture, avvisi, alla stesura dei mandati di pagamento, ecc.
Oggi apprendiamo “di un grave disavanzo di amministrazione;2) di debiti liquidi ed esigibili di terzi ai quali non si può fare validamente fronte;3)di debiti fuori bilancio ai quali non si può dare copertura per mancanza di adeguate risorse ;4)di grave difficoltà per l’assolvimento delle funzioni e servizi indispensabili”, tutto il contrario di quanto si sarebbe dovuto fare e di quanto era stato scritto e deliberato, ossia che il dissesto si sarebbe evitato procedendo ad una politica di austerità e di recupero immediato di tutte le entrate pregresse e bloccando contestualmente tutte le spese possibili, come del resto previsto nel piano di riequilibrio e indicato nella relazione del 3 marzo 2016. Evidentemente, dopo tutte le “puntuali ricognizioni” le spese non solo non sono state abbattute, ma sono aumentate».
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