Pizzo, la firma di De Pasquale e i suoi contro mafie e corruzione
Il candidato sindaco e i componenti della sua lista hanno sottoscritto l'appello promosso dall'associazione "Avviso pubblico" per le amministrative 2022: «Un impegno non solo simbolico»
«Ho sottoscritto con convinzione, insieme a tutti i componenti della lista “Domani è oggi – Emilio De Pasquale sindaco”, l’appello di “Avviso Pubblico. Enti locali e regioni contro mafie e corruzione”. Non si tratta di cavalcare a fini elettorali slogan o frasi fatte ma di prendere un impegno concreto contro l’illegalità e per la trasparenza, così come prevede il protocollo dell’associazione cui la nostra lista si atterrà scrupolosamente». È quanto dichiara, nel giorno del trentesimo anniversario dell’attentato al giudice Giovanni Falcone, il candidato sindaco di Pizzo Emilio De Pasquale, rendendo nota la sottoscrizione dell’appello #votipuliti per le amministrative 2022, promosso dall’associazione “Avviso pubblico”, che prevede 10 impegni contro le mafie e la corruzione tra i quali: dichiarare pubblicamente di rifiutare i voti di chi vive e opera nella criminalità; impegnarsi a istituire un assessorato o una delega sui temi oggetto dell’appello; impegnarsi a utilizzare i beni confiscati per finalità sociali; impegnarsi ad approvare un regolamento in materia di gioco d’azzardo; favorire il monitoraggio e il controllo delle opere finanziate con il Pnrr. [Continua in basso]
«Lo dico con grande convinzione dal primo giorno in cui sono sceso in campo – prosegue De Pasquale -: Pizzo ha un tessuto sociale sano e sapremo dimostrarlo e garantirlo. Sulla questione legalità la città si aspetta però da noi una parola chiara. Noi l’impegno lo abbiamo preso, ed è un impegno non solo simbolico e formale. Spero che anche i nostri avversari lo facciano proprio e non si limitino a mere dichiarazioni di principio. Ce n’è tanto bisogno, soprattutto oggi e dopo questo biennio difficile. La risposta al malaffare passa poi anche dalla partecipazione democratica – conclude De Pasquale -: recarsi alle urne è un dovere civico, come ci ricorda l’articolo 48 della Costituzione, ed è la forma più concreta di coinvolgimento nella vita della propria comunità. È nostro dovere – conclude De Pasquale – assumerci ognuno la nostra quota di responsabilità, partecipando alla vita sociale, contrastando l’astensionismo (fenomeno patologico e potenzialmente criminogeno della democrazia) e, soprattutto, rifiutando le logiche mafiose di ricerca del consenso».