Elezioni a San Nicola da Crissa e liste “civetta”, quando la democrazia va “interpretata”…
A contendere la “poltrona” di primo cittadino a Giuseppe Condello è lo stesso sfidante che nel 2017 ha ottenuto la “bellezza” di 16 voti venendo eletto in Consiglio al pari di chi ha riportato con la sua compagine anche 3 sole preferenze. Ma non mancano candidati da fuori paese, mentre i “maligni” puntano il dito su chi in caso di elezione verrà avvicinato a casa dalla propria sede lavorativa
Elezioni a San Nicola da Crissa e…liste “civetta”. Pardon…, come abbiamo imparato in questi giorni leggendo alcuni resoconti sulle amministrative del 12 giugno, ad alcune latitudini politiche vengono ora definite…liste “di servizio”. Il sindaco uscente Giuseppe Condello – attualmente con Italia Viva di Matteo Renzi, ex Pd, ex Api ed alle ultime regionali candidato con il Partito socialista – ci riprova per il suo terzo mandato da primo cittadino e, come nel 2017, a contrapporsi (almeno sulla carta) alla sua ascesa c’è il candidato Giovanni David che alle scorse comunali ha ottenuto la “bellezza” di…16 voti pari al 2,46% delle preferenze a fronte dei 633 voti (97,53%) incassati da Condello. Nella lista del candidato a sindaco Giovanni David (mai dal nome così profetico: “Obiettivo comune”) c’è però pure chi ha fatto meglio (o peggio a seconda delle letture): è infatti ricandidato anche Vittorio La Vecchia che nel 2017 ha ottenuto ben 3 (leggasi tre) preferenze, riuscendo ugualmente – al pari di Giovanni David – ad essere eletto in Consiglio comunale. “Obiettivo comune”, dicevamo, ed i “maligni” in paese ci hanno spiegato che “l’obiettivo comune” sarebbe quello di assicurare all’attuale primo cittadino Giuseppe Condello di essere rieletto sindaco senza dover fare i conti con il raggiungimento del quorum del 40% dei votanti (nel 2017 bisognava raggiungere il 50% ed i votanti sono stati 729 su 1.937 elettori, pari al 37,61%). In parole povere: con due liste in campo vince la lista che prende anche un solo voto in più dell’avversario, mentre con una sola lista – e senza l’aiuto determinante di altra compagine “civetta” – per rendere valido il turno elettorale si devono recare alle urne almeno il 40% dei cittadini aventi diritto al voto. Da segnalare che nella lista “Obiettivo comune” è ricandidato anche Francesco Chiarella che nel 2017 ha “collezionato” la bellezza di…zero voti (in pratica non si è votato neppure lui, tranne a voler pensare che il suo voto sia finito fra le schede annullate). [Continua in basso]
Le liste “civette” e la giustizia
Una procedura, quella delle “liste civetta”, divenuta una prassi regolare – tanto antipatica quanto efficace – soprattutto per chi la pone in essere al fine di ottenere “sportivamente” e con “fair-play” la tanto ambita vittoria. Una sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia chiarisce meglio la vicenda. In tale caso i giudici amministrativi spiegano infatti che «la presentazione di una lista è un atto giuridico la cui validità non poggia sul merito delle relative motivazioni. Non a caso, gli organi preposti alla verifica dell’ammissibilità di una lista compiono solo un controllo formale ed estrinseco sulla documentazione di corredo (rispetto dei termini, completezza degli atti e delle modalità previste), ma non sono tenuti a valutare le ragioni che sorreggono la presentazione di una lista e un sindacato psicologico di questo tipo è precluso anche al giudice amministrativo. Se si operasse diversamente si introdurrebbe, nella materia, un controllo giuridico del tutto arbitrario, poiché, per la sua intrinseca ed elevata discrezionalità, esso si porrebbe sicuramente in contrasto sia con il diritto di elettorato passivo, costituzionalmente garantito a ogni cittadino, sia con il principio della libertà di scelta dell’elettore sia, più in generale, con l’espressione della sovranità in cui si concreta ogni manifestazione di voto del corpo elettorale. La presentazione di una lista civetta, ossia di una lista creata al fine di conseguire alcuni esiti della votazione appartiene all’area dell’irrilevante giuridico, giacché l’eventuale sanzione del tentativo di piegare i meccanismi elettorali allo scopo del raggiungimento di determinati esiti può manifestarsi soltanto sul piano politico e si concreta, in sostanza, nella “punizione” che, in termini di voti, può infliggere lo stesso corpo elettorale alla singola lista civetta o alla coalizione di partiti che se ne sia avvalsa».
Chiarito tale aspetto sull’irrilevanza giuridica della questione, ma sulla valenza politica della stessa, è bene sottolineare che in piccoli paesi come San Nicola da Crissa l’uso di una lista “civetta” finisce per svilire la democrazia (se il legislatore ha previsto il raggiungimento di un quorum per rendere valido il turno elettorale, c’è una ragione precisa: non essere governati da chi non ha il consenso effettivo della maggioranza dei cittadini-elettori), “simulando” di fatto elezioni che tutto possono essere tranne che reali perché non vi è alcuna vera contrapposizione. In pratica tutto viene già deciso “a monte”, con la designazione di attori principali e comparse, vinti e vincitori. A tutto discapito di una democrazia reale che pretenderebbe un’opposizione vera e sfidanti veri. La definizione di “lista civetta” attribuita alla compagine del candidato Giovanni David dalla stampa già nelle amministrative del 2017 non è stata peraltro mai smentita dal diretto interessato e molti candidati della sua lista hanno raccolto alle scorse comunali la “bellezza” di…zero voti. [Continua in basso]
Il sospetto grande amore per San Nicola
Nell’approntare la lista che dovrà (sulla carta?) competere con il sindaco uscente Giuseppe Condello emerge poi quest’anno una novità di non poco conto. Per alcuni, infatti, l’amore per la cosa pubblica è così forte – al pari della passione politica e del desiderio di spendersi per i cittadini per quell’innato “spirito di servizio” proprio della politica calabrese (e vibonese in questo caso) -, da travalicare addirittura i confini dei rispettivi centri di residenza (dove in alcuni casi si vota) per approdare in territori diversi. Nel solo territorio di San Nicola da Crissa, nel caso di specie, e non viceversa. Non può infatti essere taciuto come, pur votandosi pure a Capistrano, un residente in tale centro (Raffaele Scolieri) ha preferito porre al servizio degli abitanti di San Nicola da Crissa la propria esperienza politica, la propria passione da amministratore e il proprio spirito di servizio, anziché dei suoi concittadini di Capistrano. Si tratta di vero spirito di servizio o di altro? In attesa di capirne di più segnaliamo che pure altro candidato nella stessa lista (Danilo Lampasi) non risiede a San Nicola da Crissa (quindi, al pari di Scolieri, potrà essere votato ma non votare per se stesso) ma a Monterosso Calabro.
Il voto per avvicinarsi a casa?
Sempre i soliti “maligni” ci hanno fatto poi notare che nella lista “Ramoscello d’Ulivo – Colomba” a sostegno di Giuseppe Condello sono candidati quattro aspiranti consiglieri comunali che lavorano nel mondo della scuola, di cui qualcuno anche fuori regione. La legge prevede, in caso di elezione, che per cinque anni (al fine di poter partecipare ai lavori del Consiglio comunale) gli venga assegnata una sede lavorativa vicino casa. Fra Esercito e vigili del fuoco, invece, si trovano candidati nella lista che supporta il sindaco uscente Condello, anche altri quattro aspiranti consiglieri comunali e pure qui vale lo stesso discorso fatto per gli altri candidati che lavorano nel mondo della scuola quanto a possibilità di ottenere sedi lavorative vicino casa.
Malignità, dicevamo, perché non possiamo e non vogliamo credere che un esponente politico di lungo corso come Giuseppe Condello possa permettere cose del genere con i candidati della sua lista. La notizia (candidati per avvicinarsi alla sede lavorativa), tuttavia, è stata pubblicata da ben due organi di informazione e sinora non abbiamo letto alcuna smentita sul punto né da parte dei diretti interessati, né da parte del primo cittadino (che sappiamo – da politico navigato – essere attento alla lettura dei giornali). Qualche “mente contorta” potrebbe allora pensare che, in caso di mancata smentita, quanto “denunciato” in ordine ai motivi che spingono alcuni candidati ad essere presenti in lista – avvicinarsi a casa con la propria sede lavorativa – possa anche essere vero. Il che, siamo certi, non accadrebbe mai…! O forse sì?
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