Fusione tra Comuni del Vibonese, l’ordine del giorno arriva in Consiglio per la sua approvazione
Si vuole impegnare il civico consesso a decidere se esprimere o meno la volontà di fondere il Comune capoluogo con altri 13 per la formazione della “Grande Vibo Valentia”. Domenico Santoro: «Dobbiamo crederci tutti e andare fino in fondo»
Approda definitivamente all’interno del consiglio comunale di Vibo Valentia l’ordine del giorno sulla fusione dei Comuni del Vibonese. L’argomento è, infatti, tra i punti inseriti nell’agenda dei lavori consiliari di venerdì mattina quando l’aula di Palazzo Luigi Razza si riunirà, in prima convocazione, a partire dalle ore 8,30, e, in eventuale seconda convocazione, sabato mattina, alle ore 9,30. L’ordine del giorno – lo ricordiamo – è stato sottoscritto dai consiglieri comunali Domenico Santoro (Movimento 5 Stelle), Giuseppe Policaro e Marco Miceli (“Vibo Democratica”), Lorenza Scrugli (“Vibo Valentia da Vivere”), Laura Pugliese (Partito democratico) e Pietro Comito (“Cambiamo-Coraggio Italia”). Il documento, inoltre, è stato firmato anche dal presidente del consiglio comunale del capoluogo Rino Putrino ed è visto con favore soprattutto dal sindaco Maria Limardo («sono favorevole all’unificazione dei Comuni, che non è una fusione, perché potrebbe essere conveniente dal punto di vista tecnico ed economico»).
Il suddetto ordine del giorno, dunque, fa seguito alla mozione presentata e già discussa in aula a suo tempo e sposa appieno e porta avanti la proposta lanciata dall’associazione “Progetto Valentia”, presieduta da Nicola Cortese: vale a dire – come è oramai noto – unire tredici enti locali del Vibonese (Pizzo; Mileto; Maierato; Ionadi; San Gregorio d’Ippona; Sant’Onofrio; San Costantino Calabro; Filandari; Briatico; Filogaso; Stefanaconi; Cessaniti; Francica) con il Comune capoluogo di Vibo Valentia per realizzare un grande ente territoriale, per una popolazione complessiva residente di 79.500 abitanti, «al fine di mettere in atto – secondo i proponenti – un virtuoso processo di sviluppo socio-economico». [Continua in basso]
L’obiettivo che si vuole raggiungere in aula
Ma qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere in aula? Per quanto detto, i promotori dell’ordine del giorno vogliono chiamare il consiglio comunale del capoluogo a decidere se esprimere o meno la volontà di fondere il proprio ente con gli altri 13 per la formazione della “Grande Vibo Valentia”. E – in caso di parere favorevole – si vuole impegnare «l’amministrazione in carica a realizzare al più presto tutti gli atti amministrativi, tecnici e politici di coinvolgimento» degli altri Comuni per la fusione dei quattordici enti limitrofi. «Avrei preferito che su questo importante e delicato argomento si convocasse una apposita seduta di consiglio comunale, ma non è andata così», ha commentato il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune di Vibo Valentia Domenico Santoro, primo firmatario dell’ordine del giorno. «Il tema – ha aggiunto – è davvero importante poiché riguarda il futuro di diversi Comuni e dei suoi cittadini. Dobbiamo, quindi, crederci tutti e andare fino in fondo».
I vantaggi dell’operazione
A parere dei consiglieri comunali che hanno portata avanti l’idea dell’associazione “Progetto Valentia” con la realizzazione di un grande ente territoriale ci potrebbero essere «vantaggi per tutti i Comuni: economico-finanziari in quanto – viene spiegato nell’ordine del giorno – «gli incentivi nazionali prevedono l’erogazione del 40% dei trasferimenti erariali ricevuti da ciascun ente nel 2010 per 10 anni, con un tetto a 2 milioni per ogni ente interessato. Deroghe nazionali ai limiti sulle assunzioni, e premialità nei bandi regionali, a partire da quelli che veicolano le risorse dell’Unione europea. Incentivi di tipo burocratico-amministrativo, in particolare le assunzioni di personale. Si fa notare che la città che verrà sarà snodo nevralgico dell’entroterra, già insignito con il riconoscimento della Dop e della Igp, per la produzione e coltivazione di peculiarità del settore agroindustriale. Ed inoltre – è scritto ancora nel documento – che il futuro ente si colloca sulle direttrici viarie di grande comunicazione (A2, trasversale delle Serre, strada statale 18 Tirrena Inferiore). Ed inoltre i piccoli comuni diverrebbero anch’essi “capoluogo di provincia” traendo anche loro i benefici dell’ente maior».
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