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Il Corsivo | Congresso del Pd a Vibo: i risultati minano la credibilità dell’intero partito

Il segretario cittadino ottiene solo 104 voti, meno della metà degli iscritti. Pesano in città anche le 74 schede bianche ottenute dal neo segretario provinciale. La mozione congressuale del segretario Irto rischia di passare al fallimento senza una sua presa di posizione

Il Corsivo | Congresso del Pd a Vibo: i risultati minano la credibilità dell’intero partito
Nel riquadro a sinistra Giovanni Di Bartolo e Francesco Colelli, a destra Nicola Irto

Il risultato ottenuto da Francesco Colelli, neo segretario del circolo cittadino, rappresenta la logica conclusione di un percorso costellato da abnormità inimmaginabili al di fuori del Pd vibonese, per il quale invece rappresentano le consuete tappe attraverso cui si snoda il percorso preparatorio ai soliti congressi farsa delegittimati e delegittimanti. I numeri sono impietosi: su 226 iscritti aventi diritto al voto, Colelli, pur non avendo antagonisti, dopo il passo indietro di Claudia Gioia, ha ottenuto solamente 104 voti che rappresentano meno della metà degli iscritti. Come possa fare il nuovo segretario del circolo a parlare di vittoria, di fronte ad una bocciatura così evidente in termini politici appare un mistero. La verità è molto diversa: egli nonostante la propria madre abbia gestito, in qualità di presidente dell’apposita commissione, l’intera fase del tesseramento e successivamente, senza alcun imbarazzo per l’abnormità del suo gesto, si è candidata nella lista a sostegno del  figlio, è stato votato solamente dalla minoranza degli iscritti. Contro questo inconfutabile dato si schiantano sia la farlocca    rivendicata vittoria da parte di Colelli e sia le tante strampalate ed interessate analisi del voto. Stando così le cose, è evidente che un segretario di circolo così eletto non ha alcuna legittimazione politica e si presenterà sempre comunque debole a qualsiasi ipotetico tavolo con le altre forze politiche, ammesso e non concesso che qualcuno consideri questo Pd credibile. Sgombrato così il campo da pseudo vincitori, resta da capire chi sono i veri perdenti, certamente tra le loro schiere non può essere annoverata Claudia Gioia, la quale facendo un passo indietro ha dimostrato di anteporre la credibilità del partito alle aspirazioni personali, anche avendo la certezza, per come poi i numeri hanno attestato, di poter comunque vincere. Riteniamo che ad uscirne veramente male sia in primo luogo il partito a tutti i suoi livelli, regionali e nazionali, incapaci di imporre la linea designata e condivisa dalla maggioranza degli iscritti i quali con molta dignità e nell’estremo tentativo di salvaguardare la credibilità del partito non si sono recati al voto.
Anche il segretario regionale Nicola Irto non ne esce bene: egli in virtù del proprio ruolo avrebbe dovuto esercitare i poteri conferitogli da statuto e regolamento per impedire lo scempio al quale si è assistito. Consentire l’inquinamento dell’intero iter procedurale attraverso pesanti e manifeste  forzature senza batter ciglio, da un lato è indice di inadeguatezza e dall’altro spinge ad assumere comportamenti in aperta e plateale contrapposizione col  partito. La conferma di ciò la forniscono quelle 74 schede bianche che al termine dello scrutinio nella città capoluogo ha rimediato Giovanni Di Bartolo, candidato unico indicato dal partito alla segreteria provinciale. Non è difficile immaginare chi ha inteso sbeffeggiare la scelta del partito, atteso che dal confronto dei votanti per la segreteria provinciale e quella del circolo cittadino emerge che a presentarsi al voto siano stati unicamente i supporters di Colelli. E’ ovvio che se anche difronte a questo nuovo ceffone Irto dovesse rimanere inerte non si potrebbe più parlare di inadeguatezza ma di totale fallimento della sua stessa mozione congressuale, i cui principi ispiratori si pongono a migliaia di anni luce con i fatti narrati.

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