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Comune di Vibo, il Piano di protezione civile sarà aggiornato: ecco cosa rispettare

Il nuovo documento dovrà essere rivisto in base alle linee guida emanate a suo tempo dalla Regione Calabria, tenendo conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi

Comune di Vibo, il Piano di protezione civile sarà aggiornato: ecco cosa rispettare
Palazzo Luigi Razza, sede del Comune
L’assessore Giovanni Russo

Il Piano di protezione civile del Comune di Vibo Valentia sarà aggiornato secondo le linee guida della Regione Calabria. Lo ha deciso l’amministrazione di Palazzo Luigi Razza con apposita determina firmata dalla dirigente di settore Adriana Teti, su indirizzo politico dell’assessore ai Lavori pubblici Giovanni Russo.  Il documento – ricordiamo – è stato approvato dal consiglio comunale il 24 aprile del lontano 2009 e aggiornato una prima volta e approvato sempre dal Consiglio il 14 settembre del 2017. È stato poi rivisto una seconda volta e riapprovato dall’aula consiliare il 6 dicembre sempre 2017.  Adesso va nuovamente aggiornato in quanto la Regione Calabria – tramite delibera di giunta – ha emanato nel dicembre del 2019 le nuove linee guida per la redazione del Piano di protezione civile comunale e, dunque, il documento del Comune doveva necessariamente essere riadattato secondo le indicazioni contenute nelle sopraindicate linee guida. [Continua in basso]

«Considerato che – scrive la dirigente nella determina – non è possibile affidare i servizi tecnici di aggiornamento del Piano al personale interno della Stazione appaltante per carenza in organico di personale tecnico e difficoltà di svolgere le ordinarie funzioni di istituto, difficoltà di rispettare i tempi ristretti delle procedure e della programmazione, carenza di idonei strumenti e software specifici, che consentano l’espletamento dei vari iter procedimentali in tempi spediti», l’amministrazione comunale, poiché possibile in base alla normativa vigente in materia, ha deciso di «disporre l’affidamento diretto tramite il Mercato elettronico delle pubbliche amministrazioni». A seguito di indagine di mercato, è stato valutato che la società Ecometrics Srl possiede i requisiti tecnici e l’esperienza in materia, anche a livello regionale. Sarà pertanto la suddetta società a procedere all’aggiornamento del testo di Palazzo Luigi Razza.

La legge Bassanini

Con la cosiddetta “Legge Bassanini” vengono spiegate in modo inequivocabile le funzioni stabilmente assegnate agli enti locali in materia di Protezione civile, sottintendendo davvero l’obbligo per gli enti e per gli organi di provvedere alle necessarie attività. Tra queste emerge in tutta la sua importanza l’individuazione del Comune come luogo di attuazione delle attività di prevenzione, previsione e gestione degli interventi in caso di emergenze (rischio idrogeologico, che include inondazioni e frane; sismico; di incendio boschivo e di interfaccia; rischio meteorologico, che include ondate di calore, nevicate a bassa quota, gelate, nebbia, venti forti e altre emergenze ancora). Dal punto di vista pratico vengono conferiti ai Comuni compiti inerenti l’adozione di provvedimenti di primo soccorso, la predisposizione dei piani di emergenza, l’attivazione degli interventi urgenti, l’utilizzo dei volontari e la vigilanza sulle strutture locali di protezione civile. [Continua in basso]

Gli obiettivi che chiede la Regione Calabria e il ruolo del sindaco

La “Cittadella”, sede della Regione Calabria

Il Piano, sia esso comunale o intercomunale, deve raggiungere in base alle linee guida emanate dalla Regione Calabria i seguenti obiettivi: individuare e descrivere le condizioni di rischio locale mediante la redazione di scenari costruiti in base alle pericolosità agenti sul territorio ed ai beni potenzialmente esposti a tali pericoli; descrivere analiticamente la struttura organizzativa indicando i soggetti, i mezzi, le procedure operative ed il “modello d’intervento” da adottare per fronteggiare i potenziali eventi calamitosi, garantire l’incolumità delle persone e favorire il ritorno alla normalità nel minor tempo possibile; indicare le modalità con le quali favorire un’azione di autotutela da parte dei cittadini consapevoli e informati; indicare le modalità con le quali favorire la resilienza della comunità attraverso la partecipazione dei cittadini alla pianificazione di protezione civile e la diffusione della conoscenza e della cultura di protezione civile.

Nell’ambito del Sistema di Protezione civile il sindaco  – si legge nelle linee guida della Regione – «è il primo responsabile della risposta comunale all’emergenza. In virtù di tale ruolo, i primi soccorsi alle popolazioni colpite da eventi calamitosi sono diretti e coordinati dal sindaco del Comune interessato dall’evento. Al fine di garantire i soccorsi alle popolazioni colpite da eventi calamitosi, il sindaco attua il Piano comunale e garantisce le prime risposte operative all’emergenza avvalendosi di tutte le risorse disponibili e dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della Regione. Qualora l’evento calamitoso non possa essere fronteggiato con mezzi e risorse a disposizione del Comune, il sindaco chiede l’intervento di altre forze e strutture operative regionali alla Regione e di forze e strutture operative nazionali al prefetto che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli della regione». [Continua in basso]

Il Piano spiegato dalla stessa Protezione civile

Un Piano di protezione civile è, dunque, l’insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio. «Il piano – scrive il dipartimento di Protezione civile nazionale – recepisce il programma di previsione e prevenzione, ed è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Ha l’obiettivo di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile” messo in crisi da una situazione che comporta gravi disagi fisici e psicologici». Il documento si articola in tre parti fondamentali: parte generale: raccoglie tutte le informazioni sulle caratteristiche e sulla struttura del territorio. Lineamenti della pianificazione: stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un’adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d’emergenza, e le competenze dei vari operatori. Modello d’intervento: assegna le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo, utilizza le risorse in maniera razionale, definisce un sistema di comunicazione che consente uno scambio costante di informazioni.

Un Piano di protezione civile è un documento, inoltre, con precisi obiettivi e, pertanto, «assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per fare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un’emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola organizzazione; descrive poi come vengono coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni» e «in che modo proteggere le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri.  Identifica il personale, l’equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta» e «le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni».

Il Piano è, infine, un documento in continuo aggiornamento, che – avverte sempre la Protezione civile nazionale – «deve tener conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi. Anche le esercitazioni contribuiscono all’aggiornamento del Piano perché ne convalidano i contenuti e valutano le capacità operative e gestionali del personale. La formazione aiuta, infatti, il personale che sarà impiegato in emergenza a familiarizzare con le responsabilità e le mansioni che deve svolgere in emergenza. Un Piano deve essere sufficientemente flessibile per essere utilizzato in tutte le emergenze, incluse quelle impreviste, e semplice in modo da divenire rapidamente operativo».

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