Congresso del Pd: il solito caos e la credibilità del partito nel Vibonese a repentaglio
Il Corsivo | Il mancato rispetto delle determinazioni assunte dai vertici nazionali, regionali e provinciali fa assumere alla vicenda contorni farseschi
La paventata candidatura dell’ex consigliere regionale Luigi Tassone a segretario provinciale del Pd ed il ritiro delle firme a sostegno della candidatura di Giovanni Di Bartolo da parte dei componenti del suo gruppo, fanno ripiombare il partito nel caos più assoluto. La vicenda nel suo complesso sta assumendo dei contorni farseschi che stanno azzerando quel minimo di credibilità di cui ancora gode il partito. I fatti sono noti: i vertici nazionali, regionali e della federazione provinciale avevano indicato come figure di sintesi, per intraprendere un percorso unitario di rilancio del partito, Giovanni Di Bartolo alla segreteria provinciale e Claudia Gioia a quella del circolo cittadino della città capoluogo. Dette indicazioni venivano subito contestate da Sergio Rizzo e Francesco Colelli i quali annunciavano le proprie candidature in alternativa ai primi due. Promotore e garante di quell’accordo era stato il commissario regionale Stefano Graziano la cui linea era stata accettata, condivisa e sottoscritta anche da Luigi Tassone e pertanto le decisioni assunte dal suo gruppo, che certamente non agisce in autonomia, appaiono contraddittorie ed incomprensibili.
Ciò posto occorre subito chiedersi a chi vanno ascritte le responsabilità di questa babele. Noi riteniamo che paradossalmente, più che ai “ribelli”, esse appartengano a coloro i quali, per gli incarichi ricoperti nel partito, hanno tutti gli strumenti necessari per ottenere il rispetto delle determinazioni assunte dai vertici del partito. Se tali prerogative non vengono esercitate è chiaro che ognuno si sente autorizzato a fare ciò che ritiene utile alla propria posizione. Detto questo è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, affermando che sotto questo aspetto nulla può essere addebitato al commissario Graziano il quale, fin quando è stato nel pieno possesso delle sue funzioni, venute meno con l’elezione di Nicola Irto a segretario regionale, ha applicato con la necessaria rigidità le norme regolamentarie e statutarie a tutela sia della regolarità dei congressi che della credibilità del partito, basta citare l’esclusione della candidatura alla segreteria regionale dell’onorevole Franchino per non aver rispettato dei termini imposti dalle norme interne. Lo stesso non si può dire di Nicola Irto che dal momento del suo insediamento nulla ha fatto per tamponare la situazione di palese anarchia che sta caratterizzando il PD vibonese, inerzia che si pone in netto contrasto con la sua mozione congressuale riassumibile nei seguenti termini: abbandono dei vecchi metodi attraverso volti nuovi.
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