I dubbi di Disì sulle dimissioni di Mirabello
Non convince l’esponente dell’area “denisiana” il fatto che le dimissioni non siano state rese note ma neppure smentite dal diretto interessato. Il sospetto della sua corrente è che vi sia in atto il tentativo d’imporre la figura di Insardà senza passare dal congresso.
Con le dimissioni da segretario provinciale formalizzate da Michele Mirabello in una missiva spedita al segretario regionale del Partito democratico Ernesto Magorno, si apre di fatto la stagione congressuale dopo la fase di calma apparente seguita alle furiose polemiche sul tesseramento. Polemiche animate soprattutto dalle accuse incrociate tra l’ala maggioritaria del partito vibonese (quella che fa riferimento al deputato Bruno Censore) e la minoranza interna capeggiata dall’ex presidente della Provincia Francesco De Nisi.
Dissidi che avevano richiamato finanche le attenzioni dei livelli regionale e nazionale del Pd, sulla base delle esplicite accuse mosse in particolare da Giuseppe Disì, componente in quota De Nisi del comitato di garanzia che dovrà traghettare il partito verso il congresso. La stessa consultazione interna si dovrebbe svolgere dopo le amministrative di primavera ma la sensazione è che la sua effettiva celebrazione potrebbe essere messa a repentaglio da una precisa strategia architettata proprio della corrente “censoriana”.
A sospettarlo è ovviamente la corrente avversa che legge nelle dimissioni di Mirabello il rischio che si vada verso un commissariamento pilotato. Soluzione, quella del commissario, necessaria a gestire la fase di “vacatio” dell’incarico e sulla quale avrebbe calato la sua opzione proprio la componente di Bruno Censore con un’idea precisa in testa: investire del ruolo il candidato d’area già designato alla segreteria, Enzo Insardà, provando poi a bypassare un congresso che, alla luce delle spaccature del partito e delle incessanti polemiche, rischierebbe di tradursi in un nuovo “bagno di sangue”, politicamente inteso.
Rischio più che concreto per l’area De Nisi che, fiutando l’inghippo, si è già irrigidita, arrivando a chiedere a gran voce, proprio tramite Disì, che la figura del commissario sia incarnata da un soggetto “terzo”, al di sopra delle parti. Un “papa straniero” che restituisca serenità e si ponga a garanzia di una fase congressuale trasparente e improntata al fair play.
«Preoccupa soprattutto il fatto – dichiara Disì a Il Vibonese – che il segretario uscente, solitamente molto loquace, non abbia reso ufficialmente note le sue dimissioni e che neppure, a tre giorni dalla notizia delle stesse, le abbia smentite. Qualora ci fossero realmente, e quindi si debba andare verso il commissariamento del partito nel Vibonese, allora si individui una figura di commissario “super partes” che possa portare il Pd ad un congresso vero, senza screzi, per una reale bonifica del partito in provincia».