Il Corsivo | Il congresso del Pd a Vibo e le vecchie logiche che hanno distrutto il partito
Le “singolari” posizioni di Sergio Rizzo e Francesco Colelli alle prese con percorsi non sempre lineari al pari delle recenti scelte di Vitaliano Papillo
Passano gli anni, cambiano le stagioni ma non tutti nel Partito democratico riescono ad archiviare quelle deleterie logiche che hanno relegato il Pd ad un ruolo insignificante nel panorama politico provinciale. In questo contesto riteniamo emblematica la posizione assunta da Sergio Rizzo, aspirante segretario provinciale, e Francesco Colelli, coordinatore cittadino in cerca di riconferma, i quali hanno contrapposto le proprie candidature rispettivamente a quelle di Giovanni Di Bartolo e Claudia Gioia individuati dai vertici nazionali, regionali e della federazione provinciale quali figure di sintesi per intraprendere un percorso di rilancio complessivo del partito. Rizzo e Colelli hanno fatto conoscere le ragioni della loro scesa in campo sostanzialmente individuabili nella circostanza che le indicazioni di Di Bartolo e Gioia non sono state preventivamente discusse con la base del partito ma imposte dall’alto. [Continua in basso]
Poste così le cose i due politici vorrebbero fare intendere che si stanno battendo per una giusta questione di principio, assunto che fa poca presa nei confronti di coloro i quali seguono le vicende politiche locali e conoscono fatti e personaggi. Per quanto ci riguarda riteniamo che per essere credibili quando si parla di battaglie per il rispetto di principi, regolamenti, statuti e quant’altro, occorre che le stesse vengano intraprese sempre e non solamente quando sono utili ai propri fini. A tal proposito non possiamo esimerci dal rilevare come varia, in base alle diverse circostanze, la posizione di Rizzo e Colelli nei confronti delle “scelte verticistiche”: se esse intaccano le loro aspirazioni, i due vestono i panni di Don Chisciotte, se invece le scelte calate dall’alto o le forzature di regolamenti e statuti sono foriere di benefici, come avvenuto in passato, nulla osservano. A tal proposito basta ricordare a Rizzo che il suo rivendicato “percorso lineare” all’interno del partito non sempre è stato tale, infatti egli ha assunto la presidenza della Commissione di Garanzia nonostante fosse incompatibile con la sua carica di responsabile per gli enti locali provinciali, ed in quella veste ha espulso dal partito l’intero gruppo consiliare della città capoluogo, assecondando le richieste di chi in precedenza lo aveva collocato su quel piedistallo. Va pure ricordato allo smemorato Rizzo, a proposito di scelte calate dall’alto, la sua nomina a commissario dell’ambito provinciale caccia Vibo 2 conferitagli dall’allora governatore Oliverio, pur non avendo alcuna competenza specifica in materia, per come poi i risultati conseguiti hanno dimostrato.
Ancor più singolare la posizione di Colelli – divenuto coordinatore cittadino senza alcuna votazione da parte degli iscritti, ma per “cortese nomina” ricevuta da un gruppo di amici -, il quale si ritrova nell’imbarazzante situazione di consegnare nelle mani della madre, presidente della commissione provinciale elettorale e del congresso, la valutazione della regolarità formale della propria candidatura. Ma tale situazione paradossale coinvolge, sotto profili diversi, anche la presidente delle citate commissioni la quale è titolare pure della carica di Coordinatrice regionale delle donne del PD. Pertanto ella da un lato fa parte della dirigenza regionale del partito che ha assunto la decisione contestata da Colelli e dall’altro si dovrà esprimere sulla regolarità della candidatura del proprio figlio che ha come obbiettivo dichiarato la contestazione di quella decisione. Un vero guazzabuglio! Tutto ciò posto, è opportuno chiarire che il nostro intento non è quello di valorizzare una candidatura a discapito dell’altra, bensì quello di supportare l’assunto iniziale relativo alle ipocrisie attraverso le quali ancora oggi qualcuno cerca di condizionare la vita del Partito democratico. [Continua in basso]
In questo contesto occorre necessariamente soffermarsi sulla posizione di Vitaliano Papillo. Come è noto egli, insieme a Luciano ed ai due Mirabello, ha più volte sostenuto la necessità di un radicale rinnovamento del partito da perseguire attraverso metodi e volti nuovi. Oggi difronte ad indiscrezioni giornalistiche, non smentite, che lo indicano come il principale sponsor di Rizzo, occorre chiedersi quale fosse il vero intento di Papillo. Se le indiscrezioni dovessero rivelarsi veritiere ci troveremmo difronte ad un repentino e radicale cambiamento che dovrebbe indurre Papillo a fare chiarezza senza nascondersi in modo equivoco dietro frasi sussurrate da altri. Egli dovrebbe dire se i trascorsi di Rizzo, in parte sopra sintetizzati, siano compatibili con la sua idea di “metodi e volti nuovi”. Il silenzio sul punto potrebbe indurre a pensare che le sue precedenti esternazioni rappresentassero un escamotage per accreditarsi agli occhi dei suoi iniziali compagni di viaggio e con il loro sostegno portare alla segreteria provinciale il fidato amico Sergio Rizzo che, è bene ricordare, ricopre la carica di vice presidente del Gal Terre Vibonesi di cui Papillo è il presidente.
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