Comune di Vibo in dissesto, il sindaco conferma in aula il ricorso. Poi sbotta: «Su di noi solo fango»
Consiglio comunale straordinario fiume sulla delibera della Corte dei Conti che ha bocciato il Piano di riequilibrio finanziario. Chieste da Laura Pugliese (gruppo Misto) le dimissioni dell’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo
«Il nostro è stato un percorso lungo, complesso, delicato, difficile che ha visto impegnati tutti quanti noi. Tutti, tutti, tutti. Anche nelle sedi politiche, non soltanto in quelle istituzionali e nelle riunioni di Consiglio». Quello del sindaco di Vibo Valentia Maria Limardo è stato un intervento accorato, a tratti pieno di amarezza, «per il momento difficile che vive la città» e «perché – dirà il primo cittadino quasi a chiusura di intervento non senza evidente rabbia – non si è persa l’occasione per tentare di gettare fango su questa amministrazione». Il capo dell’amministrazione ha preso la parola a chiusura di un consiglio comunale straordinario fiume, infinito, che aveva un solo punto all’ordine del giorno, così come peraltro richiesto da undici esponenti dell’opposizione: “Deliberazione della Corte dei Conti-Sezione regionale di controllo per la Calabria. Determinazioni e azioni da intraprendere”, delibera che lo scorso fine mese di ottobre – come è noto – ha bocciato il Piano di riequilibrio finanziario presentato dall’attuale amministrazione nell’agosto del 2019, aprendo di fatto la strada verso il secondo dissesto di Palazzo Luigi Razza. [Continua in basso]
Prima che il capo dell’amministrazione prendesse la parola in aula si è svolto un ampio e lunghissimo dibattito che ha visto alternarsi ai microfoni consiglieri di minoranza e di maggioranza. Con i primi che – con i rispettivi distinguo – hanno messo nuovamente sotto accusa la gestione dei conti pubblici da parte dell’attuale amministrazione, non mancando, come nel caso del capogruppo del gruppo Misto Laura Pugliese (prima firmataria della richiesta del consiglio comunale straordinario), di chiedere le dimissioni dell’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo, la quale ha controreplicato agli attacchi con un lungo intervento di carattere squisitamente tecnico sullo stato delle finanze dell’ente e confermando l’intenzione dell’esecutivo di ricorrere contro la delibera della magistratura contabile alla Sezione riunite della Corte dei Conti. La maggioranza di centrodestra ha replicato a muso duro agli attacchi dell’opposizione, sottolineando invece nei vari interventi la bontà dell’azione intrapresa dall’amministrazione Limardo, evidenziando il «coraggio per avere deciso di percorrere la strada del Piano di riequilibrio».
«Garantita la legalità costituzionale dei conti»
«Qui – ha dunque proseguito il sindaco del capoluogo – non c’è una attribuzione di responsabilità e non si deve andare alla ricerca del personale e di puntare il dito contro qualcuno. Perché non abbiamo assolutamente bisogno in questo momento storico della città. Ma abbiamo solo bisogno che venga garantito e soddisfatto il principio della legalità costituzionale dei conti, così come è stato fatto, affondando le mani fino nel profondo e andare a fare emergere una situazione che purtroppo negli anni non è emersa. Ma non è che non sia emersa perché è responsabilità di tizio, caio o sempronio, ma non è emersa per errori. Giustificabili o non giustificabili, io non vado alla ricerca delle responsabilità, sebbene mi è sembrato che in questa stessa sala oggi qualcuno abbia inteso a tutti i costi prendere la parola e sviscerare fino in fondo numeri che forse poco hanno a che vedere con la situazione politica, perché – ha aggiunto Maria Limardo – i numeri devono essere sviscerati da chi avrà il compito di impugnare la delibera della Corte dei Conti». [Continua in basso]
Confermato il ricorso alle Sezioni riunite
Il primo cittadino ha, quindi, confermato che la sua amministrazione farà ricorso «alle Sezioni riunite contro la delibera della Corte dei Conti e «faremo ricorso – ha spiegato – dopo averci pensato, perché è la diligenza del buon padre di famiglia che muove un’amministrazione comunale e, una amministrazione con la stessa diligenza con cui ha guidato la nave in questi due anni e mezzo, non poteva non interrogarsi sul promuovere o meno il ricorso alle Sezioni riunite. E, dunque, nessuna marcia indietro rispetto a quello che era stato l’originario intendimento. Ma è evidente che ci deve essere un momento di riflessione interna, della giunta, del sindaco con i consiglieri per dirimere alcune vicende e comprendere che cosa c’è sul piatto della bilancia, tra il ricorrere alle Sezioni riunite o non fare ricorso alle Sezioni riunite o se addirittura una questione di così straordinaria importanza per la città e per la vita dell’ente, per le sue radici culturali, possa o meno essere barattata con l’onorario di un avvocato. Perché anche questo abbiamo dovuto sentire o leggere sui giornali o in qualche volgarissimo post. Ed è inammissibile ed inaudito – ha rimarcato sempre il sindaco – che un Consiglio comunale di una città capoluogo debba e possa andare a disaminare questioni di così basso profilo. E noi, invece, proprio mantenendoci su quel principio di legalità costituzionale dei conti, abbiamo inteso bene qual è il nostro dovere: il nostro dovere, che è quello di questa amministrazione, è stato quello di fare una operazione verità. Un’operazione verità per fare emergere quello che c’era ma che fino ad ora nessuno aveva portato in chiaro. Nessuno aveva portato alla luce», ha denunciato ancora in aula il primo cittadino.
Un decifit che parte dai 12 milioni della tangenziale
Detto questo, Maria Limardo si è detta assolutamente consapevole che «il nostro dovere, come amministrazione, sia garantire non soltanto una stabilità di bilancio finanziario nell’anno, ma anche di media e di lunga durata. Perché è diritto di ciascuna amministrazione misurare la propria responsabilità politica nell’ambito del mandato all’interno del quale esplica la propria azione. Perché io oggi non posso essere chiamata a rispondere di posizione debitorie che addirittura risalgono a prima del 2013, a prima che fosse dichiarato il dissesto. Perché quei debiti – ha detto ancora il sindaco – ci rimpallano oggi da questa parte come una pallina da tennis. Rimpallano su di noi. Sebbene, già nel 2014 eravamo nelle condizioni di conclamare e di dichiarare il dissesto. Cioè un anno dopo la dichiarazione di dissesto. Questo che cosa significa? Significa che il dissesto non viene creato perché esistono debiti nei confronti di fornitori ma è un deficit di altro tipo, un deficit che deriva da lontano. Un deficit – ha tuonato il primo cittadino in aula – che deriva dai quei famosi 12 milioni di euro della tangenziale che sono stati consumati per spese correnti e ai quali si sono aggiunti nel frattempo altri milioni di euro, fino ad arrivare all’importo di 18 milioni di debito che esistevano già nell’anno 2014 e che come dice, giustamente, la Corte dei Conti erano latenti. Erano lì, c’erano, ma nessuno li aveva fatti emergere. E invece noi li abbiamo fatti riemergere, anche grazie alle richieste che ci sono pervenute da parte della Corte dei Conti. ED è venuto fuori come negli anni 2015, 2016, 2017, 2018 ci sia stata una sequela ed una sommatoria di errori. Errori su errori. E invece, noi abbiamo dimostrato con una operazione verità dove stanno quegli errori. E lo abbiamo fatto a beneficio delle amministrazioni future, perché è doveroso che i deficit che sono causati da gestioni inappropriate siano recuperati in empi ragionevoli, come dice la Corte Costituzionale, perché deve essere rispettato il principio di responsabilità in virtù del quale ciascun amministratore democraticamente eletto deve rispondere del proprio operato agli amministrati. Del proprio operato, non dell’operato degli altri». [Continua in basso]
Preso un fardello pesante
Maria Limardo ha, quindi, rivendicato di avere «preso un fardello pesante. Sono amareggiata, perché non si è persa l’occasione per tentare di gettare fango su questa amministrazione. Un tentativo becero, vigliacco, anzi di più: non ci si è sottratti alla tentazione feroce, cattiva, di offendere e anche pesantemente con il dileggio, gettando disonore su gente che è qui dalla mattina alla sera per risollevare le sorti di questa comunità. Facendo finta di non capire che questa amministrazione ha tolto la polvere sotto al tappeto. Non si è voluto comprendere – ha insistito il sindaco – che si sta vivendo un momento grave, delicato, complesso, forse uno dei momenti più difficili, più ardui che la città di Vibo Valentia sta vivendo. Ed un problema enorme che condiziona non soltanto la nostra attività amministrativa, ma condiziona il futuro dei nostri giovani. Ma allora l’opposizione dove sta? Come si può ricostruire patti per il bene della città?», si è chiesta ed ha chiesto Maria Limardo, la quale ha chiarito ancora che «è stato dimostrato che se avessimo dichiarato il dissesto sarebbe stata cosa molto facile. E avremmo potuto nuovamente una volta nascondere la polvere sotto il tappeto, compromettendo ancora una volta il futuro delle generazioni di questa città. Ma chi amministra – ha inteso puntualizzare il primo cittadino – ha il dovere di guardare più lontano, e noi abbiamo capito pienamente che quello non era il momento di dichiarare il dissesto perché sapevamo che ci sarebbe stato un dinamismo legislativo tale che avrebbe portato la possibilità, come si è verificato, di godere di risorse straordinarie. E poi ci sono poche riscossioni di recupero tributario, e qualcuno ha parlato di furbetti. La verità, purtroppo, sta nella depressione del nostro territorio, nel gravissimo disagio economico e sociale in cui siamo».
L’appello alla coesione
In circostanze di questo genere, il sindaco ha fatto presente di avere «il dovere di fare massa comune per il superamento delle problematiche della città. Siamo forza di governo tutti quanti e allora anziché proseguire in un atteggiamento di guerra, di cui non abbiamo certamente di bisogno, forse avremmo la necessità di abbattere le frontiere di metterci tutti quanti insieme. E tutti insieme dovremmo andare a chiedere quello di cui la città ha diritto, e ha diritto di equità e di parità di trattamento rispetto a tutte le altre città. Adesso è il momento della coesione, è il momento dell’unità, è il momento dello stare insieme. È il momento – questa la conclusione del sindaco – di andare insieme a Roma a battere i pugni».
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