martedì,Dicembre 3 2024

La Provincia di Vibo Valentia e i condizionamenti, la parola passa alla Prefettura

Ad urne chiuse, la politica locale sorvola sull’eventuale sostegno politico al presidente Solano sotto processo in Petrol Mafie. Il senatore Mangialavori parla di “trionfo” di Forza Italia ma tace su tutto il resto, mentre dagli atti delle inchieste e dalle relazioni prefettizie si scoprono legami imbarazzanti con ambienti controindicati

La Provincia di Vibo Valentia e i condizionamenti, la parola passa alla Prefettura
La Prefettura di Vibo ed a destra la sede della Provincia. Nel riquadro Mangialavori e Solano all'indomani delle provinciali dell'ottobre 2018
Mangialavori, Solano, Santelli e Pasqua nel 2018

Muto sul recente Piano riequilibrio finanziario presentato dall’amministrazione Limardo ma bocciato dalla Corte dei Conti, muto sul coinvolgimento giudiziario del presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano, rinviato a giudizio anche per reati aggravati dalle finalità mafiose, il senatore di Forza Italia – nonché coordinatore regionale azzurro – Giuseppe Mangialavori ha inteso ieri sera rompere il “silenzio” per inviare a tempo record, ed anticipando tutti gli altri politici del territorio, una nota stampa per annunciare il “trionfo” (così l’ha definito testualmente) del suo partito alle elezioni provinciali. Nulla, allo stato, il senatore Mangialavori ha invece detto sul sostegno o meno degli eletti di Forza Italia in Consiglio provinciale in ordine all’azione politica del presidente Salvatore Solano. Quasi che, per chi intende fare politica, sia una questione secondaria. “Da domani, gli eletti di Forza Italia – ha scritto Mangialavori – saranno concentrati nel svolgere il loro mandato con impegno, serietà e competenza, con l’unico obiettivo di far crescere l’ente Provincia e di assicurare servizi efficienti a tutti i cittadini”. Neanche una parola sul presidente Salvatore Solano che nel 2018 il senatore azzurro ha personalmente scelto ed in prima persona sostenuto.

La Provincia di Vibo si colora di azzurro. Salvatore Solano, il nuovo presidente, ha davanti a sé un compito difficile, ma dimostrerà – aveva invece detto Mangialavori il 31 ottobre 2018 – tutto il suo valore. Solano – aveva continuato il parlamentare – è il miglior amministratore che l’ente intermedio potesse sperare di avere”. [Continua in basso]

Domenico Anello

Una situazione tragicomica iniziata venerdì mattina quando (a poche ore dal voto) del tutto intempestivamente il vicepresidente della Provincia uscente, Domenico Anello da Francavilla Angitola, ha inteso inviare una nota stampa per tracciare un proprio bilancio di fine mandato con un elenco degli interventi intrapresi. Ma non solo. Domenico Anello nel comunicato stampa ha inteso porgere anche «un sentito saluto pubblico di ringraziamento ai cittadini, ai colleghi consiglieri, al presidente Salvatore Solano, al segretario generale, Mario Ientile, e a tutto il personale dell’ente che mi ha coadiuvato con professionalità nel corso del mandato». Peccato che si tratta dello stesso Domenico Anello che nell’agosto scorso, nelle vesti di vicepresidente dell’ente, ha firmato il decreto presidenziale di costituzione di parte civile della Provincia nel procedimento penale “Petrol Mafie” (noto anche come “Rinascita Scott 2”) che vede imputato, fra gli altri, anche il presidente Salvatore Solano per le ipotesi di reato di corruzione, estorsione elettorale e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa in quest’ultimo caso. Puoi costituire l’ente, di cui sei vicepresidente, parte civile anche contro il tuo presidente e poi non dimetterti e restare sino alla fine accanto al presidente (che non intende a sua volta dimettersi) ringraziandolo pubblicamente? In tutta Italia siamo certi della risposta, a Vibo Valentia – invece – si può. Eppure se il vicepresidente dell’ente Domenico Anello ha inteso costituire la Provincia parte civile in tale procedimento penale, abbiamo pensato che lo stesso abbia a monte effettuato una valutazione circa la fondatezza dell’accusa (la parte civile rappresenta infatti in aula l’accusa privata che affianca la pubblica accusa) ed il derivante danno scaturente dalle condotte contestate. In caso contrario significherebbe che la costituzione di parte civile della Provincia di Vibo (che, ricordiamolo per l’ennesima volta, è un atto voluto e non un atto dovuto) a certe latitudini rappresenta solo una farsa.

Salvatore Solano

In tale situazione a nostro avviso tragicomica, dopo l’invio del comunicato stampa “trionfale” ieri sera da parte del senatore Mangialavori, in tarda mattinata arriva anche quello del presidente della Provincia Salvatore Solano che, fra le altre cose, esprime il proprio plauso «per l’alto profilo qualitativo dei rappresentanti istituzionali eletti». Ed ancora: «Nell’esercizio delle mie funzioni di presidente della Provincia nonché di sindaco ho avuto occasione di relazionarmi in pubbliche assisi con gran parte dei nuovi consiglieri provinciali ai quali, nel riconoscere l’alto profilo qualitativo dimostrato nel corso dei loro mandati istituzionali comunali, faccio i miei sentiti auguri. Si troveranno a lavorare in un Ente che, dopo nove anni, ha finalmente approvato il proprio Bilancio – ha evidenziato il presidente Solano – ma ancora tanto è il lavoro da fare affinché la Provincia eroghi servizi pienamente efficienti ai cittadini. Sono sicuro comunque che, nell’esclusivo interesse della popolazione vibonese, anche con i nuovi consiglieri provinciali eletti – ha chiosato Solano – riusciremo a migliorare le condizioni in cui attualmente versano le strade, le scuole e l’ambiente della nostra realtà territoriale provinciale».
Tralasciando le parole sulle buone intenzioni in ordine a strade e scuole e sul sostegno che il presidente auspica di avere dai neoeletti consiglieri provinciali, è bene soffermarsi su un’affermazione di Solano circa «l’alto profilo qualitativo – a suo dire – dei rappresentanti istituzionali eletti». Sappiamo quanto i giudizi sui politici siano soggettivi così come le critiche politiche, ma alcuni dati non possono essere taciuti in quanto oggettivi e che prescindono da valutazioni sull’operato politico. [Continua in basso]

L’auspicato intervento della Prefettura di Vibo

La Prefettura il prefetto di Vibo

Siccome il controllo sugli enti locali spetta per legge alle Prefetture ed al prefetto in particolare, che devono rassicurare i cittadini circa la mancanza di infiltrazioni mafiose in Comuni e Province (soprattutto quando i loro vertici si trovano imputati per reati aggravati da finalità mafiose), ci soffermiamo su quello che emerge dagli atti messi nero su bianco dalla stessa Prefettura di Vibo su alcuni dei neo eletti consiglieri provinciali e su ciò che emerge pure da alcune inchieste antimafia e giornalistiche su quelli che il presidente Salvatore Solano ha definito consiglieri “di alto profilo”. E tralasciamo, in tale sede, ciò che è successo alle provinciali del 2018 che hanno registrato l’elezione di Solano (sostenuto da Mangialavori) di cui ci siamo occupati con più articoli in questi mesi (LEGGI QUI: Il presidente della Provincia di Vibo ed i legami “scomodi” con i cugini D’Amico arrestati)

In una relazione di una Commissione di accesso agli atti inviata dalla Prefettura di Vibo pochi anni addietro e che ha portato poi allo scioglimento per infiltrazioni mafiose di un Comune importante del territorio provinciale, un capitolo è dedicato ai rapporti degli amministratori con soggetti legati al contesto criminale locale. Su uno di loroora eletto consigliere provinciale – è dato leggere che è il compagno della nipote di un noto pluripregiudicato della zona “in atto detenuto”, condannato per narcotraffico e reati aggravati dalle modalità mafiose, già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, già destinatario del foglio di via dal comune di Vibo, nonché congiunto di un attuale assessore comunale. [Continua in basso]

Il Videoclip della canzone della Merante condiviso su facebook dal consigliere Leone

Su altro consigliere provinciale, invece, in un’operazione antimafia è dato leggere che sarebbe stato molto vicino ad un superboss ucciso in un agguato mafioso nel 2009, mentre di altro neo eletto consigliere provinciale ci eravamo occupati nel gennaio scorso, visto che non aveva trovato di meglio che condividere sulla propria bacheca facebook (giorno di Natale 25 dicembre 2020) il videoclip della canzone di Teresa Merante in cui venivano salutati dalla villetta comunale di Nicotera i carcerati e si augurava loro di tornare presto in libertà (cantante già nota per testi in cui inneggia ai latitanti e si scaglia contro i magistrati).
 Una vicenda sollevata dalla nostra testata e che aveva destato scandalo ed avuto risonanza nazionale, costringendo il sindaco di Nicotera Giuseppe Marasco a scusarsi pubblicamente per l’accaduto. Avevamo altresì chiesto le dimissioni di tale consigliere (con delega alla Cultura, fra l’altro) che non sono però mai arrivate. Da oggi è, quindi, anche consigliere provinciale.

Ma con il turno elettorale delle provinciali appena concluso poteva andare anche peggio, atteso che fra i candidati – non eletti – c’era pure un condannato in primo grado per truffa e con pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici per cinque anni (deve ancora essere celebrato il processo d’appello), un candidato condannato in via definitiva per il reato di ricettazione ed un candidato stretto congiunto di una famiglia ritenuta vicina ad un clan di peso della ‘ndrangheta, mentre il figlio di tale candidato è stato filmato e fotografato dagli investigatori mentre discute di lavori pubblici al bar Tony di Nicotera in compagnia del boss Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, e di altri soggetti ritenuti organici al clan Accorinti di Briatico colpiti con l’operazione “Costa Pulita”.

Il prefetto Roberrta Lulli e Salvatore Solano

Tutto a posto? Per la politica locale, a quasi tutte le latitudini, pare proprio di sì. Nella loro assenza su certi temi (due dei big della politica locale si ritrovano a loro volta nei capi di imputazione di soggetti imputati per reati mafiosi che li avrebbero sostenuti elettoralmente), la parola passa – ora più che mai e ad urne chiuse – alla Prefettura di Vibo Valentia ed al prefetto Roberta Lulli. Spetterà a loro decidere se inviare o meno una commissione di accesso agli atti alla Provincia di Vibo Valentia per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nella vita dell’ente o la presenza di situazioni che (prescindendo da profili penali che attengono alla sola magistratura) fanno perdere quel prestigio e quella credibilità che le istituzioni locali (in questo caso la Provincia) devono pur sempre mantenere e conservare.

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