Comune di Vibo, Scalamogna ammette: «Il Sistema bibliotecario non paga il canone»
L’assessore risponde all’interrogazione presentata dal capogruppo del Pd Stefano Luciano: «Convenzione rimasta in piedi in modo irregolare per nove anni». Emersi dei rapporti sfociati nel tempo in un groviglio di sottaciute «irregolarità»
E alla fine l’interrogazione sul Sistema bibliotecario vibonese, presentata tempo fa dal capogruppo del Partito democratico Stefano Luciano al Comune di Vibo Valentia, è approdata oggi in consiglio comunale. E le sorprese non sono mancate. L’esponente di minoranza, in particolare, ha chiesto nel suo documento di conoscere i rapporti in atto tra il Comune capoluogo e il Sistema in relazione ai fatti recenti che si sono verificati. Ossia la nomina del direttore, ma soprattutto l’interessato ha chiesto di conoscere gli atti amministrativi: contratti di locazione, copertura di superfice, attività svolte all’interno del centro culturale e altro. Alla fine la risposta in aula è arrivata dall’assessore all’Urbanistica Pasquale Scalamogna, il quale ha parlato soprattutto del contratto e dei canoni di locazione. E il quadro che è emerso è stato decisamente a tinte fosche. Da entrambi le parti: Comune e Sistema. Una vicenda che copre anni di rapporti sfociati nel tempo in un groviglio di sottaciute «irregolarità». [Continua in basso]
Le parole dell’assessore Scalamogna
«Quando è stato costituito il Sistema bibliotecario vibonese -ha spiegato oggi l’assessore in aula – è andato ad occupare un edificio privato. Nella convenzione stipulata nel 2005 tra Comune, Provincia e Sistema è stato stabilito che i tre soggetti andavano a dividere tutte le spese in tre, fitto compreso ovviamente. Sta di fatto che nel 2012 il Sistema è ricorso in giudizio per vedersi riconoscere tutte le spese che il Comune non aveva pagato negli anni. Da questa situazione nasce un debito dell’ente nei confronti del Sistema che sfocia in un contenzioso che va a finire alla Osl (Organismo straordinario di liquidazione che si insedia a Palazzo Luigi Razza dopo la dichiarazione di dissesto finanziario fatta dall’ex amministrazione del sindaco Nicola D’Agostino) che lo ripassa a noi. Un debito calcolato in 49mila e 300 euro».
Il passaggio a Palazzo Santa Chiara
Successivamente è stato stabilito di passare a Palazzo Santa Chiara perché liberatosi. I rapporti sono rimasti gli stessi, «l’unica differenza – ha riferito sempre Scalamogna – è che la parte economica di sua competenza riguardante il canone di locazione il Comune non la metteva perché il Palazzo era di proprietà dell’ente. Il canone è stato stabilito in 45mila euro annui: 15mila euro dovevano essere versati dal Sistema bibliotecario, 15 dalla Provincia e altri 15 dal Comune. Noi, però, non eravamo più soggetti a pagare. Nel 2012, poi, è stato costituito con convenzione il Polo culturale “complesso Santa Chiara” e a fine 2012 il Comune entra a fare parte del Sistema bibliotecario. La quota da versare era pari a 13mila e 500 euro l’anno, mentre il Sistema doveva dare al Comune 15 mila euro sempre per il fitto. Negli anni il Sistema non ha mai pagato al Comune la quota di fitto nascente dalla convenzione per la gestione del Polo culturale complesso Santa Chiara firmata il 3 maggio del 2012, così come il Comune non ha mai pagato la sua parte stipulata con convenzione il 10 dicembre del 2012. Tutte è due le convenzioni, dunque, stipulate nel 2012. La dirigente comunale – ha proseguito l’assessore di Palazzo Luigi Razza – per vederci chiaro ha iniziato una lunga interlocuzione con il Sistema, contestando alcune questioni che sono da risolvere e devono essere risolte in una eventuale transazione. Si è tenuto, quindi, un incontro il 20 ottobre scorso: in tale riunione sono state affrontate problematiche con riguardo al Polo culturale: si è discusso delle 49mila euro che il Comune dovrebbe riconoscere al Sistema quando quest’ultimo era nell’edificio privato, più 10mila euro di opere strutturali che il Sistema ha documentato di avere fatto. Si è, inoltre, parlato delle 145mila euro che il Comune deve, invece, avere dal Sistema per i canoni dal 2012 ad oggi ed è stata affrontata la questione riguardante l’importo di 35mila euro che il Comune ritiene di dovere avere per le utenze. Si è, infine, discusso del canone maturato a seguito dal recesso dal Sistema della Provincia avvenuto il 10 ottobre del 2003. La verità – ha concluso l’esponente della giunta Limardo – è che alla fine ci sono anche 117mila euro che il Comune dovrebbe dare al Sistema derivanti dalla convenzione con la quale abbiano aderito al Sistema». [Continua in basso]
La replica del capogruppo Luciano
Risposta «piena di artifizi e raggiri, ma ha comunque centrato la questione», ha replicato il capogruppo del Pd Stefano Luciano, che ha così proseguito: «Lei dice una cosa esatta: vale a dire che il Sistema bibliotecario non rispetta la convenzione, che poi non la rispetti neanche il Comune è una cosa molto grave, ma a me interessa sapere se il Sistema pagava o meno il canone di locazione e lei mi ha risposto dicendo che il canone non lo ha pagato. Deplorevole poi sapere che la convenzione non sia stata rispettata né dalla parte privata né da quella pubblica. Intanto – ha aggiunto Luciano – lei circoscrive l’esistenza di una situazione debitoria a carico del Sistema bibliotecario. E avete convocato un tavolo per arrivare a una transazione. Ma questo è un contratto a evidenza pubblica e non può stare in piedi così in quanto è illegittimo. È già risolto. Voi mantenete privilegi».
L’intervento del dirigente
Luciano ha, quindi, ricordato che il dirigente comunale dell’Urbanistica – per come riferito dallo stesso assessore – ha scritto ai vertici del Sistema bibliotecario e che, «nel contestare specifiche irregolarità nella gestione del Polo culturale “Complesso Santa Chiara“, ha preannunciato la decadenza della convenzione del 3 maggio del 2012 ed ha anche fatto sapere di convocare un incontro il 20 ottobre scorso. Questa è una convenzione, quindi, rimasta in piedi in modo irregolare per nove anni e che è stata affrontata a seguito della mia interrogazione. Lei – ha sottolineato ancora il capogruppo di minoranza – ha verificato delle irregolarità che riguardavano la conduzione di Palazzo Santa Chiara. Lei ha centrato la questione. Il punto è uno: ossia che il rapporto è irregolare e quindi ora farò un ordine del giorno per capire quali saranno le azioni che intende mettere in moto l’amministrazione per mettere fine all’irregolarità, fermo restando che una amministrazione non più dire che metterà fine alle irregolarità quando si vuole e a tavolino. Abbiamo dunque chiarito un punto: la gestione di Palazzo Santa Chiara è irregolare e voi l’avete contestata. Ci sono delle somme che devono essere date. E allora io mi domando: come rispetto a una inadempienza di una delle parti contrattuali, il contratto possa rimanere in piedi e non ci sia di diritto la risoluzione per inadempienza?», si è dunque domandato Stefano Luciano. [Continua in basso]
La questione dei «tributi non pagati»
Altra cosa non veritiera» riguarda la questione del pagamento dei tributi: «L’assessore ha detto che avrebbe verificato con l’ufficio tributo se il Sistema li abbia pagati o meno – ha spiegato il capogruppo democrat – Io ho la certezza perché l’ufficio Tributi ha già fatto l’accertamento e mi meraviglio come lei non scriva la verità dentro questa risposta. Perché a me l’ufficio Tributi mi ha risposto con una istanza di accesso agli atti e mi ha detto che il Sistema non ha mai pagato la tassa sui rifiuti. Quindi, il più grande immobile pubblico della città è un edificio dove non si pagano i rifiuti e l’assessore non ha il coraggio di dire chiaramente che c’è un contratto pubblico e che non si pagano i rifiuti. Io ho con me la nota dell’ufficio tributi in cui chiaramente c’è scritto che il Sistema non ha mai pagato».
Luciano pronto a interessare i Tribunali competenti
«Lei, dunque, mi dice che avete constatato che c’è una irregolarità nel rapporto e avete preso atto che quella concessione non è in linea con la piattaforma giuridica su cui si dovrebbe basare. Prendo atto di questi dati e – ha ribadito Stefano Luciano – presenterò un ordine del giorno con cui chiederò quali siano nell’immediato le misure che l’amministrazione intende adottare per ripristinare la legalità violata sul presupposto che il contratto è di diritto pubblico, che le soluzioni sono contenute nella legge e confermate nella giurisprudenza. Io le dirò che in caso di mancato ripristino della legalità varcherò la soglia dei Tribunali competenti. E sa perché? Perché l’incaricato di pubblico servizio che prende atto di una violazione amministrativa nell’esercizio delle sue funzioni e non la risolve commette reato». Questa la perentoria conclusione del capogruppo del Pd.
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