venerdì,Ottobre 18 2024

Provinciali Vibo, tre liste per il rinnovo del Consiglio e quella richiesta di dimissioni mai ascoltata

I dirigenti democrat avevano sollecitato il presidente Salvatore Solano a lasciare l’incarico di Palazzo ex Enel dopo il suo rinvio a giudizio nell’ambito del procedimento Petrol Mafie. Al voto il 18 dicembre

Provinciali Vibo, tre liste per il rinnovo del Consiglio e quella richiesta di dimissioni mai ascoltata
La presentazione delle liste in vista del voto del 18 dicembre

Tutto concluso. Liste ufficialmente presentate tra ieri e la mattinata di oggi. Sarà, dunque, una corsa a tre quella per l’elezione del nuovo Consiglio provinciale di Vibo Valentia. Ci si recherà alle urne il 18 dicembre prossimo, dalle ore 8 alle ore 20. Sono provinciali di metà mandato, che non prevedono pertanto l’elezione del presidente dell’ente, ma solo il rinnovo del Consiglio. Al voto, per via della “riforma Delrio”, potranno recarsi soltanto i sindaci e i consiglieri dei Comuni rientranti nel territorio vibonese e sono, inoltre, eleggibili a consigliere provinciale soltanto i primi cittadini ed i consiglieri comunali in carica. I cittadini non votano. [Continua in basso]

Le liste in campo

Come detto sarà una competizione elettorale a tre: tante, infatti, sono state liste elettorali presentate (previsto dalla legge un massimo di dieci candidati) all’ufficio elettorale della Provincia: in campo per il centrodestra Forza Italia (“Forza Italia”) e Coraggio Italia (“Coraggio Italia), mentre il centrosinistra ha predisposto una lista civica (“La Provincia del futuro”), di soli otto candidati e non dieci, che vede correre insieme esponenti del Partito democratico, del Movimento Cinque Stelle e del Partito socialista. Pur essendo elezioni tutto sommato poco rilevanti, sia dal punto di vista politico quanto del consenso elettorale (ricordiamo che i cittadini non votano e gli amministratori del Vibonese sono chiamati a votare solo il nuovo Consiglio), i giorni che hanno preceduto la presentazione delle liste sono stati particolarmente caldi, movimentati. Nulla da registrare in casa del centrodestra: qui – nel pieno della tradizione dei conservatori – tutto si è svolto regolarmente, in maniera silente, come da protocollo elettorale. Nelle cancellerie vibonesi si sono scelti i candidati, sono state composte le liste e infine sono state presentate. Giochi chiusi. Appuntamento al 18 dicembre. Nulla da aggiungere.

La richiesta (inascoltata) di dimissioni del presidente Solano

Il sindaco Solano
Il presidente Salvatore Solano

Discorso diverso in casa del centrosinistra. In particolare, in via Argentaria, sede della Federazione provinciale del Partito democratico. I suoi dirigenti, guidati dal segretario provinciale Enzo Insardà, hanno intrapreso una vera battaglia per una nuova etica pubblica, istituzionale e anche politica. Di cambiamento, insomma. Loro, infatti, avrebbero voluto che il presidente Salvatore Solano – eletto nel 2018 con il centrodestra – si dimettesse, dopo che quest’ultimo è stato rinviato a giudizio nell’ambito del procedimento Petrol Mafie, mentre la Provincia è parte civile nello stesso processo, ma lui non ha inteso in alcun modo lasciare l’incarico. È rimasto al suo posto. [Continua in baso]

Fenomenologia di un accorato appello

Enzo Insardà, segretario provinciale del Pd

I dem lo hanno detto pubblicamente. Hanno lanciato appelli anche al centrodestra affinché si unisse alla loro richiesta. Ma nulla. Parole al vento. Il segretario Enzo Insardà ha provato a spiegare nel corso del tempo più volte le ragioni alla base della richiesta di dimissioni del presidente. Innanzitutto, per il dirigente democrat risulta «paradossale» e «rilevante sotto il profilo politico» la vicenda della delibera che dà mandato alla Provincia di Vibo Valentia di costituirsi parte civile nel processo Petrol Mafie. «Non può sfuggire – ha annotato a suo tempo Enzo Insardà – che di fatto la Provincia è rappresentata legalmente dal suo presidente e sta in giudizio sempre per mezzo di quest’ultimo che nel valutare positivamente la costituzione di parte civile nel processo citato (seppure per mezzo del vicepresidente) ha già espresso una valutazione preliminare in ordine alla lesività della condotta contestata dalla Dda a proprio carico». E ancora: va da sé che, sempre per il massimo responsabile dem, queste elezioni si svolgeranno in un «contesto istituzionale e politico molto complesso e delicato, in cui permangono gravi contraddizioni ed inquietanti interrogativi». Da qui, dunque, dopo che il Pd aveva già chiesto le dimissioni di Solano, evidenziando «l’anomalia istituzionale generata dalla costituzione di parte civile della Provincia», la richiesta alle forze del centrosinistra in primis, e all’intero arco costituzionale di conseguenza, «di lanciare un vero e proprio appello “di salute pubblica”» e, quindi, di avviare «una comune moratoria chiedendo in coro le immediate dimissioni del presidente», al fine di sgomberare «il campo da ogni ambiguità con atti di coraggio e di rottura».

Risultato? Il presidente non si è dimesso, il centrodestra non ha neanche avuto la sensibilità politica di rispondere agli appelli e i suoi candidati nelle due liste elettorali appena presentate non hanno detto ancora se sosteranno o meno il presidente una volta eletti, mentre gli amministratori locali del Pd hanno imposto alla dirigenza democrat di andare comunque al voto. «A tal fine, i sindaci e gli amministratori del Pd, oltre a tutti i dirigenti e militanti del partito, pur essendo pronti a portare questa battaglia fino in fondo, hanno deciso non senza travaglio e difficoltà di essere presenti nella competizione in un campo politico di centrosinistra ben delimitato e nettamente distante da Solano e dai suoi metodi. La lista civica orientata di cui saremo parte con alcuni nostri candidati, pertanto, nasce come avevamo chiesto su presupposti di estrema chiarezza e linearità politica ed anche etica e morale», ha precisato ieri il segretario Enzo Insardà. [Continua in baso]

I candidati di Palazzo Luigi Razza e un voto che tasta gli equilibri politici

E alla fine del percorso, il Pd ha deciso non candidare nessun consigliere del Comune capoluogo. Il gruppo consiliare dem, guidato in aula dal capogruppo Stefano Luciano, si è infatti tirato letteralmente fuori dalla competizione ed ha così ritirato la candidatura del consigliere Laura Pugliese, per evidenti «anomalie istituzionali» dovute alle mancate dimissioni del presidente Salvatore Solano. Sulla stessa linea pure Claudia Gioia e Samatha Mercadante, componenti del coordinamento cittadino del Pd di Vibo. Unico candidato del Comune di Vibo Valentia è dunque Marco Miceli, in campo per “Vibo democratica” e sostenuto pure dal Movimento Cinque Stelle che a Palazzo Luigi Razza daranno vita a una Federazione di partiti.

Altri tre sono i candidati di Palazzo Luigi Razza in questa tornata elettorale per il Consiglio provinciale: per Forza Italia è Giuseppe Russo, consigliere azzurro e già assessore all’Ambiente con la giunta di Elio Costa, mentre Coraggio Italia schiera i consiglieri di minoranza a Palazzo Luigi Razza Pietro Comito ed Elisa Fatelli.  In generale, dunque, pur essendo elezioni di relativa importanza (almeno sulla carta), l’appuntamento del 18 dicembre prossimo per la sola elezione del nuovo Consiglio provinciale di Vibo Valentia servirà comunque ai partiti in campo per tastare nuovamente il proprio consenso e valutare assetti ed equilibri nel territorio vibonese, ma anche all’interno delle rispettive coalizioni, anche se ad esprimersi saranno solo gli amministratori locali.

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